Imprenditori italiani: cosa fare per lavorare in Svizzera
Le risposte pratiche di Confartigianato Varese, lunedì 30 alle Ville Ponti, con specialisti italiani e svizzeri

Intese tra Italia e Svizzera sulla Black List, trasparenza e scambio di informazioni, voluntary disclosure, norme severe sulla prestazione d’opera degli imprenditori italiani oltreconfine: le cose stanno cambiando anche nella vicina Confederazione e lavorarci è sempre più difficile. E’ per questo che gli imprenditori si stanno chiedendo come fare per poter essere in linea con quanto richiedono le autorità svizzere, a partire dai permessi e dalle autorizzazioni, per lavorare bene e senza incorrere in eventuali sanzioni.
Le prime risposte pratiche arriveranno lunedì 30 marzo al convegno “Imprenditori italiani: cosa fare per lavorare in Svizzera” organizzato da Confartigianato Imprese Varese. Al Centro Congressi Ville Ponti di Varese, dalle ore 18.30, i consulenti italiani Gianpaolo Lamantia e Massimo Pagano, e Kilian Bai della Fideconto Consulting di Lugano, affronteranno tutti quegli aspetti che le imprese devono tenere sotto controllo proprio per evitare serie difficoltà.
L’ingresso all’incontro è gratuito e partecipare è semplicissimo: basta iscriversi suhttp://www.asarva.org/2015/03/cosa-fare-per-lavorare-in-svizzera-risposte-30-marzo-varese/ oppure contattare direttamente la segreteria organizzativa allo 0332.256367.
La Svizzera non sembra più l’Eldorado di una volta: gli obblighi aumentano, le regole si fanno più restrittive, le omissioni non si perdonano e le sanzioni incidono pesantemente sulle tasche delle imprese. Per la mancata notifica, la comunicazione preventiva che l’azienda italiana deve inoltrare all’Ufficio di sorveglianza del mercato del lavoro per dare svolgimento alla propria attività, si va da una sanzione minima di 2.500 franchi ad una massima di 5.000.
Il convegno di lunedì 30 si concentrerà sulla distinzione sostanziale tra le norme che interessano i lavoratori indipendenti (titolari o soci di un’impresa che intendono prestare il proprio lavoro in Svizzera per un determinato periodo di tempo) e quelle che riguardano invece i lavoratori dipendenti distaccati, cioè coloro che vengono distaccati in Svizzera da un’impresa che ha sede nell’Unione europea per fornire una prestazione di servizio. Il primo obbligo è anche sociale: le imprese estere devono attenersi alle condizioni salariali e lavorative del Paese in cui operano.
A seguire si parlerà di:
– sanzioni per omessi o errati adempimenti
– regole contributive e fiscali
– adempimenti per l’accesso in Svizzera
– nuove regole 2015 per il contratto d’appalto
– nomina del rappresentante fiscale con domicilio o sede sociale in Svizzera
– apertura di una filiale e/o società oltreconfine (la svizzera SAGL corrisponde alla SRL italiana)
– alcuni cenni sulla voluntary disclosure
«Le regole devono valere tanto in Svizzera quanto in Italia – dice il Presidente di Confartigianato Varese Davide Galli – ma le si deve conoscere. Il nostro compito è quello di guidare gli imprenditori nella complessità della normativa e offrire una visione il più possibile ampia e obiettiva di obblighi, autorizzazioni e permessi che servono per lavorare in sicurezza al di là del confine. D’altronde la Svizzera è da sempre un mercato interessante sia per chi esporta che per chi offre prestazioni d’opera secondo l’eccellenza del Made in Italy. I nostri prodotti sono sempre più apprezzati all’estero ed è proprio per questo che per garantire questa qualità dobbiamo avere la piena consapevolezza di ciò che sta cambiando per non farci trovare impreparati. Sappiamo che tematiche così complesse non si possono risolvere in un solo incontro, ma anche per questo c’è una soluzione: le imprese, anche dopo il convegno, possono recarsi nelle nostre sedi e chiedere una consulenza ai nostri professionisti».
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