Il credito (im)possibile

Cosa sta accadendo, davvero, tra imprese e banche? Confartigianato Varese presenta la sua inchiesta tra imprenditori, istituti di credito, confidi ed economisti

“Il lavoro sta riprendendo, ma oggi stiamo sfruttando gli impianti al 45-50%. Non è stata una passeggiata restare aperti dal 2009 a oggi. Le banche ci hanno aiutato a venir fuori dalla crisi, ma il dramma adesso è far fronte ai bisogni mese per mese, perché si accavallano due situazioni: dobbiamo fronte ai finanziamenti del passato, ma ne avremmo bisogno di altri per far investimenti oggi”.  La storia di Alberto Vanzini, titolare dell’omonima impresa di Jerago, fondata dal padre e dallo zio, è emblematica di una condizione di stallo in cui si vengono a trovare molte imprese. 

Dal 2008, anno di inizio della crisi economica, le banche hanno lentamente chiuso i rubinetti del credito e si sono fatte sempre più prudenti. Lo dice la Banca d’Italia nel suo bollettino del mese di giugno 2014 su “L’economia in Lombardia”: nel 2013 i finanziamenti alle imprese sono calati del 6,7%, dato che trova riscontro anche nell’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese. Inoltre, i criteri per la concessione del credito sono sempre più restrittivi e peggiorano i rating finanziari delle imprese.
Cosa sta accadendo, davvero, tra imprese e banche? Confartigianato Varese tenta di dare una risposta con l’inchiesta dal titolo “Il credito (im)possibile”, online da lunedì 29 settembre. Un viaggio a puntate, un vero e proprio work in progress, tra aziende e istituti di credito per capire se lo stallo può essere superato oppure no. Perché se le imprese non investono, e spesso chiedono nuovi finanziamenti per ristrutturare vecchi debiti o per ripagare i finanziamenti chiesti nei momenti peggiori della crisi, le banche dicono che la domanda di credito c’è, ma non si tratta di buona domanda.
 “Il credito (im)possibile” dà la parola ai diretti interessati (imprenditori, istituti di credito, confidi ed economisti) partendo da alcune considerazioni di fondo:
–      lo stock dei finanziamenti alle imprese è diminuito anche perché, forse, imprese e banche non si ascoltano e non dialogano fra loro,
–      si avverte ormai l’esigenza di strumenti alternativi al credito (minibond, mercato obbligazionario, cessione delle fatture…),
–      le imprese non posseggono una cultura finanziaria adeguata che le renda in parte indipendenti dal sistema bancario,
–      le banche “credono” meno nell’impresa.

In questa prima tappa parlano i dirigenti di due grandi gruppi bancari. 

Gregorio De Felice di Intesa-San Paolo: «Corriamo il rischio di un pericoloso stallo. Per uscirne occorre favorire la ricapitalizzazione delle imprese e porre rimedio al sistema finanziario banco centrico attivando canali alternativi. Il tema non è la liquidità, ma la qualità della domanda di credito. C’è poca buona domanda di credito. Spesso questa è legata alla sopravvivenza delle imprese, ma la banca è anch’essa un’azienda e deve esser prudente e questo genera lo stallo»
 
Monica Cellerino di Unicredit: «La corretta relazione tra banca e impresa è fondamentale per stimolare la ripresa di investimenti. Occorre dare più valore alla filiera dando credito così anche alle imprese più piccole attraverso le grandi. Una soluzione sarebbe costituire reti attraverso aggregazioni temporanee».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Settembre 2014
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