Niente più foto in aeroporto? La protesta degli “spotter”
Nuove disposizioni dell'Enac impediscono di fatto le visite degli appassionati sulle piste e nelle aree tecniche. Ora le diverse associazioni di fotografi e spotter lanciano una protesta congiunta
Sul sito di Air Clipper – associazione di appassionati d’aviazione di base a Malpensa – compare una sarcastica scritta in inglese: "Spotter e studenti sono criminali, negli aeroporti italiani! (all’estero sono benvenuti)". Gli spotter sono gli "avvistatori" e fotografi di aerei, quelli che spesso stanno alle reti degli aeroporti, ma a volte ci entrano anche: succedeva in molti scali italiani, prima che Enac revocasse le autorizzazioni, applicando in modo rigido – secondo gli appassionati- le norme europee sulla sicurezza: «All’alba del nuovo anno, dopo sette mesi di attesa di una risposta mai arrivata di ENAC, l’ente nazionale per l’aviazione civile, siamo qui a ripresentarci più sdegnati che mai, a denunciare il cinismo e l’indifferenza di chi è stato da noi chiamato a restituirci la nostra dignità consentendo di riprendere le nostre pacifiche attività aeroportuali» dice Giorgio De Salve Ria, presidente di Clipper, in rappresentanza anche di altre dodici associazioni d spotter.
All’estero la fotografia aeronautica è una passione che non è solo tollerata, ma anche incentivata dai gestori aeroportuali, al punto che a Francoforte è possibile in qualunque giornata fare tour fotografici all’interno dello scalo più grande d’Europa, con un giro organizzato. In Italia le cose vanno diversamente, non tanto per i gestori (anzi, nel caso di Malpensa Sea è sempre stata attiva), quanto per la vigilanza dell’Enac. Così fare foto diventa più difficile, quasi che gli appassionati di mezzi di trasporto fossero potenziali nemici (una sensazione che, per esempio, avvertono spesso anche i fotografi di ferrovie, spesso fermati da personale FS o Polizia Ferroviaria). Ma ora le
associazioni di appassionati d’aviazione vogliono far sentire la loro voce: «Questa volta ci ripresentiamo uniti, con tutte le associazioni a noi collegate, al fine di sottolineare l’entità dei danni subiti dal divieto, danni non solo tangibili, o meglio, economici (cioè la serie di servizi dell’indotto a favore dei nostri ospiti), ma soprattutto quelli più profondi, più interiori, quelli che attengono ai nostri ideali, alle aspettative culturali e, se vogliamo, anche a quegli equilibri che di recente erano stati raggiunti con le Forze dell’Ordine aeroportuali in tema di sicurezza partecipata sulle aree esterne». A proposito di indotto, va ricordato che l’associazione Clipper aveva portato diversi fotografi a Malpensa negli ultimi anni, con relativo soggiorno in zona.
De Salve Ria parla di «reazione repressiva e unilaterale nata probabilmente per soffocare una delle tante espressioni positive di questo aeroporto», nata con il pretesto di attenersi alla rigida direttiva comunitaria sulla sicurezza (Regolamento (UE) N. 185/2010), che «non ci consta contenere alcun riferimento specifico su alcuna tipologia di visitatori da non ammettere all’accesso nè in area lato volo, nè in area sterile». L’applicazione della norma europea è così rigida, secondo gli appassionati, solo in Italia. E il divieto colpisce non solo gli appassionati, ma anche gli studenti delle scuole.
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