L’ultima frontiera della crisi: vendere un rene

La richiesta è giunta al responsabile dell'unità di trapianto dell'ospedale di Circolo. Persone sull'orlo del baratro disposte a donare a "persone che sapranno essere riconoscenti"

Donato Donati, nefrologo «Senza lavoro, con figli da mantenere e un affitto da pagare, chiedo di poter donare un mio rene a qualcuno che saprà essermi riconoscente».

L’email è arrivata qualche mese fa al dottor Donato Donati, responsabile dell’unità di trapianto all’ospedale di Circolo di Varese. La richiesta, dettagliata e con tutti i recapiti, ha messo in allarme il medico: «Non era la prima del genere. Già un paio di anni fa avevo ricevuto analoga proposta. Quella volta si trattava di una persona della provincia di Brescia. Questa volta è un milanese. Insomma, siamo in Lombardia e c’è gente disposta a tutto per guadagnare e poter avere un po’ di denaro».
 
Quello che ha impressionato il dottore, oltre alla richiesta in sé, è anche la preparazione di chi lo ha contattato: « Quando gli ho risposto che in Italia è illegale il trapianto "mercenario", mi sono visto obiettare che si trattava di una donazione a qualcuno in grado di essere riconoscente. Insomma, si tratta di persone veramente disperate, disposte a menomarsi perché rovinate dalla crisi».
 
In Italia, la legge prevede e consente solo il trapianto di rene da donatore morto o vivo. La pratica è ormai abbastanza diffusa e incentivata. È vitale per chi  deve sottoporsi a dialisi. Prima dell’intervento, si deve ottenere il benestare del giudice che si pronuncia dopo aver letto la relazione di una commissione: la commissione controlla la compatibilità e verifica la mancanza di patologie o disturbi in chi dona mentre il giudice garantisce la gratuità dell’atto. 
 
In alcuni paesi esteri, invece, il trapianto può anche essere mercenario. La pratica è diffusa in India e in alcuni paesi arabi: « Qualche anno fa abbiamo avuto in cura un trapiantato di rene che si era stabilito a Laveno – ricorda il dottor Donati – Era andato in India e aveva ricevuto un rene da un diciassettenne che, però, si era presentato a casa sua in Italia perché voleva altri soldi. Così lui era fuggito da casa per far perdere le tracce. Sono storie estreme, certo, ma indice di un mercato terribile. Due sono gli aspetti da non sottovalutare: occorrono regole precise per assicurare che l’organo trapiantato sia sano e arrivi da persona sicuramente sana. Affidarsi a canali poco conosciuti comporta dei rischi. L’Italia riconosce la "donazione samaritana", cioè la volontà di dare un rene a persona sconosciuta , oppure la donazione "cross over" che avviene quando una coppia non è compatibile ma la compatibilità si trova con una seconda coppia: in questo caso la donazione è reciproca. Sfumature di leggi che vietano di vendere o trarre danaro dalla vendita di proprie parti del corpo. Un divieto che ha diverse letture, oltre che etiche anche di natura giuridica, per evitare che fiorisca il commercio e canali di commercio poco chiari».

Il timore del dottor Donati è che il milanese disperato non si fermi al suo rifiuto e  si avventuri lungo percorsi pericolosi. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Settembre 2012
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