Tsunami-Jannone scoperchia i peccati di Ubi Banca
Il candidato della lista “Ubi Banca ci siamo” è stato accolto a Villa Recalcati da molti soci. Il 18 aprile due giorni prima dell'assemblea ci sarà la prima udienza per l'autentica delle firme delle altre due liste. «Mi ha chiamato un notaio in lacrime. Umanamente mi dispiace ma stiamo parlando del destino di una banca»
Picchia duro Giorgio Jannone. Il candidato presidente al consiglio di sorveglianza per la lista “Ubi Banca ci siamo” non ha alcuna intenzione di “dare credito” e neanche fare sconti all’attuale dirigenza del terzo gruppo bancario italiano. Sono venuti in tanti a Villa Recalcati ad ascoltarlo e lui non si fa pregare, entrando nel merito delle questioni più delicate della banca.
Di cose da raccontare questo commercialista, ex enfant prodige della politica e amministratore delegato e presidente delle Cartiere Pigna, ne ha tante. A partire dalla questione delle questioni, ovvero la concentrazione dei crediti del gruppo nei confronti di poche aziende. «In questi anni – dice Jannone – si sono favorite le solite grandi imprese, ovvero gli amici degli amici. Se saltano questi creditori, salta anche la banca. I territori e le piccole imprese, invece, sono stati abbandonati a se stessi».
Il «j’accuse» di Jannone assume un tono ancora più duro quando affronta il tema delle società prodotto di Ubi e alcuni casi, a dir poco imbarazzanti, riguardanti la società di leasing che secondo il candidato concedeva finanziamenti a clienti notoriamente insolventi. «Lele Mora, nonostante fosse già in bancarotta, ricevette due milioni di euro per l’acquisto di un aereo. Quando Mora, dopo tre rate, ha smesso di pagare, la banca si è ripresa il velivolo che alla fine è stato venduto a 63.500 euro a persone vicine al gruppo. Provate andare voi a chiedere quei soldi, vi farebbero la radiografia della vostra famiglia fino al quarto grado di parentela».
Jannone continua nel suo elenco. Tra le operazioni contestate c’è anche la vendita di una barca a vela di quaranta metri del valore di 15 milioni di euro. «Anche in quel caso il debitore, dopo alcune rate non pagò più, la banca si riprese la barca e dopo l’intervento del vertice, arrivò l’offerta di un membro del consiglio di sorveglianza, ovvero dell’organo che dovrebbe vigilare sulla gestione. Ditemi se questo non è un insulto ai soci e all’intera comunità».
Al tavolo dei relatori, oltre ai tre candidati varesini Ambrogina Zanzi, Giulio Zonda e Luigi De Rossi, c’è anche Stefano Vedovato, trentasettenne quadro di IWBank, il braccio on line del gruppo. La sua presenza non è casuale, perché è uno di quei dipendenti che si è schierato esplicitamente con la seconda lista. E prima che lo stesso Vedovato risponda alla domanda sul suo destino da dissidente, è Jannone ad intervenire: «Guai a chi lo tocca». Il clima che serpeggia tra i dipendenti della banca non sembra dunque dei migliori, come conferma lo stesso Vedovato, che da 9 anni lavora per Ubi. «I colleghi non vanno a lavorare con il sorriso sulla bocca e quando hanno saputo che appoggiavo alla luce del sole la seconda lista, sono rimasti stupiti».
Il capitolo delle consulenze esterne è un altro tasto dolente. «Venti milioni di euro di consulenze in favore dei soliti noti gridano vendetta – dice Jannone – soprattutto perché decise a spese dei soci e delle piccole imprese che faticano a sopravvivere».
Lo spauracchio del passaggio dalla forma cooperativa, dove ogni testa vale un voto, alla spa, dove conta invece la quota di capitale detenuta, è sempre presente nel dibattito interno alle liste e sebbene a parole questo passaggio sia scongiurato da tutte e tre i candidati, secondo Vedovato, il germe di quella trasformazione sarebbe proprio nella lista espressione del gruppo dirigente uscente.
Infine, l’aspetto forse meno bancario, ma più importante per le sorti dell’assemblea che si terrà il 20 aprile prossimo, è quello riguardante la raccolta delle firme delle liste concorrenti e le relative autentiche. Su questo punto Jannone ha chiesto e ottenuto dalla magistratura civile un provvedimento d’urgenza ex articolo 700 c.p.c. L’udienza presso il tribunale di Bergamo è prevista per il 18 aprile e a due giorni dall’assemblea potrebbe dare qualche dispiacere ai suoi competitor.
«Al controllo della nostra lista – conclude il candidato – dodici funzionari hanno dedicato sedici ore del loro tempo, mentre alle altre pochi minuti. E su 869 firme della prima lista, solamente 15 recano data e luogo dell’autentica, la prima cosa che fa il notaio. In questi giorni mi ha chiamato un notaio in lacrime. Mi dispiace umanamente, ma vorrei ricordare a tutti che stiamo parlando del destino di una banca».
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