Torna a splendere il chiostro del Monastero

Presentati i risultati dei lavori di restauro dell’antica struttura da anni sottoposta a recupero archeologi: “Diventerà un polo di riferimento per tutta l’opera che riguarda i longobardi”. A settembre l’apertura al pubblico

Si respira un’aria d’altri tempi al Monastero di Cairate. Dopo lavori durati quasi dieci anni è terminato il restauro della parte più suggestiva della struttura, il chiostro del convento. Mercoledì mattina è stato presentato alla stampa il risultato del restauro compiuto, con tanto di illustrazione dei progetti che Provincia, Comune e Sovrintendenza hanno in mente per il Monastero. La struttura infatti sarà aperta al pubblico dal prossimo settembre, ma come spiega il sindaco di Cairate, Paolo Mazzucchelli, «non deve essere solo uno spazio lasciato lì, va fatto vivere e stiamo cercando la giusta organizzazione tra volontari e figure professionali che possa dare il massimo risalto a tutto, dalla fruibilità delle scuole, al fatto che diventi un centro di riferimento a livello nazionale per tutto ciò che riguarda i longobardi, creando un vero museo permanente».

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Alla illustrazione dei lavori erano anche presenti anche il commissario della Provincia, Dario Galli, l’ex assessore Bottini, il direttore archeologo che ha eseguito i lavori Valeria Mariotti, il responsabile della ditta che ha eseguito i lavori, Carlo Beltrami, il direttore dell’agenzia del turismo Paola Della Chiesa, la rappresentante della sovrintendenza Barbara Grassi. Proprio quest’ultima si è dichiarata molto soddisfatta dei lavori eseguiti, che «hanno permesso di recuperare un’importante opera dall’immenso valore storico».
In questi dieci anni di lavori sono tante le sorprese a cui è andato incontro il cantiere, come il ritrovamento di scavi di età romanica (che si trovano ora nella parte che è state recentemente assegnata al municipio), oppure il ritrovamento di ossa nella parte della chiesa vecchia. «Tutte situazioni che hanno creato degli inconvenienti nei lavori, ma che sono stati risolti brillantemente nell’organizzazione – ha spiegato Galli -. Il cantiere sarebbe dovuto terminare completamente nel 2016 e adesso siamo qui a dire che l’anno prossimo sarà tutto finito. Il tutto grazie a un’attenzione particolare che ha dato anche un ente come la Provincia. Senza voler fare polemica ma voglio proprio vedere se dei tecnici regionali, che non ci sono, sarebbero riusciti a ottenere ciò. Prima di chiudere certe realtà, bisognerebbe davvero capire cosa si fa sul territorio».

Tornando al Monastero non si può non rimanere indifferenti all’opera. Oltre al recupero di diverse sale, sono stati esposti molti reperti e creati tre diversi percorsi per poter ammirare nelle diverse epoche come era costituita l’area: “Prima del monastero”; “Il monastero altomedievale”; “Il Monastero dal romanico al rinascimento”. Il tutto corredato da pannelli esplicativi e video che illustrano le varie zone della struttura. Tra le curiostà, in seguto anche al riscontro mediatico dello scorso anno dovuto alla ipotetica presenza del fantasma di Manigunda, anche il posizionamento del sarcofago che si ritiene abbia ospitato il corpo della monaca fondatrice. Particolarmente affascinante il chiostro, con l’area verde al centro e i corridoi su due piani, corredati dagli affreschi restaurati. Non resta quindi che aspettare l’apertura ufficiale che dovrebbe avvenire per il prossimo autunno.

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Pubblicato il 05 Giugno 2013
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