Suor Mariangela non parlerà

La ex-religiosa accusata di violenza e stalking nei confronti di Eva Sacconago, l'oratoriana di Sant'Edorado morta nel 2011, rinuncerà a sottoporsi all'esame. Oggi è stato il turno dei testi della parte civile

tribunale busto arsizio

Suor Mariangela Farè rinuncerà a deporre nel processo che la vede imputata per violenza sessuale e stalking nei confronti di Eva Sacconago, la giovane oratoriana bustocca morta suicida nel giugno del 2011 nel suo appartamento di Sant’Edoardo, a poche decine di metri dall’oratorio dove ha conosciuto la suora.

La prossima udienza avrebbe dovuto vedere la ex-suora delle Figlie di Maria Ausiliatrice, al banco dei testi per sottoporsi alle domande di accusa e difesa. Una scelta, quella di non prendere parte attiva al processo, che ha mantenuto sin dall’inizio del dibattimento.

Nel frattempo procede la lunga sequenza di udienze per esaurire tutti i testi chiamati a rispondere, a ricostruire e a chiarire una vicenda dai contorni ancora da chiarire. Per la corte, infatti, non è affatto facile districarsi tra la montagna di carte prodotta dalla ragazza (diari, mail, fax, sms) durante la lunga relazione con la suora iniziata nel 1998 e proseguita per almeno 12 anni.

Nell’udienza di questa mattina, martedì, sono sfilati i testi della parte civile rappresentata dall’avvocato Tiberio Massironi. Il primo teste sentito è don Fiorenzo Allemandi, figura spirituale di riferimento delle suore dell’ordine di Mariangela Farè il quale ha raccontato dei suoi dialoghi con l’imputata riguardo al suo rapporto con Eva Sacconago: «Mi aveva parlato di lei e del rapporto di amicizia che le legava, un’amicizia che era diventato un legame ancora più forte per i problemi che Eva aveva con i genitori, mi disse che l’aveva presa a cuore perchè la ragazza si sentiva abbandonata nel suo processo di crescita». Don Fiorenzo ha anche detto di non credere alle accuse rivolte alla Farè, negando di fatto che le due avessero avuto rapporti anche di tipo sentimentale.

Il secondo ad essere sentito è stato Alessandro Gagliardi, anche lui membro del gruppo di animatori dell’oratorio di Sant’Edoardo nel periodo ’97-’99: «Conobbi Eva in quell’occasione e fummo anche legati da un rapporto che andava oltre l’amicizia per un paio di mesi, poi finì senza scossoni e rimanemmo amici anche negli anni successivi fino a quando non ci fu un allontanamento. Avevo notato lo stretto rapporto tra Eva e la suora ma non vidi nulla di strano. Incontrai la suora un giorno al cimitero, dopo la morte di Eva, e mi disse che aveva un rimorso per il fatto di non aver risposto alla chiamata di Eva la sera prima del suicidio».

Infine è stato sentito Giancarlo Ferrario, lo psicoterapeuta al quale si rivolse la madre di Eva quando si accorse dei primi cambiamenti nel carattere della figlia: «Vidi i Sacconago diverse volte e mi rappresentarono questo turbamento perchè Eva era diventata irascibile, mi parlarono del rapporto con la suora e mi fecero leggere anche alcune lettere della corrispondenza con la suora. Mi resi conto che quel rapporto non era ascrivibile ad una normale relazione amicale ma c’era qualcosa in più».

Le testimonianze di oggi confermano quanto questo processo si giochi su realtà e apparenza, un filo sottile che i giudici dovranno saper riannodare per arrivare ad un punto di verità sulla tragica eredità lasciata da una ragazza fragile che ha vissuto il suo inferno in questa vita.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Luglio 2015
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