Il “Varese in Serie A” compie cinquant’anni

Nella stagione 1963/64 i biancorossi di patron Giovanni Borghi conquistarono la prima promozione nella massima serie. Un'impresa non prevista che si affiancò al secondo scudetto dell'Ignis nel basket

L’inizio del XXI secolo ha visto l’accelerazione mondiale data al progresso dal web, dove incredibili novità tecnologiche e nuove dirompenti culture poco ci manca che trasformino il presente in un passato remoto. Viviamo tutti di corsa, si rischia allora di confinare in un lager della memoria non solo recenti epoche e grandi eventi, ma anche la piccola e importante cronaca dei nostri anni giovanissimi o di quelli della maturità. Non mi riferisco a situazioni personali ma a fatti di notevole entità, che hanno coinvolto e favorito in misura notevole la nostra comunità. Non faccio più filosofia, vado subito sul concreto: a giugno saremo a cinquant’anni dalla prima promozione del Varese in serie A, vale a dire un’affermazione sportiva storica per una piccola città, un traguardo che si aggiungeva ad altri collezionati in campo economico e che ci avrebbero portati nell’élite nazionale garantendo anche accettabili decenni di vita.
Fu un successo non programmato, colto in un mondo difficile quale il football, dove trappole, intrighi e iene non sono mai mancati. Chi dopo essere arrivato in alto in campo economico, per passione o per un lecito ritorno di immagine decideva di misurarsi con questo difficile ambiente sapeva benissimo a che cosa sarebbe andato incontro, noi però a Varese abbiamo avuto un mecenate che, primo in Italia, aveva individuato nello sport un formidabile mezzo di comunicazione. Giovanni Borghi (foto) con boxe, canottaggio, ciclismo e pallacanestro così aveva dato risalto alla sua attività industriale, alla sua Ignis.
Proprio nel 1964 i gialloblu avrebbero conquistato il loro secondo scudetto: un’annata dunque favolosa per lo sport varesino tanto più che cestisti e calciatori non erano tra i favoriti per tricolore e promozione. Gli Anni Sessanta videro il nostro basket avviarsi alla leggenda nazionale ed europea, il Varese Calcio due volte fu promosso in A e sempre protagonista in serie B.
Il calcio (nella foto un gruppo di tifosi ai tempi della Serie A) non si era ancora aperto alla pubblicità in quegli anni, Borghi non ebbe certamente ritorni economici gestendo la squadra, ma divenne personaggio ancora più popolare nel Paese grazie alle imprese dei suoi calciatori, al lancio di ragazzi che avrebbero incrementato la leggenda di alcune grandi squadre. Basti dire che una intera formazione "Primavera" del Varese avrebbe giocato in serie A con club diversi, che Anastasi e Gentile sarebbero stati pilastri della Juventus e della nazionale.
Basti ricordare che a guidare in campo la squadra biancorossa ci fu un varesino doc, Luigi “Cicci” Ossola, fratello di Franco e di Aldo, tanto amati dai varesini. E grandissimi campioni. Non è questa la sede per raccontare il balzo inatteso del Varese in serie A, ma affidandomi alla memoria posso ricordare alcuni dei protagonisti della promozione che vidi giocare: oltre a Ossola, Lonardi, Marcolini, Maroso, Tellini, Beltrami, Soldo, Cucchi, Pasquina, Marchioro, Spelta, Traspedini, Vetrano, Volpato. L’indimenticabile Peo Maroso e Marchioro divennero ottimi allenatori, Lonardi con sette promozioni è ancora recordman della specialità tra i professionisti. Molti di loro sono rimasti legati a Varese e ritornano tra noi. Sono pochi i varesini che li riconoscono, ma sanno che assieme agli altri compagni vengono ricordati con gratitudine. Anche se impelagati nel web a volte ci sentiamo isolati e lontani come astronauti da un vecchio mondo che in certe occasioni si può rimpiangere e che soprattutto è e sarà bello per tutti ricordare.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Gennaio 2014
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