Brugnoli: “Senza credito non c’è impresa”

Il commento di Giovanni Brugnoli, presidente dell'Unione degli industriali della provincia di Varese, sui dati della Banca d’Italia riguardanti i prestiti alle imprese

Tra tutti i dati che potevano arrivare sulle scrivanie degli imprenditori, quello della Banca d’Italia sull’ulteriore calo dei prestiti alle imprese è, di certo, il peggiore. Non adesso, è il primo commento spontaneo che viene da fare. Meno 5,1% è il trend comunicato. Ancora una volta un segno negativo. Ancora una volta un segnale di debolezza del mercato del credito. Non ci voleva. Sia perché viene dopo una lunga serie di flessioni consecutive che durano ormai da tempo. Sia per il momento. Oggi vediamo finalmente muoversi qualcosa su alcune voci dell’andamento economico. Intendiamoci, la ripresa non c’è ancora. I miglioramenti che registriamo anche sul nostro territorio sono ancora incostanti, poco certi nelle entità. La scia della svolta dobbiamo ancora agganciarla. Ma proprio per questo occorre rafforzare questi segnali. È questa l’occasione per ricercare con ogni sforzo uno shock positivo. E il primo deve riguardare il mondo del credito. Invece, a quanto pare, stando ad una fonte che più ufficiale non potrebbe essere, la situazione rimane critica, quando sarebbe proprio questo il momento di cambiare passo nel finanziamento delle imprese e, quindi, del rilancio. Chiediamo alle banche di fare la loro importante e fondamentale parte.
Perché calano gli impieghi, quando aumentano invece i depositi (+1,8%)? Perché nelle campagne di marketing e pubblicitarie gli istituti di credito puntano sul messaggio di credere nel Paese, di apertura al dialogo con le imprese, sull’importanza dell’ascolto delle esigenze e dei progetti, mentre come Unione Industriali registriamo tra i nostri associati un crescente disagio per una mancanza di possibilità di confronto? Una mancanza di informazione segnalata dall’81% delle imprese della nostra provincia stando ad una recente nostra indagine sul credito nel territorio. A cui dobbiamo affiancare anche quel 53% di casi a cui le banche non comunicano nemmeno i rating assegnati. Non solo, dunque, i prestiti vengono rifiutati. Ma al rifiuto spesso non segue nemmeno la motivazione. No. Punto.
È questo un freno alla ripresa delle nostre imprese che pesa allo stesso modo della mancanza di riforme.
Le imprese non hanno bisogno di aiuti, ma di credito. Non può esserci svolta nel ciclo economico, senza una ripresa dei finanziamenti. Che è importante tanto quanto la ripresa del mercato interno. Siamo tutti chiamati ad accettare la sfida dell’innovazione. La politica, certo. Le imprese, ovviamente. Ma anche le banche. Non possono chiamarsi fuori, pena continuare ad essere additate come freno allo sviluppo. Non possiamo permettercelo. Non ora che potremmo essere a un passo dal ritorno alla crescita. Un ritorno che non dobbiamo dare per scontato, soprattutto di fronte a questi andamenti nella concessione del credito.

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Pubblicato il 10 Aprile 2014
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