Camerieri, boscaioli e amanti del noir: la terna finalista

Libri e biografie di Mauro Corona, Sandro Bonvissuto e Marco Vichi. Il 27 ottobre lo spoglio dei voti della giuria popolare decreterà il vincitore finale

Mauro Corona è entrato nella terna finale del premio Chiara con "Venti racconti allegri e uno triste" (Mondadori). Nato a Erto (Pordenone) nel 1950, paese tristemente noto per la vicenda della diga del Vajont, Corona è scrittore,  scultore e alpinista. Ha pubblicato Il volo della martora, Le voci del bosco, Finché il cuculo canta, Gocce di  resina, La montagna, Nel legno e nella pietra, Aspro e  dolce, L’ombra del bastone, Vajont: quelli del dopo, I  fantasmi di pietra, Cani, camosci, cuculi e un corvo,

Storia di Neve, Il canto delle manére, La fine del mondo storto (Premio Bancarella 2011), La ballata della donna ertana, Come sasso nella corrente e delle raccolte  di fiabe Storie del mondo antico e Torneranno le quattro stagioni. 
Nella raccolta "Venti racconti allegri e uno triste" Stanco di storie tristi, reali o immaginarie, Mauro Corona ha  deciso che è arrivato il momento dell’allegria: basta disgrazie o  morti ammazzati, esiste un tempo per la gioia. E quale modo  migliore per rallegrarsi se non recuperando storie antiche 
perdute tra i boschi? "Barzellette letterarie" come quella di  Rostapita, Clausura e Santamaria, riuniti per ammazzare il  maiale ma troppo ubriachi per riuscirci davvero, o racconti che  l’autore ha raccolto a Erto e dintorni, nei paesi e nelle osterie,  come quello di don Chino, prete anziano, incapace di arrampicarsi fino alla casa più arroccata del borgo e di Polte  che, per ripagarlo della mancata benedizione, quasi lo uccide  lanciandogli addosso una forma di formaggio. Così, scolpiti  dalle sapienti mani di Corona, momenti di vita di montagna, episodi tragicomici ed esilaranti diventano novelle, piccole  grandi leggende da tramandare alle generazioni future. 
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Sandro Bonvissuto ha 43 anni è nato e vive a Roma. Partecipa al Premio Chiara con "Dentro" (Einaudi). Laureato in filosofia, lavora come cameriere presso la trattoria “La Sagra del Vino”. Alcuni suoi racconti sono stati raccolti nel libro Nostalgia del vento (Amaranta Editrice 2010).

Ci sono libri che quando li chiudi continuano ad abitarti, lasciandoti  impressa un’emozione duratura. È una questione di vitalità contagiosa, d’intelligenza, d’umanità, di  sguardo sul mondo. Ha a che fare con la pasta di quei pensieri che mentre ti spiazzano senti subito tuoi.  “Dentro” racconta a ritroso la storia di un uomo, dall’età adulta  all’infanzia, isolando tre momenti capitali: l’esperienza del carcere,  «infinito inumano»; l’amicizia tra due adolescenti che il caso fa sedere  vicini il primo giorno di scuola; le istruzioni per l’uso di un bambino, di  un padre e di una bicicletta. Un libro d’esordio senza paragoni, essenziale e folgorante, radicato nella vita.
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Marco Vichi è l’autore di "Racconti neri" (Guanda).È nato a Firenze 1957 e vive nel Chianti. Autore di racconti, testi teatrali e romanzi con Guanda ha pubblicato i romanzi:  L’inquilino, Donne donne, Il brigante, Nero di luna, Un tipo  tranquillo, La vendetta e Il contratto; le raccolte di racconti Perché
dollari? e Buio d’amore; la serie dedicata al commissario Bordelli: Il commissario Bordelli, Una brutta faccenda, Il nuovo venuto,  Morte a Firenze (Premio Giorgio Scerbanenco – La Stampa 2009
per il miglior romanzo noir italiano), La forza del destino; e il  graphic novel Morto due volte con Werther Dell’Edera. Ha inoltre  curato le antologie Città in nero, Delitti in provincia e È tutta una
follia. Nella collana digitale Guanda.bit è presente con Il bosco delle streghe.


La raccolta finalista al Premio Chiara
 riunisce i racconti più "neri" di Marco Vichi. Vi si  ritrovano le sue atmosfere e i suoi personaggi, e quella sua capacità di farsi ascoltare mentre narra vicende quotidiane e terribili dove all’improvviso qualcosa si incrina, un meccanismo si inceppa, e a poco a poco tutto diventa follia, assurdità, mistero, fino al piccolo, spesso del tutto inaspettato colpo di scena finale. Come in "Amen", in cui un giovane ricco e nullafacente, che si gode l’eredità di famiglia senza un pensiero e senza un impegno, viene aggredito da un ometto bizzarro, che lo accusa di avergli ucciso l’amico più caro, il suo unico affetto. Eppure il ragazzo è certo di non aver mai fatto del male a nessuno… O in "Mio figlio no", dove l’ossessione di un  padre che teme l’omosessualità del figlio adolescente spinge l’uomo  a una decisione crudele. O ancora in "Puttana", una vicenda di sesso e vendetta ambientata nel famigerato villino romano frequentato dai gerarchi fascisti e dal Duce stesso, dove va a lavorare la giovane Simonetta, in arte Sissi, che ha un sogno segreto.

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Pubblicato il 29 Giugno 2013
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