La Lega dei Ticinesi sul lavoro temporaneo: non si può stare a guardare
Negli ultimi anni le notifiche sono cresciute in maniera esponenziale, senza che l’evolversi dell’economia ticinese giustifichi in alcun modo una crescita di questo tenore
Riceviamo e pubblichiamo.
Nell’anno 2012 le notifiche di lavoro di meno di tre mesi presentate in Ticino da padroncini e distaccati sono state 21’313, come dichiarato dall’Ufficio della sorveglianza sul mercato dal lavoro al GdP.
La notizia non sembra aver suscitato particolare preoccupazione. Ma avrebbe dovuto. I campanelli d’allarme erano già suonati nell’estate, quando era emerso che a metà anno era stata superata la quota di 11mila notifiche.
Negli ultimi anni le notifiche sono cresciute in maniera esponenziale (18’900 nel 2011, 16’700 nel 2010). Se si pensa che fino a qualche anno fa le notifiche si aggiravano sulle 8000 annue, ci si accorge che esse sono quasi triplicate. Del resto è verosimile che, visto l’andamento, nel 2013 si raggiungerà quota 25mila. Questo senza che l’evolversi dell’economia ticinese giustifichi in alcun modo una crescita di questo tenore.
Le 21’313 notifiche nel 2012 si sono tradotte in circa 671mila giornate lavorative: giornate che sono andate perse all’economia ticinese, a vantaggio di quella d’Oltreconfine.
Le cifre ufficiali non contemplano, come ovvio, il “nero”, che andrebbe quindi aggiunto.
Gli ispettori preposti al controllo sono, sempre secondo l’Ufficio della sorveglianze sul mercato del lavoro, 19.5. Per quanto aumentato, tale organico non può costituire una garanzia contro gli abusi: di fatto ogni ispettore dovrebbe controllare oltre 1000 notifiche.
Questa situazione dovrebbe finalmente dare adito a delle contromisure a tutela del mercato del lavoro e dell’economia locale. Prima fra tutte l’abolizione della possibilità, per l’operatore d’Oltreconfine, di notificarsi semplicemente via e-mail, che va sostituita con l’obbligo di iscriversi ad un apposito albo, iscrizione che deve presupporre l’adempimento di una serie di requisiti volti a minimizzare il rischio di abusi in particolare nell’ambito degli oneri fiscali e sociali e del diritto del lavoro.
L’evoluzione del numero delle notifiche rende inoltre urgente mettere fine alla discriminazione sull’IVA a danno di ditte ed artigiani ticinesi: infatti, contrariamente al collega ticinese, l’artigiano italiano è esente dall’IVA se esegue in Svizzera un lavoro di valore inferiore ai 10mila Fr senza importare materiale.
Il problema è ben noto al Consiglio federale che, tuttavia, quest’ultimo non pare voler affrontare.
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