Ora che gli “zingari” sono gli italiani basteranno le ruspe?

La riflessione e la proposta - forte - di Massimo Crespi di Comunità Famigliare. Contro la politica degli sgomberi ma anche per una soluzione ai tanti che non hanno più casa

Il rifugio per senza tetto a Busto Arsizio (inserita in galleria)

Ora che i nuovi zingari sono gli italiani si potrà applicare la politica delle ruspe anche a loro? E’ questa la riflessione che fa Massimo Crespi di Comunità Famigliare (al centro nella foto), una realtà che a Busto si impegna da qualche anno nel sociale grazie all’adesione di alcuni nuclei familiari cittadini. Oltre alla riflessione c’è anche la proposta, forte, al consiglio comunale di indicare un luogo dove poter costruire case low cost, mobiles home per gli italiani che stanno perdendo le loro case. Esistono, le vendono all’Ikea.

Vi proponiamo la riflessione per intero

C’è da domandarsi se chi propone la soluzione “ruspa” alle politiche degli insediamenti irregolari nelle baraccopoli delle nostre città, sia cosciente della tragica, probabilmente non arrestabile piaga delle soluzioni di “semplice” sfratto per le persone morose. È consapevole quel politico nazionale che vuol radere al suolo ogni baracca, che queste vengono erette ed abitate quotidianamente e nell’indifferenza silenziosa, proprio dagli italiani che non hanno dimora? Si è curato di girare pure le tante zone ferroviarie nel limitrofo che nascondono mille tuguri di abitazioni rimediate dagli edifici in disuso o abbandonati? Non è mai stato trattenuto la notte negli aeroporti padani così da testare la durezza dei marmi lucidi su cui giacciono dei disperati insudiciati nei cartoni? Sa che sulle nascoste scale di servizio ospedaliere si bivacca, si piscia, si vomita senza nemmeno tanta pazienza?

Si vuole sbaraccare, ma la volontà di tantissimi miseri italiani sotto la povertà va nel senso opposto, nel senso di trovarsi, se non altro, dei giacigli dove stare erigendo bidonville intorno, in ogni luogo di degrado civile che non offre ripari differenti… Le sue dichiarazioni, per niente sterili ma acute ed appetibili dal punto di vista della bossiana gabina elettorale, non sono dissimili da quelle del politico nostrano che non vuole letti, ma solo brandine nei rifugi per clochard (tra cui, ne siamo certi, c’ha qualche lontano parente se cerca bene nelle genealogie locali), che “se no si abituano troppo bene e ci restano per sempre!”… E infatti ce ne è morto uno pochi giorni fa, a Busto Arsizio.
La dura legge della giungla che politici di tal fatta hanno partorito, fa sì che si debba tirare su ciò che viceversa si vorrebbe tirare giù, distruggere, perché non si vuole più vedere e farci i conti, personalmente. Servirebbero dei campi Rom per gli italiani senza case, e non ci pare più una provocazione purtroppo. Se niente di diverso pare possibile si chiedono persino dei campi di accoglienza per italiani, vittime della politica abitativa, sociale ed economica degli ultimi decenni.

Servono, s’afferma, delle mobile homes dentro new town, che colmino le esigenze di chi sopravvive nel terremoto della propria vita di stenti, di fatica, ma non ha dove stare ed abitare. Nessuno sa provvedere con efficacia, tempestivamente e con definizione, né pubblicamente né privatamente, e allora non resta che trovarsi da sé la propria casa, qualunque e comunque sia. Allora chiediamo che ci venga detto dove eventualmente costruire, dove fare dei campi Ita anziché Rom, perché ce n’è bisogno; dove metterci noi cittadini meno fortunati, noi disgraziati, senza troppo disturbare.

Chiediamo formalmente che l’Amministrazione civica della Città di Busto, col suo Consiglio comunale tutto ci indichi dove dimorare se perdiamo la nostra casa, dove costruircela low cost, magari prendendola all’Ikea, che costa meno. Dove sorgerà per primo l’insediamento per i nuovi zingari italiani? Speriamo poi di non venire spianati da qualche bulldozer impazzito o fuori controllo, perché sarebbero guai seri, per tutti noi.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Giugno 2015
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