“Non chiamateci Fallitalia”: un dossier contro gli articoli anti italiani
Due deputati del Pd firmano una raccolta tratta dal Mattino, giornale della Lega dei ticinesi, e da altre fonti per documentare «i ripetuti insulti a frontalieri e istituzioni»
«Abbiamo sottoscritto un dossier, una sorta di rassegna stampa. Il documento in questione è stato redatto da un giornalista per testimoniare il sentimento anti italiano della Lega dei Ticinesi. Si tratta di una raccolta di articoli del Mattino e di altri giornali di partito nei quali viene ripetutamente preso di mira il nostro paese: siamo definiti "Fallitalia"e sono insultati i lavoratori frontalieri, i politici e le istituzioni». Franco Narducci, deputato del Pd eletto all’estero e vicepresidente della Commissione affari esteri, spiega così la sua adesione (insieme a quella dell’onorevole Claudio Melchiori e della deputata svizzera Ada Marra) a un documento che secondo la stampa ticinese sarebbe stato distribuito nel corso del forum Italia Svizzera che si è tenuto venerdì scorso a Roma. Narducci però smentisce quest’ultimo dettaglio: «Non ero presente al forum e so che nessun dossier è stato distribuito in quell’occasione. Si tratta comunque soltanto di una rassegna stampa, un modo per sottoporre all’attenzione pubblica il modo di comunicare di una parte della stampa ticinese». Il deputato del Partito Democratico si occupa da tempo delle questioni che riguardano i frontalieri e le relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Svizzera. In questi anni ha promosso diverse iniziative per portare all’attenzione del Governo e del Parlamento i problemi delle zone di confine tra cui il blocco dei ristorni, le tristemente note campagne pubblicitarie contro i lavoratori italiani come "Bala i ratt", la tassazione dei redditi dei lavoratori frontalieri e i rapporti in materia fiscale tra i due paesi. «Siamo in un momento di transizione – spiega Narducci -. Il Governo Monti aveva finalmente avviato dei negoziati in materia fiscale per normalizzare i rapporti tra Italia e Svizzera. Negoziati che però hanno subito un arresto con la frenata da parte del governo tedesco che ha di fatto bocciato il modello "Rubik" sulla tassazione dei capitali. Tra Italia e Svizzera però la posta in gioco è più elevata: si deve anche ratificare la convenzione sulla doppia imposizione, decidere in merito ai ristorni dei frontalieri e alla libertà di circolazione. Mi auguro che il prossimo governo porti avanti la strada intrapresa».
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