Via Francigena sesta tappa, da Lucca ad Altopascio

Prosegue il viaggio del direttore Marco Giovannelli sulla storica via di pellegrinaggio. Tra abbazie, incontri curiosi, riflessioni sull'Italia vista con gli occhi degli stranieri

via francigena sesta tappa

Proprio sotto l’ostello della Misericordia c’è la piazza con la fontana della Pupporona, come la chiamano i lucchesi. Quel seno scoperto faceva meraviglia è così più che l’acqua buona dell’acquedotto romano, era la scultura, al tempo considerata osé, ad attirare gente.
Stamattina con Richard ce la siamo presa comoda. Abbiamo dormito fino alle sette passate e mentre stavamo riempiendo le borracce ci si è avvicinato un signore con fare distinto. “Siete pellegrini?” Ci ha chiesto con un inconfondibile accento francese. Ben curato, con un cappello che gli conferisce un tono da intellettuale, insiste: “posso parlare un po’ con voi? Vorrei sapere quanto camminate, dove andate, dove vi fermate”. Ci invita ad andare a sederci in un bar con lui e concedergli qualche minuto. Noi siamo già un po’ in ritardo, ma non riusciamo a rinunciare a questo incontro così particolare. Filippo avrà settant’anni e rompe subito il ghiaccio. “Voi fate una cosa preziosa, importante per tutta l’umanità. L’uomo non ha più l’abitudine del cammino e con questo ha perso anche il gusto del sapere. La nostra vita è fatta di ricerca e l’elemento centrale è l’amore”.

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Conversa un po’ in italiano e poi in inglese per non tagliar fuori Richard. “Ci sono persone che scelgono di fare cammini molto impegnativi come nel deserto pur di scoprire qualcosa di più profondo che non sia la vita di tutti i giorni. Tutti noi ne avremmo bisogno, ma questa società propone modelli diversi e le persone vivono così insoddisfatte”.
Io e Richard, di fronte a un ottimo cappuccino, raccontiamo brevemente cosa stiamo facendo. Filippo è assorto e vorrebbe star lì con noi ancora, ma non possiamo accontentarlo oltre.
“Ma lei Filippo cosa faceva di lavoro?” Gli chiedo in modo diretto mentre ci salutiamo.
“Ah, una cosa davvero poco importante per me. Lavoravo in banca, ma la mia vera passione è sempre stata la filosofia”.

Ci ringrazia ed offre la colazione. E noi ripartiamo e per me è la sesta tappa. Quella di ieri ha lasciato brutto segni. Non è tanto la stanchezza, che pure si fa sentire, ma diversi punti critici ai piedi. Tre vesciche, di cui una ormai quasi fuori controllo prende metà calcagno, duroni a entrambi i pollici e problemi anche ai mignoli che se la cavano grazie a una mini fasciatura.
È evidente che gli scarponi che tanto sembravano ottimi, si stanno rivelando inadeguati. Le scarpe da trial di riserva farei prima a buttarle per alleggerire lo zaino. Stamattina le ho provate per pochi metri ed era come muoversi sui tizzoni ardenti. Richard per la prima volta è un po’ preoccupato e mi dice che oggi camminiamo sempre insieme.

Uscire da Lucca è un piacere perché percorriamo le mura che sono frequentatissime di gente che corre, cammina, va in bici. È un polmone verde che si snoda tutta intorno alla città guardandola dall’alto. E la vista da lì è notevole. Lucca è davvero molto bella e affascinante. Poi vai a capire perché le amministrazioni fanno scelte come quella di chiudere la grande piazza Napoleone per farne un’area con un summer festival. Per carità, se si guarda al cartellone degli artisti c’è da restare a bocca aperta con concerti del tenore di Elton Jhon, Bob Dylan, De Gregori e tanti altri. Ma perché farlo nel cuore della città bloccando così un’intera area dove c’è tanto movimento anche di turisti? Mah…

Usciamo da Lucca e la tappa si rivela brutta e noiosa, la peggiore fatta finora. Quasi interamente su asfalto, non presenta niente di interessante se si fa eccezione dell’abbazia di Pozzeveri dove incontriamo una bella attività di cooperazione tra università statunitense e italiane. Ragazzi e ragazze stanno scavando intorno alla Badia per riportare alla luce molti elementi di valore archeologico. Facciamo li la pausa pranzo e ci godiamo un po’ di verde e di ombra.

Negli ultimi chilometri che ci mancano alla fine della tappa, Richard mi fa notare due cose che lo hanno molto colpito. La prima riguarda l’uso discutibile del denaro per fare opere pubbliche. Poco oltre l’abbazia inizia un marciapiedi molto largo che costeggia una strada secondaria. Una lavoro eccessivo quando invece ci sono zone, e noi ne sappiamo qualcosa perché oggi ci abbiamo camminato almeno per dieci km, dove muoversi è molto pericoloso a causa della sede stradale stretta. La seconda cosa riguarda il passaggio a livello chiuso. “In Olanda le sbarre restano giù un minuto e non di più. In Italia ho aspettato anche dieci minuti…”. Non sarà un gran problema ma indica molto di come affrontiamo alcune cose noi italiani.

L’arrivo ad Altopascio è per un’ora presta e questo ci permette di recuperare un po’ di energie.
Stasera dormiamo in una foresteria laica gestita dalla biblioteca comunale. Si trova in una delle piazze del delizioso centro storico. La struttura è stata appena ristrutturata e profuma ancora di nuovo. Altopascio ha una grande tradizione di accoglienza per la via Francigena. Sigerico nel 990 aveva prestato grande attenzione a questo tratto di strada anche perché è vicino al mare e questo significava sviluppo. Nel paese sono ancora attivi i Cavalieri del Tau che furono i primi ospitaleri. Il timbro della tappa riporta infatti questa associazione come elemento fondante del cammino.

Altopascio è sempre più attivo per la via Francigena. Insieme ad altri comuni è arrivato alla quinta edizione di Francigena international arts festival. Dieci appuntamenti aperti pochi giorni fa con Peppe Servillo e che proseguiranno fino a metà agosto. Da qualche giorno è forte la sensazione di vedere un’altra Italia. È come se fossi in terra straniera e, sapendo bene che non è così, mi arriva ancora la conferma che sono gli occhi di ognuno di noi a vedere le cose in modo diverso. Entrare in tanti luoghi arrivando da un cammino come quello che sto percorrendo, è cosa ben diversa da passarci, magari anche distrattamente. La fatica e la lentezza ti fanno vedere con occhi diversi. E di questo potrei scrivere per ore, ma ora ho anche un appuntamento con il responsabile della biblioteca è così domani vi racconterò ancora. A proposito della prossima tappa, sarà fino a San Miniato per una totale di quasi trenta chilometri. Lasciamo la provincia di Lucca e iniziamo ad avvicinarci a Siena, ma per arrivar li c’è ancora tempo. Piedi permettendo.

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Pubblicato il 25 Giugno 2015
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