I sostenitori della terza pista? “Devono delle scuse”
Jimmy Pasin, del Pd di Somma, è sempre stato critico verso l'ampliamento dello scalo, per motivi ambientali ed economici. "Per 15 anni hanno fatto sognato un aeroporto da 50milioni di passeggeri, pagato con soldi pubblici"
«"Su Malpensa vi dobbiamo delle scuse"». È il messaggio che secondo Jimmy Pasin, del Pd di Somma, dovrebbe venire dai vertici di Sea (in particolare quelli del passato), dopo il ritiro del MasterPlan Malpensa. Pasin è sempre stato duramente critico verso le scelte portate avanti dal progetto di ampliamento dell’aeroporto, con una contrarietà non solo per motivi ambientali, ma anche economici. «"Vi dobbiamo delle scuse" sono le parole che vorrei sentire dire da parte di alcuni personaggi alla popolazione residente dei Comuni limitrofi all’aeroporto, ai cittadini del Comune di Milano, agli Italiani ai quali sono stati chiesti dei soldi per realizzare una serie di operazioni finalizzate alla "grandissima Malpensa", alle Amministrazioni locali che hanno pagato di tasca propria (dei propri cittadini), tutti gli studi per controdedurre la VIA presentata da SEA, ai comitati ed alle associazioni che hanno pagato di tasca propria e speso del tempo rubato magari alle proprie famiglie, per svelare le "false promesse" dello sviluppo dell’Aeroporto, ed anche a tanti singoli cittadini che si sono impegnati di persona, ma anche ai molti lavoratori illusi da quelle promesse, ed istigati a pensare che, o si arrivava a quel futuro, o si chiudeva l’aeroporto». Da parte di chi dovrebbero arrivare queste scuse? «Da parte della dirigenza della Sea (in parte oggi occupata in altri lavori, dopo aver preso ottime buonuscite) che ha, negli ultimi 15 anni, fatto voli pindarici su futuri radiosi da primo aeroporto del mondo (70 milioni di passeggeri) senza pensare a consolidare il lavoro che già aveva da parte di chi dichiarava che c’erano quelli CONTRO Malpensa, quelli che la volevano chiudere, mentre erano loro stessi, con le loro inefficienza, a portare l’Aeroporto al fallimento, nascondendosi dietro la promessa di ampliamenti impossibili da parte di molti espertoni, che dicevano "o Malpensa arriva a 50 milioni di passeggeri o si chiude"da parte di molti "studiosi" di molte università, pronti a dire che l’unica soluzione era la realizzazione dei progetti del Masterplan, appiattiti su quella posizione senza pensare di produrre uno straccio di idea alternativa (maggiormente fattibile) da parte di molti dirigenti politici il cui silenzio di allora e di oggi è lo specchio della loro vergogna da parte di chi, anche a livello locale, ha sempre voluto parlare di "aperture al dialogo" quando era chiaro che si stava parlando di "uffa", di "povere" alzate per nascondere le incapacità di molti di gestire correttamente quello che già c’era».
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