Il “distretto del sesso” non esiste più
Retate e controlli delle forze dell'ordine hanno ridotto drasticamente il numero dei locali a luci rosse in Ticino. Nel 2012 si è passati da più di 30 a solo 7 attività
Il “distretto” a luci rosse non esiste più e non a causa della crisi. In Canton Ticino, dove la prostituzione è legale e regolata da norme precise, il business dei sexy bar è passato in meno di un anno dal boom (oltre trenta esercizi e interi quartieri a vocazione osé) a una nicchia di "sopravvissuti". Il punto di rottura negli affari di escort e gestori è stata la massiccia operazione di polizia denominata “Domino” con la quale le forze dell’ordine e il Ministero pubblico hanno portato alla luce una serie di irregolarità e infrazioni. Dei 33 esercizi controllati (non solo night ma anche bar e affitacamere) ne sono rimasti a fine anno solo 7: «13 – si legge nella nota di fine anno della Polizia Cantonale – hanno chiuso su ordine della magistratura, 11 lo hanno fatto autonomamente». Nel corso dell’operazione «sono state interpellate 117 prostitute, denunciati al Ministero 32 responsabili di locali, arrestate 13 persone e sequestrati beni e somme di denaro per un valore di circa 14 milioni di franchi».
Tra gli obiettivi delle retate anche quello di arrivare a colpire le reti criminali che, nonostante la legalità del settore, si erano sviluppate attorno al mondo della prostituzione e arginare di conseguenza fenomeni gravi, primo fra tutti lo sfruttamento delle persone. Al giro di vite messo in atto dalla polizia è poi seguita una proposta di riforma sul piano normativo. La nuova bozza di legge è stata presentata dal Dipartimento delle Istituzioni del Cantone. Le principali novità riguardano l’introduzione di un regime di autorizzazioni che sostituisce il semplice annuncio alle forze dell’ordine e sarà valido sia nei confronti dei gestori che delle prostitute, oltre a una serie di obblighi con il fine di facilitare la verifica dei permessi e l’adempimento delle regole stabilite dalla legge. Il provvedimento è ora nelle mani del Parlamento cantonale che dovrà decidere se trasformare questa bozza in una riforma a tutti gli effetti.
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