Un varesino alla corte di… Ranieri di Monaco

Andrea Azzalin, già preparatore atletico della Primavera biancorossa, è stato ingaggiato dalla squadra monegasca allenata dall'ex allenatore di Juve, Roma e Inter

Da Varese al «paese dei Balocchi», dal bianco-rosso al blanc-rouge, da “professore” a le professeur: Andrea Azzalin, ex preparatore atletico della Primavera di Paolo Tomasoni, ha spiccato il volo ed è atterrato a Montecarlo per lavorare nel Monaco di Claudio Ranieri. Andrea, classe ’85, è un ex calciatore: cresciuto all’Aurora Induno ha giocato anche nel vivaio del Varese ma ha smesso a 20 anni nell’Arcisatese, in Promozione. Non memorabile dal punto di vista tecnico, "Azza" era però dotato di una progressione devastante; il lavoro di preparatore atletico era scritto nel suo dna. È lui il protagonista della puntata settimanale di "Figli di un gol minore", anche se in questo caso l’evoluzione si è già compiuta in "maggiore". Con un percorso prestigioso sui libri – triennale in Scienze Motorie all’Insubria, specializzato a Milano e ora dottorando tra Verona e la University of Kent -Azzalin ha svoltato dal punto di vista professionale con la chiamata nel Principato.

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Iniziamo ripercorrendo la sua carriera da preparatore atletico.
«Ho cominciato nel 2009 seguendo due squadre: il Luino in Eccellenza e la Berretti del Varese, dove giocavano Giuseppe De Luca e Achraf Lazaar. Nella stagione successiva, per via del dottorato a Londra, ho lasciato questi impegni assumendo però il ruolo di responsabile della preparazione fisica delle squadre dai Giovanissimi alla Berretti».

Nel 2011/2012 il "ritorno in campo" con la Primavera.
«Volevo rientrare in Italia per motivi personali e la chiamata dalla Primavera mi fece piacere: sapevo di poter fare bene. Fu un’esperienza bellissima perché tra mille difficoltà e con molti pronostici negativi arrivammo alle finali Scudetto. Nessuno credeva in noi ma per fortuna lo sport dà la possibilità di ribaltare i pronostici. Si è creato un ambiente speciale grazie ai ragazzi e allo staff, in particolare con Angelo Brughera, Danilo Vago e Stefano Besani. Con i pochi mezzi a disposizione abbiamo fatto il massimo, come tutti fanno al Varese: il pregio di chi lavora in questa società è saper dare tutto nonostante le poche risorse a disposizione».

La stagione si è chiusa con la sconfitta nei quarti di finale Scudetto contro la Roma.
«Sono molto soddisfatto dell’approdo alle finali ma anche rammaricato perché io voglio sempre fare il 101%. Per quanto riguarda il mio lavoro però è fondamentale porsi obiettivi credibili: il mio era quello di ripetere quanto fatto l’anno precedente dalla squadra di Mangia e dopo le prime sei/sette giornate era doveroso crederci. Le due formazioni non erano comparabili: quella dell’anno precedente era più forte ma anche per questo è stata una grande soddisfazione».

In estate è arrivata la chiamata dal Monaco.
«Avevo diverse proposte, tra queste anche quella di Mauro Milanese (ds del Varese, n.d.r.) che aveva aperto alla possibilità di lavorare con la Prima squadra: la sua chiamata però è forse arrivata troppo tardi. A quella del Monaco, inaspettata, non potevo dire di no sia per il blasone della società, sia per il tecnico con cui sarei andato a lavorare, sia per il progetto proposto».

Dall’esperienza con il Varese cosa ha portato con sé nel Principato?
«A Varese devo tutto e non dimenticherò nulla di quanto ho passato. Se devo scegliere una cosa da mettere in valigia, rispondo la voglia di vincere. Un aspetto che caratterizza l’ambiente biancorosso».

Ci racconti Montecarlo e il Monaco.
«La città è un posto bellissimo con una qualità della vita fuori dalla media: io e Erika, la mia fidanzata, la chiamiamo "il paese dei balocchi". Viviamo in un appartamento vicino al porto: difficile trovare parole per descrivere Erika, per me è fondamentale. Studia a Milano, deve fare la spola, ma per me è sempre più un punto di riferimento. Per quanto riguarda il Monaco, ripeto una frase su tutte: un club, une ambition. Vogliamo risalire in Ligue 1, lavorando al meglio su tutti gli aspetti che una società deve curare: medici, fisici, di squadra. È un club ambizioso che finora è stato molto sensibile alle necessità dei preparatori atletici (con Andrea ci sono Filippo Sassi e Carlo Spignoli ndr). Parlando dei giocatori, sono impressionato dalla loro disponibilità al lavoro: si fanno proprio il mazzo, e questo mi fa veramente piacere».

Com’è la sua giornata?
Raggiungo il campo di allenamento verso le 7,30/8, poi c’è la riunione tecnica per definire nel dettaglio il da farsi. L’allenamento inizia alle 9 se si lavora con due gruppi, alle 10 se c’è il gruppo unico. Cerchiamo di personalizzare i carichi di allenamento sia per gli aspetti fisiologici sia per quelli percettivi. La seduta può essere singola o doppia; nel primo caso occupa la mattina. La giornata poi è ancora lunga: la cosa che fa la differenza per uno staff di preparatori sono le ore di inserimento dati, di analisi, di discussione con lo staff tecnico e con il centro di ricerca che ci supporta. Anche questo targato Varese: è il Mapei di Castellanza da dove ci segue Ermanno Rampinini».

Cosa ci racconta di Claudio Ranieri?
È un signore, dentro e fuori dal campo. Ho grande stima di lui perché è aperto al dialogo e al passo con le esigenze del calcio moderno. Se c’è un un particolare di ogni giocatore che può essere migliorato, lui prova a farlo e questo si intreccia perfettamente con le mie idee di preparazione. Bisognerebbe imparare a scindere i risultati dal lavoro quotidiano in allenamento, ma è capisco che sia normale essere valutati per quello che dice il campo».

Chi sono state le persone più importanti in questa sua avventura nel mondo dello sport?
Anzitutto Riccardo Ventrella (preparatore dei portieri del Novara, ex Varese con Devis Mangia ndr) e non solo perché mi ha introdotto nel Varese. Riccardo per me è un fratello maggiore, e come tutte le persone a cui sono legato ha il mio stesso modo di vedere la vita e il calcio: umile e determinato. Altre due persone a cui devo molto sono Enrico Arcelli e Roberto Sassi. Enrico è un pezzo di storia e un patrimonio dello sport non solo italiano: è stato mio professore alla Statale e siamo sempre rimasti in contatto, sia per il mio dottorato sia per un progetto condotto l’anno scorso sugli Allievi del Varese. Sassi (storico preparatore atletico di Ranieri ndr) è una persona di grande esperienza e qualità in questo settore ed è stato il mio trait d’union con il Monaco. Ranieri cercava un preparatore nuovo, lui ha creduto in me e per questo ora sono a Montecarlo; spero di ripagarlo della fiducia».

Chiudiamo parlando di biancorossi. Cominciamo da Stefano Bettinelli.
«Stefano è un allenatore con la mentalità da Prima squadra. Cerca di tirare fuori il massimo sotto tutti i punti di vista, soprattutto quello caratteriale-motivazionale. È meticoloso, vuole fare tutto al meglio possibile e credo possa dare tanto ai ragazzi della Primavera».

Ivan Ferraresi, il suo erede. 
Ivan si trova a fare un lavoro molto importante se interpretato nel modo giusto; ho molta stima in lui e quando ho detto a Scapini che sarei andato al Monaco gli ho fatto il suo nome. Con Bettinelli e Verderame sono sicuro che farà bene».

Giorgio Scapini.
«Una persona di cuore. Esigente, perché ci tiene a fare bella figura; ma buono. Tra di noi c’è sempre stata stima reciproca e da subito abbiamo avuto buoni rapporti, culminati nella stagione passata con l’approdo alle Finali».

Devis Mangia.
«Non abbiamo mai lavorato insieme ma tra noi c’è un ottimo rapporto e ci sentiamo spesso. Quello che sta raccogliendo è la naturale conseguenza di una persona che non lascia nulla al caso e che ha grandissima voglia di fare bene. Il tipo di persona con cui mi troverei bene a lavorare».

Giuseppe De Luca, Achraf Lazaar e Riccardo Fiamozzi.
Con i primi due vengo toccato nel vivo: siamo stati insieme ai tempi della Beretti e per loro ho sempre fatto tanto. Per "Zanza" sono anche stato una persona con cui passare qualche ora al di fuori del mondo del calcio. Giuseppe è determinato, a volte testardo ma ho sempre creduto in lui, anche quando altri lo snobbavano. L’anno in Primavera con Mangia non è stato un caso come non lo sono l’Atalanta e la Under 21. "Ash" invece mi sta molto a cuore e credo di averlo aiutato soprattutto nei momenti più difficili, gli infortuni. Dal punto di vista atletico Lazaar è uno dei giocatori più dotati con cui abbia mai avuto a che fare. Voglio spronarlo pubblicamente: creda nei suoi obiettivi, potrà fare qualcosa di buono. Infine Ricky è stato una piacevole sorpresa sin dal ritiro di Acqui Terme. Io e Paolo Cozzi (ora vice di Mangia in under 21 ndr) abbiamo subito pensato che potesse ambire a palcoscenici importanti. Quando è stato acquistato dal Torino (il terzino è in prestito al Varese) mi ha chiamato e gliel’ho ricordato».

Infine un consiglio per i ragazzi con cui ha lavorato.
«Lo stesso che vale anche per me: «Sii contento per quello che hai raggiunto ma non vedere questo traguardo come un punto di arrivo ma come una partenza». Così è per me a Monaco: voglio fare bene quest’anno, salire in Ligue 1 e arrivare in Europa. Volevo fare il preparatore fin dalle superiori: arrivare a giocare le Coppe sarebbe il coronamento del mio sogno».

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Pubblicato il 17 Ottobre 2012
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