Tutto Sannino, dalla A alla Z

Sabato 8 novembre in Catania - Varese l'ex tecnico biancorosso affronterà per la prima volta la squadra che ha fatto grande. Ecco 21 parole che lo descrivono

Sabato 8 novembre, a Catania, il Varese si troverà di fronte alla squadra guidata da Giuseppe Sannino, il tecnico che più di ogni altro ha fatto grande la squadra biancorossa negli ultimi decenni. Curiosamente ora sulla panchina di Masnago siede Stefano Bettinelli, "secondo" di Sannino durante il suo folgorante triennio oltre che amico e "discepolo" dal punto di vista tecnico-tattico dell’allenatore di Ottaviano. Che vogliamo omaggiare con questo articolo "dalla A alla Zeta".

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Beppe Sannino, i magic moments in biancorosso 4 di 17

A come Alessandria – La "prima" del Beppe con il Varese non fu una vittoria. Al (secondo) esordio sulla panchina biancorossa Sannino venne bloccato sul pareggio (1-1) dall’Alessandria con la collaborazione di un guardalinee che inventò un fuorigioco di Dos Santos, autore nel finale della rete del successo.

B come Buzzegoli – Se Sannino è stato il grande ispiratore del ritorno in B, l’uomo che ha messo in pratica nel giorno più importante le sue indicazioni è stato Daniele Buzzegoli, capitano della squadra e autore delle due reti decisive alla Cremonese. La prima con una staffilata dal limite, la seconda dal dischetto, per il rigore assegnato dopo l’atterramento di Carrozza. 

C come Como – Il derby del Sinigaglia – autunno 2008 – fu la partita che fece "saltare" Gedeone Carmignani e di fatto consegnò il Varese a Sannino. Il ritorno fu un trionfo a dispetto di un punteggio (3-2; Del Sante e due volte Grossi) che a prima vista non pare così netto. E l’anno dopo arrivarono un pareggio sul Lario e un altro successo a Masnago (1-0, ancora Del Sante): un bilancio eccellente nella rivalità più accesa.

D come Don – Uno dei tanti personaggi inventati da Sannino per motivare i giocatori è quello del parroco di paese, "Don Nino", improvvisato allenatore della squadra dell’oratorio in cui la prima regola è quella di giocare per divertirsi, con la testa leggera. Per inciso, "Don Nino" si è presentato alla squadra in occasione della finale di ritorno con la Cremonese…

E come espulsioni – Per proteste, per insulti, per frasi blasfeme (che però il mister ha smentito), soprattutto per aver superato di continuo i confini dell’area tecnica tracciata davanti alla panchina. Sannino è stato cacciato dal campo di gioco infinite volte dagli arbitri: circostanze in cui ha lasciato il timo al vice e cioé proprio a Stefano Bettinelli. Per poi salire in tribuna (o anche sul tetto degli spogliatoi) e incitare a gran voce la squadra da quelle postazioni improvvisate.

F come Fun Cool – Era dai tempi del Pozzecco di "Nobody can’t defense on me" (prima dello scudetto ’99, se ben ricordiamo) che un personaggio dello sport varesino non spopolava con una maglietta propria. Sannino ci è riuscito con il suo motto, misto tra l’inglese e una delle parolacce più diffuse, stampata inizialmente su una sua t-shirt da allenamento e poi diventata uno slogan per tutti i tifosi del Varese e, appunto, un capo di abbigliamento.

G come Gambadori – Abbiamo detto di Buzzegoli, ma non possiamo tacere di un altro eroe della promozione in B: il centrocampista buttatonella mischia alla mezz’ora della finale di ritorno con la Cremonese, con il punteggio bloccato sullo 0-0 e con il teorico ruolo di terzino. La sua caparbietà, la capacità di adattarsi, lo spirito di sacrifico sono scolpiti nella testa dei tifosi presenti quel giorno allo stadio.

H come Horse – L’acca è difficile e allora ci affidiamo all’inglese per ricordare che "Sannino" è stato anche un cavallo da corsa (galoppo) il cui nome è stato chiaramente ispirato dall’allenatore del Varese.

I come Internet – Beppe Sannino ci (inteso come VareseNews) vuole bene, è passato spesso a trovarci in redazione, ha partecipato ad alcune nostre iniziative ma per lui le novità tecnologiche sono sempre stati ostacoli difficili da affrontare. Poco internet, tanto da confessare – nella conferenza stampa di addio – di «essermi fatto prenotare il volo per Roma, perché io con il computer sono un disastro».

L come Lu Monferrato – Un paese appoggiato in cima alla collina, circondato da vigneti, ricco di storia, e abbracciato sovente dalla nebbia. È lì che Sannino tornava a ritemprare le energie, a tirare il fiato, a pensarne una nuova per la partita seguente. E naturalmente a correre su ritmi alti, grande passione del Beppe.

M come Minatori – Amante delle metafore incisive, il tecnico napoletano ha spesso accostato i suoi giocatori ai lavoratori delle miniere, costretti a scavare al buio (lottare partita per partita) per arrivare a vedere la luce (la vittoria, la promozione, la salvezza…)


N come Neto Pereira
– Nel Varese di Sannino non c’è un solo giocatore simbolo (menzioniamo qui Daniele Corti, suo pretoriano già a Lecco), ma di certo non si può ignorare l’apporto del numero 10 brasiliano alla squadra biancorossa. Tra le altre cose, vogliamo ricordare la rete del momentaneo 2-0 all’Olimpico di Torino, nella notte magica dell’esordio in B: una delle azioni corali più belle mai effettuate dalla squadra del Beppe. Contro quella che, quando lui era ragazzino, era la sua squadra dei sogni.

O come Ossola – Inteso come "Franco Ossola", lo stadio di Varese: lì dentro Sannino è stato imperatore in tutto e per tutto. Dal voler tenere sul prato davanti alla panchina ogni conferenza stampa del venerdì, all’utilizzare la pista di atletica per i suoi allenamenti podistici, sino al mitico "giro di campo" prima di ogni partita. Pratica che non mancava di sbrigare anche in trasferta, raccogliendo l’ostilità di tutti gli spalti eccetto lo spicchio di tifosi biancorossi.

P come Padova – Il sogno più grande del Varese di Sannino si è interrotto – tra gli applausi del pubblico – contro il Padova nella semifinale playoff del 2011. Come per l’esordio con l’Alessandria (vedi all’inizio) anche in quel caso fu un pareggio a Masnago a segnare il destino: 3-3 nonostante il doppio vantaggio iniziale e il momentaneo 3-2 di De Luca. Questa volta però non c’è un guardalinee malandrino, ma la classe di El Shaarawy a decidere il match.

Q come Quattro-quattro-due – Il credo tattico di Sannino si è formato quando, da giovane allenatore e appassionato, il Beppe seguiva gli allenamenti della Primavera del Milan che lavorarva seguendo i dettami della squadra di Sacchi. Lì nacque la convinzione che il modulo migliore per le sue squadre fosse il 4-4-2, sulle cui ali il Varese è volato dalla C2 alla soglia della Serie A.

R come Record – Allora era diventata una consuetudine, a pensarci ora è stata una cavalcata incredibile. Con Sannino in panchina il Varese non ha mai perso in casa: stiamo parlando di ben 54 partite consecutive senza mai concedere i tre punti agli avversari. E i biancorossi persero alla prima senza di lui (in Coppa Italia, contro l’Avellino con Carbone allenatore).

S come Sogliano – In principio non si amavano ma poi hanno formato una coppia d’assi fondamentale per l’ascesa del Varese. L’uno in panchina e l’altro (parliamo di Luca) nel ruolo di direttore sportivo hanno segnato un’epoca: non è un caso che una delle foto più belle del ritorno in Serie B sia di loro due, abbracciati stretti, in trionfo. E non è un caso che entrambe siano arrivati in Serie A.

T come Turri – Perché, vi chiederete, riesumare un nome rimasto legato all’ultimo fallimento della società? Perché furono proprio i Turri a chiamare per la prima volta a Varese da allenatore Giuseppe Sannino nell’estate del 2003. Non andò bene: l’esonero arrivò dopo 25 giornate e in seguito a un ko (2-0) contro il Cittadella di… Rolando Maran. Al posto del Beppe arrivò Beruatto, sostenuto dal nuovo presidente Stefano Tacconi. Vabbè, la lettera "T" in questo caso era meglio saltarla…

U come Unici – La grande rincorsa alla Serie B, attesa in città da 25 anni, è diventata un bel volume che non può mancare nella biblioteca dei tifosi del Varese. Parole del giornalista Filippo Brusa, immagini dall’obiettivo di Marco Guariglia e di altri fotografi vicini alla squadra.

V come Varese – Facile, ma doveroso accostamento. La lettera "V" è tatuata sul polso dell’allenatore e da lì non se ne andrà mai. E mai, a Varese, sarà scordato l’apporto dato dal mister nel suo triennio a Masnago: anche chi ha cantato «di Sannino me ne frego tanto in panca c’è Maran» sa bene che il rapporto tra la Città Giardino e il tecnico resta indissolubile.

Z come Zanzara – Si rischia di fare un torto ai tanti protagonisti dell’era Sannino quando se ne citano solo alcuni, come stiamo facendo noi. Per concludere l’alfabeto però non possiamo non pensare a Pietro Tripoli, scattante ala biancorossa, scudiero di Sannino per tutte e tre le stagioni a Varese. Basso di statura, Tripoli è stato uno dei più bersagliati dagli strali del mister in allenamento («Cosa parli tu, che quando sei in panchina non tocchi nemmeno terra con i piedi…») ma anche uno dei più coccolati nelle conferenze stampa dopo le partite.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Novembre 2014
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