Cadute dall’alto, uno dei maggior rischi di infortunio sul lavoro
Come prevenire un fenomeno che dall’inizio dell’anno ha causato 49 decessi in Italia, 3 dei quali nel Varesotto Il tema è stato trattato durante un incontro del ciclo “inFORMARSI” dell’Unione Industriali
Quelle dai tetti. Quelle in seguito a sfondamenti di lastre di copertura (ad esempio eternit o plexiglass). Quelle da ponteggi, impalcature o scale. Quelle da balconi, silos, pozzi, alberi o, ancora, da tralicci. In tre parole: cadute dall’alto. Uno dei maggiori rischi per i lavoratori, come testimoniano le statistiche. Secondo l’ultimo rapporto dell’Inail, infatti, proprio questo genere d’infortunio rappresenta una delle principali cause di incidente mortale sul posto di lavoro. Il dato è emerso durante un incontro organizzato dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, nella propria sede di Saronno, nell’ambito del ciclo “inFORMARSI”, corsi di aggiornamento gratuiti per il personale delle imprese associate. Titolo del momento formativo, appunto, “Linee vita e cadute dall’alto: rischi specifici, responsabilità penali e soluzioni”.
L’obiettivo è sempre lo stesso: prevenire. Soprattutto su un fronte che rappresenta un punto sensibile della sicurezza. Dall’inizio del 2013 in Italia si sono registrati 49 decessi sul lavoro causati da cadute dall’alto. Di questi 9 si sono verificati in Lombardia e 3 in provincia di Varese. Un dato, quest’ultimo, registrato dalla Direzione Regionale Sanità della Lombardia e che fa proprio di questo specifico infortunio il principale rischio di incidente mortale sul lavoro del nostro territorio, visto che, in totale, i decessi durante lo svolgimento della propria occupazione sono stati 4 dall’ inizio dell’anno.
Mancato uso dei dispositivi di protezione, come le cinture di sicurezza. Errori di comportamento. Inadeguatezza delle attrezzature utilizzate. Questi i fattori più frequenti alla base delle cadute dall’alto dei lavoratori, intendendo come tali quelle superiori ai due metri. I settori economici statisticamente più colpiti? In primo luogo, i cantieri. Seguono industria e agricoltura.
Un tema dunque sentito, che coinvolge molte imprese del Varesotto. Come testimoniato dall’incontro organizzato dall’Unione Industriali che ha visto la partecipazione di oltre 90 persone tra imprenditori, dirigenti, responsabili e addetti dei servizi di protezione e prevenzione e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Come sempre gli appuntamenti sulla sicurezza sul lavoro sono tra i più seguiti tra quelli organizzati per l’aggiornamento delle imprese.
Da una parte gli approfondimenti dal punto di vista giuridico, con tutte le prescrizioni e le misure previste e richieste dalla normativa alle imprese. Dall’altra i dettagli e i consigli tecnici per aumentare la sicurezza nei propri ambienti lavorativi. Questi i due principali filoni seguiti durante gli interventi dei relatori moderati dal Responsabile Area Sicurezza sul Lavoro dell’Unione Industriali, Gabriele Zeppa.
«Il problema della sicurezza – hanno spiegato gli esperti Romolo Balasso, presidente di Tecnojus, e Thomas Mazzoleni, responsabile formazione Somain Italia – non è quello che le persone non sanno, ma quello che le persone pensano di sapere». L’immagine usata è stata quella della sicurezza vista come un abito sartoriale. Come dire: al di là delle regole generali di comportamento, ogni impresa fa storia a sé e deve valutare i rischi specifici inerenti alla propria attività e al proprio ambiente, per “poi predisporre le adeguate misure preventive (in grado di abbassare le probabilità di accadimento di un evento incidentale) e protettive (se l’evento accade il danno deve essere della minor gravità possibile)».
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