Teologo di colore eletto nel direttivo della Cgil
Ebenezer Heungna ha 29 anni, fa l'operaio in un'azienda tessile varesina ed è all'ultimo anno della Facoltà teologica di Milano. «Speriamo che non lo venga a sapere il vescovo»
«Cerco di rappresentare i colleghi di lavoro, partendo dal mio vissuto, ovvero dai diritti che in questi anni mi sono stati negati, in quanto immigrato, e dai doveri che invece ho rispettato come cittadino». L’intervento di Ebenezer Heungna, delegato dei tessili al Congresso della Cgil, è stato accolto dagli oltre trecento colleghi riuniti nella Sala Napoleonica delle Ville Ponti con un lungo applauso.
Camerunense di 29 anni, Ebenezer è uno dei 92 componenti del nuovo direttivo della Cgil di Varese. Un risultato inaspettato, una sorpresa che racchiude in un lungo abbraccio all’amico Amani Jacques responsabile in tema di immigrazione per la Camera del Lavoro.
Non parla di integrazione, ma di «consapevolezza della propria condizione». Questo ragazzone dal sorriso disarmante è convinto che oggi manchi «una coerenza tra quella che gli altri chiamano inclusione e i contenuti che dovrebbero sostenerla nella vita di tutti i giorni».
Ebenezer la sua coerenza la cerca nello studio, frequentando la Facoltà teologica di Milano dove ha quasi terminato il corso di studi. In futuro vorrebbe insegnare, ma in attesa della cattedra per mantenere sé e la propria famiglia lavora come operaio in un’industria tessile di Varese.
«Finché riuscirò – dice Ebezener – continuerò questo cammino, molto interessante per un immigrato che cerca una corrispondenza tra le parole e i fatti. Anche qui, come nella scuola dove ho già fatto alcune esperienze, c’è molto da seminare».
È una discriminazione sottile quella che molti immigrati di colore vivono sui posti di lavoro ed Ebenezer la inquadra in modo chiaro: «Il pregiudizio in fabbrica nasce da una premessa sbagliata: le persone si avvicinano a noi con un complesso di superiorità che ha una corrispondenza nel senso di inferiorità vissuto da molti neri. È una cosa che abbiamo ereditato dalla tratta degli schiavi che ha fatto un danno antropologico forse irreparabile, danno che l’Occidente dovrebbe riconoscere».
Quando viveva in Camerun ha cercato di fare attività sindacale ma in molti Paesi africani parti sociali e contrattazione colletiva sono parole intraducibili perché non esiste quella cultura. «Ho cercato di organizzare i miei colleghi di lavoro per avere paga giusta e diritti. Un giorno il datore di lavoro mi ha convocato, dandomi le mensilità arretrate e subito dopo mi ha comunicato: “Sei licenziato”».
Ebenezer ora si gode l’elezione con un’unica preoccupazione: non farlo sapere al vescovo.
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