Giavini: “Siamo un mix di popoli, accogliamo i nuovi cittadini con Na nga def”
Il titolo del nuovo libro del cantore del popolo bustocco significa "Come stai" in senegalese e dall'incontro con una cultura diversa nel cuore di Busto nasce un libro che racconta come sta cambiando la città e chi la vive
Rischiava di passare alla storia come il custode dell’ortodossia bustocca Luigi Giavini, scrittore e memoria storica della città, e invece ecco il colpo che non ti aspetti: proprio lui che aveva scritto il dizionario della lingua bustocca e molti altri libri sul dialetto, le tradizioni e le origini di Busto (qui trovate la sua bibliografia) esce in libreria per Nomos edizioni con il dizionario aggiornato ma dal titolo emblematico "Na nga def" che in senegalese significa "come stai": «Tutto nasce da questa semplice frase che sentivo rivolgermi ogni giorno da un senegalese che incontro in piazza San Giovanni tra il dio Trino (la basilica, ndr) e il dio quattrino (la banca, ndr) e che ora è diventato un mio amico. Credevo che fosse il suo nome e lo chiamavo così ogni volta che lo incontravo, poi un giorno mi ha svelato il significato di quelle parole in wolof, la lingua originale del Senegal».
Domenica 29 giugno sarà presso la libreria Bustolibri.com (ex galleria Boragno) di via Milano per presentare questo suo ultimo lavoro, una sorta di fotografia della Busto multiculturale che cambia pelle e che sforna i nuovi bustocchi: «Aperti al mondo e di razze diverse, che parlano un dialetto adattato ai tempi dell’sms che diventa "esmessu" o che per indicare una persona stralunata dicono "chel lì l’a chatà" (quello lì ha chattato)» .
L’aggiornamento del dizionario non è un elenco di vocaboli ma un racconto della bustocchità contemporanea, innescato anche dalle storie degli extracomunitari che vivono a Busto e in particolare dalla saggezza ancestrale che ha trovato nei libri del suo amico senegalese: «Li ho letti, sono bellissimi. Mi ha colpito una frase dei wolof: i grandi pensieri nascono dal popolo, se il popolo non pensa il popolo arretra. Ho pensato all’Europa dello spread, del rigore dei bilanci e ho capito perchè questo continente sta arrancando: abbiamo perso i grandi sogni dell’Europa. Ho sviluppato questo tema e ho scoperto che ci sono autori di 100 anni fa che sono profetici come la filosofa francese Simone Weil che mi hanno ricondotto a immaginare una morale e un’etica che abbiamo perso».
Per Giavini, dunque, questo è un libro che lascia in chi lo leggerà un messaggio di speranza: «Apriamoci alle altre culture perchè il bustocco è un misto di popoli che sono passati di qui (i liguri). Gli stranieri che ci sono oggi sono l’inizio di una nuova bustocchità e me ne sono accorto in occasione del rito principe della città: il rogo della Gioeubia. Mentre bruciavano i fantocci c’erano tanti stranieri che pronunciavano la parola Gioeubia con gli accenti più diversi e ho capito che ero a Busto Arsizio».
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