Dal Pollino a Milano con il cappotto del nonno

Una sofferta storia di emigrazione, coronata da un pieno riscatto sul piano sociale, raccontata Giuseppe Gagliardi (Pietro Macchione Editore)

È una sofferta storia di emigrazione, coronata da un pieno riscatto sul piano sociale, quella che
Giuseppe Gagliardi ci restituisce nel piacevole racconto “Dal Pollino a Milano con il cappotto del nonno”, edito da Pietro Macchione Editore (pag. 95, euro 14,00).
Una storia che ci riporta con la memoria agli anni ‘50, cioè alle dure condizioni di vita e di lavoro delle classi subalterne nel Sud d’Italia, tanto che per sfamare la famiglia numerosa il padre Vincenzo è costretto per alcune stagioni a raccogliere le olive in Calabria e poi a dedicarsi, anima e corpo, alla cura di un gregge di pecore.
Viggianello, uno dei paesi situati nell’immenso parco nazionale del Pollino, è il luogo natio
di Giuseppe, che persa la madre in tenera età, viene allevato dai nonni, maturando, raggiunti i
vent’anni, la dolorosa scelta dell’emigrazione, poiché non ritiene che la sua prospettiva possa essere identica a quella di suo padre.
Per questa ragione si ritrova nel ‘68 nella fiumana di persone e famiglie che sbarcavano alla
stazione centrale di Milano, e tramite uno zio non ha difficoltà, dopo pochi giorni, a varcare il
cancello di un’azienda di Seveso. Senonchè le difficoltà di inserimento e di socializzazione in un ambiente sconosciuto e diffidente spingono Giuseppe, preso il treno delle Nord, a visitare Gavirate e in un lampo a trovare una nuova occupazione presso la Ignis di Giovanni Borghi.
Nella grande fabbrica della Cassinetta di Biandronno l’impatto con il regime di turni è tutt’altro
che agevole, ma Giuseppe non si scoraggia, sa far valere le sue ragioni “biologiche” e si batte per il
miglioramento collettivo delle condizioni di lavoro e produttive.
Diventa un militante della Fiom e della Cgil, grazie anche all’importante esperienza delle “150 ore”
per conseguire la licenza di terza media, che diligentemente lo vede “impegnato moltissimo nello
studio”.
Nel frattempo si è sposato con Giusi e l’arrivo prima della figlia Mara e poi di Gionata lo
responsabilizzano nella suddivisione dei compiti familiari, giacchè sono entrambi turnisti e
determinate incombenze non possono essere assolutamente delegate ad altri. I tentativi di fuoriuscire dalla fabbrica, attraverso la partecipazione a qualche concorso pubblico,
nonostante l’impegno profuso, non sortiscono l’esito atteso; mentre più fortunata si rivela la scelta
di aderire alla Cooperativa Nuova Urbanistica, in quanto nel 1986 la famiglia riesce, dopo aver
praticato un’adeguata politica di risparmio, ad acquistare un appartamento nella bella cittadina di
Gavirate.
Nel 2004 arriva finalmente per Giuseppe l’ora del pensionamento, che gli permette sia di diventare
attivista del sindacato pensionati della Cgil, ma anche di scoprire “tradizioni e religioni diverse” in  quel “paradiso sulla terra” costituito dall’isola vulcanica Mauritius, sempre conservando nel cuore l’amore per Viggianello e il Pollino.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Gennaio 2014
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