Spartà racconta “L’università indesiderata” amata dagli studenti
Lunedì 16 dicembre nel corso dell’incontro mensile organizzato a Villa Toeplitz, il giornalista e scrittore varesino ha ripercorso a ritroso le sue tappe salienti
È una storia che conosce bene, quella dell’Università dell’Insubria, Gianni Spartà. Lunedì 16 dicembre nel corso dell’incontro mensile organizzato a Villa Toeplitz dall’Insubria University Club, diretto dal professor Gianmarco Gaspari, il noto giornalista e scrittore varesino ha raccontato “L’Università nella città”, ripercorrendo le tappe salienti a ritroso, dai giorni nostri, alle origini dell’insediamento universitario a Varese.
Le vicende accademiche e quelle personali di Spartà si intersecano più volte, a partire proprio dal presente: infatti la firma de La Prealpina ha da pochissimo laureato i suoi primi studenti del corso di laurea magistrale in Scienze e tecniche della Comunicazione che hanno seguito il “Laboratorio di Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico”. Se quello di docente a contratto dell’Ateneo è soltanto l’ultimo passaggio della lunga carriera del giornalista, sicuramente il ruolo maggiore negli anni passati è stato quello di osservatore e di cronista delle vicende che a partire dagli anni ’70 hanno portato alla nascita dell’Ateneo: «ho scritto almeno cinque- seicento articoli sul cimento universitario – racconta il giornalista – e in uno dei miei libri sulla città di Varese ho dedicato un intero capitolo alla Università ”indesiderata”, perché così era all’inizio: ricordo la titubanza dei varesini, gli attacchi di alcuna parte della stampa – non La Prealpina, il cui direttore del tempo, il compianto Mario Lodi, era un sostenitore della nascita dell’Università – la freddezza della politica. Poi – continua il dottor Spartà – è stato un vero e proprio “colpo di mano” di una élite di varesini illustri: l’avvocato Giovanni Valcavi, l’allora sindaco, Mario Ossola, l’allora presidente della Provincia, Fausto Franchi: grazie a loro la città “bottegaia” ha visto i natali della prima lezione del corso gemmato da Pavia, era il 1973, quando il professor Delfino Barbieri teneva in uno scantinato dell’Ospedale di Circolo la prima lezione di Medicina a Varese».
Poi Gianni Spartà ha parlato del professor Renzo Dionigi, primo rettore dell’Università dell’Insubria dall’autonomia nel 1998 fino allo scorso anno e del professor Alberto Coen Porisini, attuale rettore, ricordando l’uno come «colui che ha portato a compimento il disegno dell’indipendenza dell’Università dell’Insubria» e definendo l’altro come «caparbio sostenitore della necessità del consolidamento e dell’internazionalizzazione dell’Ateneo».
Guardando ai numeri raggiunti dall’Ateneo in questi anni, con un 85% di laureati Insubria primi a portare il titolo di laurea in famiglia e con i suoi oltre 18mila laureati dal 1998 a oggi, «dovrei cambiare il titolo in “l’Università desiderata”, perché almeno così è stato dai suoi principali stakeholder: gli studenti» ha concluso Spartà, congedandosi e auspicando una sempre maggiore apertura dell’accademia alla città.
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