“Maggioranza confusa sulla casa di via Crestani”

La presa di posizione di Stefano Castiglia del Movimento 5 Stelle dopo il passaggio in consiglio comunale dell’impegno di spesa per il completamento dell’acquisto dell’immobile abbandonato

Lo scorso lunedì 29 luglio è andato in scena il Consiglio comunale delle contraddizioni, una serata degna delle migliori opere del Teatro dell’Assurdo di Beckettiana memoria, perchè l’Amministrazione è riuscita a trovare le giustificazioni per impegnarsi a spendere 440.000 euro nell’acquisto di un immobile che, a seconda delle esigenze (non ancora individuate) potrebbe essere:

opzione1abbattuto per far posto ad una rotonda, con relative opere di urbanizzazione

opzione2ristrutturato (parliamo di un immobile di inizio ‘900 in disuso) per farci degli alloggi popolari

 

La Giunta Cavalotti ha portato sul tavolo del Consiglio una delibera sanatoria con lo scopo di regolarizzare un contratto preliminare di compravendita sottoscritto dall’ex-Sindaco Candiani per l’acquisto dell’immobile situato all’angolo tra via Crestani e Viale Marconi, contravvenendo alle procedure regolate dal D.Lgs 18 agosto 2000 n.267 (TUEL), che all’art.107 c.3 dice chiaramente che la competenza per la stipulazione dei contratti e per tutti gli atti di gestione finanziaria, ivi compresa l’assunzione di impegni di spesa, spetta al dirigente/responsabile di servizio.

Tesi confermata in maniera chiara ed inequivocabile anche in Consiglio Comunale dal Segretario Comunale, da noi interrogato sull’argomento, materia afferente al diritto amministrativo.

 

Ma l’Amministrazione ha invece ritenuto che fosse necessario procedere al perfezionamento del contratto, privandosi in questo modo della facoltà di adire eventuali azioni di rivalsa nei confronti del responsabile della sottoscrizione del contratto, che contestualmente aveva di fatto autorizzato il pagamento ai proprietari dell’immobile di una prima rata di acconto da 110.000 euro, soldi che certamente (e anche, per certi versi, legittimamente) la stessa proprietà non avrebbe restituito al Comune in caso di annullamento del contratto.

Abbiamo chiesto se l’Amministrazione avesse prima valutato alternative di carattere urbanistico che consentissero di non dover procedere alla realizzazione di una rotonda (prevista in maniera approssimativa da una bozza preliminare di fattibilità), e se avesse effettuato un’approfondita analisi costi/benefici che tenesse conto dei potenziali oneri di spesa legati ad un’eventuale abbattimento dell’immobile nonché alle necessarie opere di urbanizzazione strutturali e sotterranee (costi prevedibilmente molto alti), in mancanza di una seria valutazione della reale efficacia dell’interventoe di un’analisi dettagliata dei flussi automobilistici previsti su quel tratto di strada.
Ma non abbiamo ricevuto risposte che fossero prive degli avverbi "forse", "magari", "chissà" e "se".

E c’è di più: per suggellare il risultato dell’azione (politica!) intrapresa, il PD ha presentato alcuni emendamenti per mantenere salva l’ipotesi di un utilizzo dell’immobile diverso da quello che ne avrebbe guidato e motivato l’acquisto, lasciando aperta la possibilità a fare dell’antica villa in stile fascista (architettonicamente parlando) un alloggio (di tre appartamenti massimo) in edilizia convenzionata.

 

Alla luce degli elementi evidenziati, quest’operazione non rappresenta certamente un affare, quantomeno non per il nostro Comune, e per questo avremmo voluto capirne di più (tecnicamente e politicamente) su quali sarebbero i vantaggi per la collettività. Che ad oggi, sembrano essere molto pochi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Agosto 2013
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