Dal terremoto ai trucchi del Palio: “Quella notte mi ha cambiato la vita”
Brunella Massaccesi ha fondato l’associazione Decervellati che si occupa di insegnare teatro nelle scuole. È arrivata a Castiglione poco dopo il sisma che ha distrutto L'Aquila e si è ricostruita una vita grazie alla recitazione
«Il terremoto è come uno shock che ti cancella la memoria, ha cambiato tutta la mia vita». Brunella Massaccesi ha 30 anni e a Castiglione Olona ha fondato quattro anni fa l’associazione teatrale Decervellati, attiva tra lezioni di teatro coi bambini ed organizzazione di iniziative culturali, come i trucchi realizzati sui volti dei “bottari” dell’ultimo Palio dei Castelli. Quattro anni che coincidono con la sua partenza dall’Aquila, dopo il terremoto che ha colpito e distrutto la città il 6 aprile del 2009.
Quella notte si trovava coi genitori nell’appartamento di famiglia, in un palazzo del centro storico, quella che oggi è la “zona rossa”: «Ci ha salvato la lungimiranza del nonno che alla fine dell’800 aveva deciso di “incatenare” il palazzo – racconta -: quelle catene hanno impedito al palazzo di aprirsi totalmente, tenendo in piedi la struttura. Ci è anche andata bene che eravamo nelle camere da letto, con i muri ancora in pietra. In cucina dove erano stati fatti dei lavori in cemento è crollato tutto».
Brunella è ancora scossa quando racconta di quella notte: «Era una settimana che sentivamo scosse, tutti dicevano che avrebbero smesso. Poi c’è stata quella tremenda scossa delle 3.30, come un tuono che si avvicinava. In pochi minuti ci siamo trovati con porzioni di casa crollata, acqua da tutte le parti buttata fuori dalle tubature rotte, e un odore di gas tremendo. Dopo quasi due ore siamo riusciti a uscire e ci siamo trovati di fronte a una vera scena apocalittica: faceva molto freddo e c’era chi era sceso con la tuta da sci, chi in mutande, chi cercava i suoi gatti. È stato come ritrovarsi in un altro mondo, quello dove avevamo vissuto prima era tutto crollato. Ci siamo resi conto realmente di quanto accaduto solo quando abbiamo raggiunto il parco, la zona che tutti hanno pensato sarebbe stata più sicura. È lì che sono arrivare le prime voci sulle persone e gli amici che erano morti. All’alba c’era un silenzio innaturale».
Brunella in quel periodo era fidanzata con Cristian Filieri, avvocato di Castiglione, oggi presidente della Castiglione Olona Servizi e suo marito. «Avevamo già intenzione di sposarci e vivere insieme, non sapevamo ancora dove. Il terremoto ha solo accelerato i tempi e io sono venuta a Castiglione. Quella notte Cristian mi ha raggiunto insieme alla Protezione Civile, quando l’ho visto non mi sono più trattenuta e sono crollata, ho pianto per quattro giorni di seguito».
Mentre racconta Brunella mostra i capelli: dopo il terremoto sono diventati in parte bianchi. «Ho ancora paura dei tuoni, hanno lo stesso rumore del terremoto che si avvicina, della terra che trema. Ancora oggi mi capita anche di svegliarmi all’improvviso alle 3.30 di notte».
Brunella ha trovato la sua “ancora di salvezza” nel teatro, in quell’associazione chiamata Decervellati che conta già 60 associati, che insegna recitazione nelle scuole e mette in scena spettacoli, di strada o in teatro. «A L’Aquila facevo l’attrice nel teatro cittadino – spiega -. Ho pensato “perché non portare qui quell’esperienza?” e mi sono ritrovata con l’affetto di tante persone, con il teatro che mi ha aiutato ad affrontare la situazione. Ora posso dire con serenità che se c’è un filo tra queste due vite, prima e dopo il terremoto, è proprio il teatro, grazie alla recitazione ho riscoperto una grande forza interiore che mi ha permesso di andare avanti».
Anche se qualche rammarico rimane: «A volte penso di essere scappata, di avere abbandonato chi è rimasto. Ma poi capisco che non è così: i legami li ho mantenuti, ci torno spesso e anche se il tempo a L’Aquila sembra essersi fermato, so che prima o poi la città risorgerà. Non tutti riusciranno a vederla, ci vorranno tantissimi anni, la ferita rimarrà aperta per sempre, per generazioni. Ma c’è un forte spirito di comunità che ancora oggi spinge gli aquilani a passeggiare per il centro distrutto, a non accettare quella distruzione, a voler ricostruire. Io l’ho fatto con una nuova vita qui, ma tenendo nel cuore l’Aquila, gli amici e i parenti, anche quelli che non ci sono più».
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