I sette punti del governo Letta
Il riassunto del discorso del nuovo Presidente del Consiglio alla Camera dei Deputati: lavoro, reddito minimo, tasse, costi della politica, riforme, debito pubblico
Il discorso di Enrico Letta alla Camera dei Deputati è stato applaudito diverse volte. Per convincere le forze politiche che dovranno sostenerlo ha toccato numerosi punti durante il suo lungo discorso d’intenti. Ecco quelli principali:
Il debito pubblico: Letta ha sottolineato che grava come una macina sulle generazioni presenti e future. Dopo più di un decennio senza crescita – ha detto – le politiche per la ripresa non possono più attendere. L’Europa è il luogo dove l’Italia deve battere i pugni per allentare la stretta sui conti e dare sfogo agli investimenti per lo sviluppo ma senza scontrarsi con essa: «Se avrò la vostra fiducia visiterò in un unico viaggio Bruxelles, Parigi e Berlino per dare subito il segno che il nostro è un governo europeista»
Tasse: il premier ha sottolineato che è necessario superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa (Imu), da subito con lo stop dei pagamenti di giugno per la felicità del Pdl. «Noi saremo seri e credibili sul risanamento dei conti pubblici – ha assicurato – basta con i debiti scaricati sulla vita delle generazioni successive, ecco perché la riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo a tutto campo». Il presidente del Consiglio ha speso parole anche a favore di una ferrea lotta all’evasione «con un fisco amico dei cittadini senza che la parola Equitalia debba provocare dei brividi quando viene evocata».
Lavoro: il premier lo definisce prima priorità del governo: «Solo con il lavoro si può uscire dall’impoverimento per una crescita non fine a se stessa ma in grado di portare benessere». Ridurre le restrizioni ai contratti a termine (quindi si torna indietro, ndr), aiutare le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato in una politica generale di riduzione del costo del lavoro. Letta ha parlato anche di politica industriale «moderna che valorizzi i grandi attori ma anche piccole e medie imprese che sono il motore di sviluppo e si deve investire su ambiente e tecnologia», ha aggiunto.
Reddito minimo: Letta propone di rilanciare il welfare tradizionale europeo in quanto il modello attuale non basta più. Così lo immagina: «Deve essere più universalistico e meno corporativo aiutando i più bisognosi, migliorando gli ammortizzatori sociali estendendoli ai precari e si potranno studiare forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli».
Immigrazione: citando la nomina del ministro Kyenge «Dobbiamo valorizzare i nuovi italiani. La nomina è una nuova concezione di confine: da barriera a speranza. L’integrazione si costruisce sui banchi della scuola e all’università».
Costi della politica: un accenno nel suo discorso all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti definendo "prese in giro e ipocrite tutte le leggi introdotte dal ’94" e poi ha dichiarato «il primo atto del governo sarà eliminare con un atto d’urgenza lo stipendio per i ministri parlamentari che viene corrisposto in aggiunta all’indennità». Letta ha annunciato la soppressione delle Province.
Le riforme: ampio spazio è stato dedicato alla necesssità di riforme, questa volta non si può fallire e fra 18 mesi verificherà che il progetto si avviato verso un porto sicuro: «Se non sarà così, se veti e incertezze dovessero minacciare l’esito, non avrei esitazione a trarne immediatamente le conseguenze – ha avvertito il presidente del Consiglio – La legge elettorale è legata alla forma di governo, ma dobbiamo qui assumere l’impegno che quella dello scorso febbraio è stata l’ultima consultazione elettorale con la legge vigente (il Porcellum, ndr)».
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