Ramin Bahrami a Varese
Il grande pianista sarà nella città giardino domenica 19 ottobre dove suonerà a Ville Ponti, in occasione di un evento organizzato da Ascom dove eseguirà un repertorio tratto da Johann Sebastian Bach
«Studia Bach, ti salverà». È con questa raccomandazione che Paviz Bahrami, il padre del grande pianista che domenica si esibirà a Varese, lasciò il figlio prima di essere incarcerato a Theran, travolto dalla rivoluzione di Khomeini e dagli ayatollah. Un consiglio che Ramin non solo ha seguito, ma ha reso regola di vita, arte e professione. Bahrami si esibirà domenica 19 ottobre a Ville Ponti, alle 21, in occasione di un evento organizzato da Ascom e dalla associazione "50 & più".
Dalla rivoluzione Ramin fugge in Italia, ha appena unidici anni, aiutato da una borsa di studio dell’Italimpianti e dal coraggio della mamma Shahin Afshar, discendente dagli Afshar della dinastia di re persiani, che si adatta a fare pulizie per farlo studiare. A Milano Ramin studia pianoforte con Piero Rattalino e si perfeziona a Imola, all’Accademia pianistica. Poi la Germania, alla Hochschule für Musik di Stoccarda fino alla definitiva consacrazione come primo pianista asiatico ad affermarsi suonando Johann Sebastian Bach e a diventarne uno tra i massimi interpreti. «Ramin Bahrami scompone la musica di Bach e la ricompone in modi che risentono di un modello, Glenn Gould, senza veramente assomigliare al modello. Io gli ho insegnato a sopportare il morso, ma non l’ho domato; e spero che continui ad essere com’è», ha detto di lui il maestro Piero Rattalino.
A 38 anni il pianista ha raggiunto un successo straordinario che lo porta a viaggiare molto e calcare i più prestigiosi teatri del mondo. Oggi, dopo aver abbandonato la fede zoroastriana ed essersi battezzato per sposare Maria Luisa Veneziano, allieva di una sua masterclass all’Accademia Filarmonica Romana, Bahrami è tra i massimi interpreti della musica classica e di un talento insospettato per l’uncinetto. «Non sono l’unico: basta frequentare i treni tedeschi, c’è un esercito di maschi alquanto virili impegnati con l’uncinetto». A chi gli ricorda che Gould, appena trentenne abbandonò le scene per dedicarsi alle registrazioni in studio, Bahrami risponde: «La generosità è importante in un mondo avaro di impulsi positivi».
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