Via Francigena 16esima tappa da Acquapendente a Bolsena
Il racconto della 16esima tappa del viaggio sulla Via Francigena del direttore di VareseNews, Marco Giovannelli
E all’improvviso appare il lago. Non avevo detto niente ai miei tre compagni di cammino. Subito dopo la sosta nel caffè della piazza di San Lorenzo nuovo è bastato fare pochi passi per arrivare sulla terrazza da cui appare in quasi tutta la sua grandezza il lago di Bolsena. È stato un piacere vedere il loro stupore e la contentezza di ritrovare uno scenario naturale bello da fotografare.
Oggi mi sono ritrovato spesso a far da cicerone nella prima tappa tutta nella Tuscia viterbese. Partenza di nuovo all’alba per questa mia sedicesima tappa. Il tentativo è di prendere meno caldo possibile anche se in questi giorni l’impresa è impossibile. Ad Acquapendente alle sei c’erano già 26 gradi e durante la giornata siamo arrivati a 38. Il cammino comunque è stato piacevole e molto spedito fino alle porte di Bolsena. Mancavano cinque chilometri quando Marco ha avuto un momento di crisi pesante. All’inizio si pensava a un problema al piede dovuto a vesciche o simili. Poi è emerso invece il vero problema molto più serio: ha una tendinite bella tosta. Non sono bastati antinfiammatori e analgesici. Ha provato a camminare ancora ma non era proprio possibile. Così ci siamo divisi. Richard e Alberto hanno proseguito il cammino con l’intento di trovare qualcuno che potesse accompagnarlo in auto fino a Bolsena. Io invece sono rimasto con lui e la fortuna ci ha assistito perché un appassionato di quod ci ha visto e lo abbiamo fermato chiedendo soccorso. Lui si è subito dichiarato disponibile e presa l’auto ci ha accompagnati fino alla casa familiare delle suore del Santissimo Sacramento. Per Marco la via Francigena con tutta probabilità si chiude qui. Peccato perché il nostro quartetto aveva preso un bel ritmo e soprattutto peccato per lui perché ci teneva molto ad arrivare a Roma. Il suo desiderio era poi restare in Italia per un altro periodo per vivere qualche esperienza.
Il cammino è fatto anche di questi momenti ed è importante condividere e vivere una solidarietà molto semplice ma essenziale.
La tappa si è conclusa a Bolsena intorno alla una. Riposo e poi ci siamo concessi addirittura un bagno al lago. Il nostro ostello è di fianco alla basilica di Santa Cristina, un luogo fondamentale nella storia del paese per due ragioni molto profonde. Nel 1263 ci fu un miracolo eucaristico che vide protagonista il sacerdote boemo Pietro da Praga. Il prelato viveva un momento di crisi e un giorno mentre stava celebrando la santa Messa, allo spezzare del pane questo iniziò a sanguinare. Dall’anno successivo al fatto venne istituita la festa del Corpus domini e iniziò l’usanza di una processione con le reliquie del miracolo eucaristico.
La seconda ragione è la storia di Santa Cristina patrona del paese. La fanciulla poco più che una bambina era stata promessa agli dei dal padre. Lei invece aveva avuto una conversione e da allora iniziarono torture fino alla sua morte. Santa Cristina di Bolsena costituisce una delle più complesse e affascinanti figure dell’agiografia cristiana antica; per questo si sono interessati di lei i maggiori studiosi del cristianesimo primitivo. Tutti ne hanno parlato con interesse, appassionandosi alle complesse problematiche storico archeologiche connesse alla sua figura. Una storia che iniziò a viaggiare non solo nei racconti degli esperti.
Furono certamente i pellegrini che contribuirono al fiorire di numerosissimi luoghi di culto sulla via Francigena, sulle sue molteplici diramazioni e lungo la via per Santiago de Compostela: nella sola Galizia sono ancora oggi 32 le parrocchie dedicate alla santa e altrettante nella sola Toscana. Il culto si diffuse seguendo la direttrice sud nord, intensificandosi verso ovest e rarefacendosi verso l’est europeo, infatti le maggiori e più numerose testimonianze le troviamo in Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Francia, Spagna e Portogallo.
Mentre ci avviciniamo a Roma, mancano ormai poco più di cento chilometri, si infittiscono le vicende di santi e miracoli legati a diversi momenti storici. La Via Francigena che ora corrisponde molto all’attuale Cassia era un sistema di comunicazione non appena per consentire il trasporto di merci e persone, ma anche per diffondere racconti.
Bolsena, come Acquapendente, aveva una grande importanza strategica a partire dal fatto che si era sviluppata sulle rive di un grande lago che forniva così acqua e cibo in abbondanza. I segni della Via Francigena sono molto presenti, ma con un carattere maggiormente religioso di quanto incontrato in Toscana. Qui c’è comunque una maggiore tradizione riguardo al pellegrinaggio e sono tanti i luoghi in cui ci sono servizi specifici come accoglienza per dormire o luoghi per mangiare o anche negozi che fanno condizioni diverse.
È interessante vedere l’evoluzione del cammino a seconda dei luoghi che tocca. Domani arriveremo a Montefiascone. Tappa corta e tutta fuori dalle vie in asfalto.
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