Campeggio sequestrato, i residenti manifestano
Sabato 13 ottobre scenderanno in piazza: chiedono la convocazione di un tavolo politico e tecnico per sanare gli addebiti e vogliono spiegare chi sono realmente
I proprietari delle piazzuole del parco residenziale "7 Laghi" di Azzate non si arrendono ai provvedimenti giudiziari e annunciano nuove forme di protesta: sabato 13 ottobre a partire dalle 14 cominceranno una manifestazione dall’ingresso del campeggio per chiedere la convocazione di un tavolo tecnico e politico sull’area attualmente posta sotto sequestro dalla magistratura.
Ma non solo, ci tengono anche a far comprendere a media e opinione pubblica chi sono realmente, a differenza di un’immagine di se stessi che ritengono essere stata distorta nelle cronache di quanto avvenuto in quel campeggio in riva al lago dal giorno dell’intervento dei carabinieri.
TUTTE LE TAPPE CHE HANNO PORTATO AL SEQUESTRO
Quello che chiedono alla politica, ed in particolare all’amministrazione di Azzate, è la convocazione di un tavolo sul quale aprire un dibattito tecnico sul da farsi. Dopo il sequestro, motivato dalla procura dopo aver rilevato la presenza di abusi edilizi, i proprietari e i residenti chiedono di potersi sedere ad un tavolo per capire esattamente i termini delle violazioni contestate e studiare un piano strutturale per riportare l’area del campeggio a norma. «Se ci sono da accorciare i tetti delle abitazioni o togliere gli allacciamenti siamo pronti a farlo – spiegano il giorno prima della manifestazione -. Anzi, è proprio quello che avevamo proposto già due anni fa, quando ci furono segnalate le prime contestazioni, ma che ci hanno sempre negato».
In realtà gli addebiti della procura sono più rilevanti di semplici adeguamenti a tetti e allacciamenti. Nelle contestazioni presentate a suffragio del sequestro il dito viene puntato sulla realizzazione della rete fognaria e alla fornitura di altri servizi che avrebbero poi, di fatto, permesso l’urbanizzazione dell’intera area. Ma questo i proprietari lo negano dicendo che ci sono le autorizzazioni del comune e del consorzio di depurazione provinciale e, soprattutto, contestano il fatto che in 40 anni di storia del campeggio non gli sia mai stato comunicato.
«Pagavamo tutte le tasse e le tariffe per i servizi, abbiamo sempre ottenuto gli allacciamenti, le numerose ispezioni non ci hanno mai contestato nulla: perché all’improvviso si scopre che è tutto abusivo? Siamo disposti a capire come poter risistemare l’area ma non è possibile che quello che un giorno era regolare all’improvviso diventa un gravissimo caso di abusivismo».
E con la paura successiva al provvedimento gli abitanti cominciano a far circolare tutti i loro dubbi e le accuse di complotto: «ci cacciano perché vogliono vendere l’intera area a qualcun altro e qua diamo fastidio», è la voce che si sente con più insistenza.
Ma queste sono le richieste materiali per le quali hanno organizzato la manifestazione di protesta. All’interno, però, vi è anche la voglia di riscatto morale e di ristabilire un’immagine di se stessi che ritengono essere stata dipinta in modo troppo frettolosa e superficiale.
Quando dagli studi della Rai, nei quali era in corso una diretta video proprio dal campeggio sequestrato, una commentatrice definì le casette degli abitanti delle “baracche” in riva al lago scoppio la rivolta.
Quello che ci tengono a fare capire è che il “7 laghi” non è una baraccopoli e che i suoi abitanti sono cittadini più che rispettabili. Contestano persino quel che è stato detto sul loro tenore di vita: «qua non ci sono poveracci – spiegano – ci sono diversi tipi di persone: ci sono i proprietari che vivono in città e che vengono a trascorrere il fine settimana nella loro casetta in riva al lago; ci sono persone che hanno deciso di vivere qua perché qua ci si sente in una comunità sicura e protetta dove si conoscono tutti e tutti si danno una mano; e, infine, ce ne sono altre che, insieme a tutte queste motivazioni, hanno trovato la soluzione di far quadrare i conti: non si tratta di poveracci ma di anziani che devono vivere con il mino di pensione, di persone in cassa integrazione o lasciati senza lavoro. Tutte con una grande dignità».
Lo dicono e mostrano le foto delle loro case, tutte molto ordinate e ben arredate: «vi sembrano delle catapecchie queste? Vi sembriamo dei poveri disperati? Siamo solo persone che dopo 40 anni che vivevano con dignità in questo posto si sono trovati nelle cronache nazionali dipinti come abusivi e poveracci. Noi non lo siamo. Aua abbiamo costruito una comunità e abbiamo fatto crescere in nostri figli: se ci sono delle situazioni da sistemare siamo pronti a parlarne ma datecene la possibilità».
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