Gadda: “Il governo ascolti piccoli comuni e Anci”

La deputata del PD esorta: «Ascoltare la richiesta di i prorogare l'entrata in vigore della centrale unica di committenza per l'acquisto di beni, servizi e lavori da parte degli Enti Locali»

Riceviamo e pubblichiamo


Il governo ascolti i piccoli comuni e l’Anci nella loro richiesta di prorogare l’entrata in vigore della centrale unica di committenza per l’acquisto di beni, servizi e lavori da parte degli Enti Locali. In questi giorni ho raccolto le opinioni di numerosi amministratori del territorio, che mi hanno confermato come il divieto per i Comuni non capoluogo di provincia di acquisire lavori, servizi e forniture in assenza di una centrale unica di committenza, pena la sanzione del non rilascio del Cig, possa provocare una sostanziale paralisi delle attività. Come ha rimarcato l’Anci, (Associazione nazionale dei comuni italiani), la centrale unica di committenza sta provocando il sostanziale blocco delle gare d’appalto, paralizzando anche attività già in parte avviate dai Comuni. Un problema da affrontare con urgenza, visto che tutto ciò avviene proprio mentre in Europa ci battiamo perché la spesa in conto capitale dei nostri enti locali sia sottratta dai vincoli del patto di stabilità e mentre parte il Piano per la ristrutturazione dei plessi scolastici che rischia anch’esso, per tale rigidità, di subire una brusca battuta di arresto.
Insieme ai miei colleghi deputati del Partito Democratico ho chiesto al governo la predisposizione di una norma d’urgenza "ponte" da approvare nel prossimo Consiglio dei Ministri che dia l’immediata vigenza allo slittamento al 1° gennaio 2015 per quanto riguarda l’acquisizione di beni e servizi e al 1° luglio 2015 per quanto riguarda l’acquisizione di lavori da parte dei Comuni, in attesa che il Parlamento provveda per via parlamentare con un emendamento al DL "Competitività" o al DL "Pubblica amministrazione", il tutto per evitare la paralisi dei nostri Enti locali.
Il governo Renzi ha messo al centro della propria agenda la riduzione degli sprechi ed un contenimento virtuoso della spesa pubblica, al fine di poter abbassare la pressione fiscale per i ceti medio-bassi e le imprese senza penalizzare l’erogazione dei servizi sociali. In questa prospettiva di razionalizzazione della spesa pubblica il decreto Irpef ha vincolato i Comuni non capoluogo di provincia a non acquisire lavori, servizi e forniture in assenza di una centrale unica di committenza, pena la sanzione del non rilascio del Cig. Le Stazioni Appaltanti, definite soggetti aggregatori, potranno essere al massimo 35 su tutto il territorio nazionale invece delle circa 32 mila al momento esistenti. L’elenco dei soggetti aggregatori sarà istituito nell’ambito dell’Anagrafe unica delle Stazioni Appaltanti. Entreranno di diritto tra i soggetti aggregatori il Consip (la centrale acquisti delle Pubbliche Amministrazioni) e una centrale di committenza per ogni regione, che l’Amministrazione deve individuare entro il 31 dicembre 2014. Per arrivare al numero di 35, altri soggetti potranno richiedere all’Authority l’iscrizione nell’elenco. I comuni non capoluogo per bandire delle gare dovranno, dunque, riunirsi in unioni di comuni. In alternativa potranno avvalersi di un consorzio, ricorrere ad uno dei soggetti aggregatori o effettuare la gara telematica tramite Consip o un’altra centrale di committenza. Una misura corretta, che però necessita di ulteriore tempo per essere introdotta senza penalizzare eccessivamente l’attività dei nostri Comuni. Sono fiduciosa che il governo Renzi accolga la richiesta che io e i deputati del Partito Democratico abbiamo lanciato sostenendo la posizione di Anci.

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Pubblicato il 11 Luglio 2014
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