Palazzo Estense ha occupato rudemente il Molina
Pier Fausto Vedani ripercorre i risultati raggiunti nelle ultime presidenze della Fondazione grazie all'operato dell'attuale direttore generale. L'invito a Campiotti a proseguire nel cammino del miglioramento
Nella sua lunga storia la casa di riposo voluta dai fratelli Molina ha incontrato anche momenti non facili, come può accadere a qualsiasi istituzione o azienda. E quando c’è burrasca si può incontrare difficoltà nel reperire presidenti disposti a dedicare ogni giorno ore all’istituto, svolgendo tra l’altro attività non retribuita. Da parecchi anni però i problemi della fondazione
Anche con una Lega Lombarda che prometteva ribaltoni, il cammino di progresso del Molina non ha conosciuto soste, segno di condivisione di valori e programmi
I sindaci del Carroccio- spetta al primo cittadino la nomina di presidente e consiglieri della fondazione – hanno alternato ai vertici dell’istituto persone affidabili. E’ così accaduto che il Molina abbia visto presidenti anche due medici, Zanetta e Carletti. Il primo dopo essersi reso conto che la presidenza comportava aspetti gestionali molto manageriali e poco medici, valutando le necessità reali dell’istituto decise di affidarne la gestione a chi aveva specifiche competenze. Mancava un anno alla fine del suo mandato quando Zanetta fece uno storico passo: optò per un manager alla guida tecnico-amministrativa di un ente privato di rilevante importanza. L’incarico fu assegnato ad Andrea Segrini al quale venne proposto uno stipendio parametrato alla parte bassa della scala delle retribuzioni dei manager degli enti pubblici della nostra regione.
Anche a distanza di dodici anni la scelta di Zanetta si è confermata vincente: l’istituto non ha più avuto problemi, ha solidità finanziaria grazie ad oculate gestioni annuali e all’incremento patrimoniale. Ma contano di più i primati assistenziali, il rilevante profilo sociosanitario offerto alla città e al territorio. Con l’arrivo alla presidenza nell’ultimo quinquennio di Guido Ermolli si è fatta ancora più stretta la collaborazione dei vertici del Molina e ci sono stati ulteriori e documentati progressi.
Ecco perché abbiamo contestato la rivoluzione imposta al sindaco Fontana da un mondo politico che a Varese tra l’altro non ha mai brillato per risultati.
Lo statuto della Fondazione, che è privata, si rivolge al sindaco non come uomo politico ma come rappresentante di tutti i cittadini. Questa volta la maggioranza di Palazzo Estense per mano del sindaco ha occupato rudemente il Molina: un errore incredibile in tempi in cui la politica non gode di simpatie. Altro errore quello di far trapelare notizie errate sui compensi al manager della Fondazione. Lo stipendio di Segrini oggi è quello di dodici anni fa. E se al direttore vengono riconosciuti degli incentivi è perché ogni anno ottiene ottimi risultati di gestione. Mi sbaglierò ma l’incarico ricoperto da Segrini in qualche ambiente politico potrebbe essere stato considerato un obiettivo.
Davanti a una realtà di successo come è oggi la Fondazione Molina, è auspicabile che da parte della città ci siano sempre fiducia e attenzione: troppe volte la politica ha voluto far vedere al privato “come si fa” e poi se ne è andata lasciando dietro di sé macerie. L’attenzione di Varesenews alla casa di riposo è sempre stata costante e da tempo anche silenziosa perché efficienza e ragionevolezza erano alla base dei risultati che venivano ottenuti in viale Borri. In cinque anni una sola intervista al presidente e solo accenni indiretti all’eccellente operato del direttore.
C’è già stato il cambio della guardia, al neopresidente Campiotti auguriamo buon lavoro e il nostro silenzio. Guidare bene il Molina significa conquistare il cuore dei varesini. Di questi tempi è come aprire la porta di un Eldorado di stima e considerazione.
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