Revocata l’amministrazione straordinaria al Casti Group, 600 lavoratori a rischio
La decisione è stata presa dal tribunale di Varese. Nicola Alberta (Fim-Cisl): «È paradossale perché i requisiti per la concessione della procedura li verifica il ministero dello Sviluppo economico. Ora subito il ricorso»
«Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale». Il paradosso di cui parla Nicola Alberta (foto a destra), segretario regionale della Fim Cisl, riguarda la revoca dell’amministrazione straordinaria (cosiddetta legge Marzano) al Casti Group, il gruppo che fa capo a Gianfranco Castiglioni, travolto nella primavera scorsa da un’inchiesta giudiziaria.
Il provvedimento del tribunale di Varese avrà effetti per 11 aziende del gruppo Casti che occupano complessivamente 580 lavoratori, di cui 420 in Lombardia. Non rientrano invece nella revoca la Isotta Fraschini (Dongo e Spoleto) e la Ims Spoleto, perché già coinvolte dalla procedura di amministrazione straordinaria ex Prodi bis.
Il sindacato dei metalmeccanici della Cisl è molto preoccupato perché se l’amministrazione straordinaria avrebbe dato il tempo necessario al gruppo per mettere in campo un nuovo piano industriale, con la revoca si apre la prospettiva del fallimento. «Questa decisione blocca tutto – continua Alberta – dalla produzione ai pagamenti con un solo esito possibile. L’unico modo per evitarlo è rivedere la decisione del tribunale. Quindi deve essere proposto immediato ricorso da parte del ministero, disponendo tutti gli interventi cautelativi per la salvaguardia di un patrimonio industriale e occupazionale rilevante».
Le ragioni della revoca potrebbero essere riferite ai requisiti dimensionali (almeno 500 dipendenti e debiti non inferiori a 300 milioni di euro) richiesti dalla legge Marzano. C’è però un particolare importante, perché il soggetto legittimato a verificare l’esistenza dei presupposti per accedere all’amministrazione straordinaria è il ministero dello Sviluppo economico, mentre al tribunale spetta l’accertamento dello stato di insolvenza.
A memoria, secondo il sindacato, non si ricorda un caso simile. Qualcosa di analogo, ma solo per quanto riguarda gli effetti perché si trattava di un provvedimento diverso, è accaduto recentemente con il blocco dei beni della famiglia Riva da parte dell’autorità giudiziaria nell’ambito dell’inchiesta sull‘Ilva di Taranto. Il blocco rischiò infatti di coinvolgere anche le attività sane, come la Riva Acciaio di Caronno Pertusella che, dalla sera alla mattina, non erano più nella condizione di pagare nè i fornitori nè i lavoratori.
«L’amministrazione straordinaria – conclude Alberta – è una procedura concorsuale che serve a rilanciare gruppi industriali in crisi, ma se solo c’erano dei dubbi sui requisiti, si poteva richiedere un’istruttoria supplementare, prima di revocare il provvedimento. La variabile tempo in questi casi è fondamentale e aspettare anche solo quindici giorni può’ essere fatale».
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