Il poliziotto Bartolotta lascia Varese, arrestò Piccolomo
Il capo della squadra mobile trasferito a Latina, dove indagherà sui casalesi. Lascia un ufficio con ottime professionalità, uno dei migliori della questura
La squadra mobile di Varese sta per cambiare il dirigente. Sabato prossimo sarà l’ultimo giorno di lavoro nella nostra città per Sebastiano Bartolotta, 43 anni, capo dell’ufficio da 3 anni e 9 mesi. La settimana prossima arriverà un nuovo dirigente, in un ruolo che per la città ha un’importanza strategica. Bartolotta è stato infatti il capo della mobile che ha arrestato il killer delle mani mozzate Pippo Piccolomo, e ha incastrato i ragazzi del massacro di Dean Catic, due efferati omicidi che hanno sconvolto la città negli anni scorsi. Bartolotta (nella foto, nel suo ufficio in questura) era stato in precedenza capo della squadra mobile di Verbania e nell’anticrimine a Genova. Andrà a dirigere la squadra mobile di Latina, un incarico importante considerato che in quel territorio insistono alcuni affari del clan dei casalesi.
«Sono contento per la nuova esperienza professionale – afferma il dirigente – ma anche dispiaciuto perché lascio un gruppo di lavoro eccezionale e una città che mi ha accolto a braccia aperte». Catanese di origine, Bartolotta ha diretto una squadra mobile che resta molto affiatata, con un gruppo investigativo formatosi durante i 14 anni di lavoro del precedente dirigente, Franco Novati, oggi dirigente del commissariato di Busto Arsizio.
Negli ultimi due anni, oltre alle due grandi inchieste risolte, la squadra mobile ha arricchito il proprio curriculum investigativo collaborando con la procura antimafia di Milano nella battaglia contro la cosca Madonia a Busto Arsizio, arrivando a ricostruire trame di grande importanza giudiziaria, a partire dalla scelta di collaborazione fatta dal mafioso Rosario Vizzini.
Gli sviluppi di quel lavoro sono ancora in itinere. Ma va anche ricordato che durante l’inchiesta sull’omicidio di Cocquio Trevisago la squadra mobile di Bartolotta operò con lo Sco di Roma, e furono effettuati una miriade di accertamenti del dna per scoprire a chi appartenevano i mozziconi di sigaretta lasciati a casa della vittima Carla Molinari. Bartollotta passò, come tutti i suoi uomini, decine di notti insonni in questura, mentre i giornalisti ogni sera passavano in strada davanti alle finestre accese per capire se avevano arrestato qualcuno. La vita del poliziotto e quella del giornalista spesso si incrociano, e così anche la stampa locale ha apprezzato i modi gentili di questo poliziotto in gamba.
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