Ex cava Nidoli: “Sono i cittadini ad essere stati presi in giro”

Antonio Nidoli, presidente della Italinerti srl, rispedisce al mittente le accuse dei comitati ambientalisti e dice: "Voglio cominciare a scavare presto. E chiederò i danni ai singoli che mi hanno danneggiato"

«Non sono certo io il fuorilegge, ma le istituzione e certi politici». È arrabbiato Antonio Nidoli, presidente della Italinerti srl, la società proprietaria della cava in Valle Bevera a Cantello (ex Coppa, Nidoli o come la si voglia chiamare) al centro di una querelle legale che si trascina da anni. La sentenza del Tar che ha dato ragione ai cavatori ha scatenato l’ira dei comitati e delle associazioni ambientaliste, decisi ad andare avanti e a portare la questione in Europa. Ma Nidoli non ci sta e rispedisce al mittente le accuse: «Vorrei chiarire alcuni punti per non alimentare falsità: il Tar ha emesso una sentenza chiara e forte, che rigetta le tesi delle pubbliche amministrazioni (Comuni di Cantello e Varese, Provincia e Regione) dopo aver compiuto analisi e verifiche tecniche – spiega Antonio Nidoli -. I giudici hanno compreso che i ricorsi erano di natura puramente politica: hanno utilizzato una relazione dell’Aspem senza approfondirla puramente per esigenze politiche, per cercare voti e consenso. Nelle posizioni degli ambientalisti e delle istituzioni politiche ci sono incongruenze evidenti, come la questione della rinaturalizzazione che sarebbe avvenuta all’improvviso secondo loro, oppure lo stesso utilizzo della nota di Aspem senza verifiche, o ancora la Vas, non fatta dalla Regione e richiesta dall’Europa non tanto per la nostra cava, ma per l’intero piano cave regionale. E dire che l’Arpa o il Comitato tecnico sono in combutta con noi è dire una stupidata enorme: hanno fornito dei dati basati su indagini e analisi serie». Nidoli non si limita a ribattere, ma “minaccia” di passare alle vie legali: «Il Tar ha riconosciuto che gli atti portati avanti nei nostri confronti sono stati illegittimi – spiega -. Abbiamo perso tanti anni e tanto denaro. A me non piace chiedere danni al pubblico, perchè è come chiederli a me stesso o ai cittadini che non c’entrano nulla. Piuttosto chiederò conto ai singoli che hanno lavorato per agitare le acque in questi anni, un iter più lungo, ma più corretto». Nidoli a questo punto non accetta altri rinvii e chiede che vengano rilasciati gli ultimi documenti per cominciare a scavare: «L’autorizzazione alla Provincia l’ho già chiesta – dice -, mi auguro che nel giro di pochi giorni arrivi e possiamo mettere fine a questa attesa lunga tre anni e più. Gli ambientalisti? Vadano dove vogliono, ma non cerchino di bloccarmi o danneggiarmi ulteriormente, altrimenti chiederò i danni anche a loro. Io ho sempre fornito i dati necessari e le rassicurazioni richieste: i controlli fanno bene anche a me, mi fanno stare più tranquillo. Il Tar ha riconosciuto la volontà di danneggiarmi, mi hanno dipinto come il cattivo, il fuorilegge, lo speculatore: i cittadini sono stati presi in giro dai politici, che oggi non hanno nemmeno il coraggio delle proprie azioni».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Settembre 2013
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