“Così abbiamo convinto i Foo Fighters a suonare per noi”
La storica impresa del Rockin 1000 non è solo romagnola. Alla chiamata hanno risposto anche dieci musicisti dal Varesotto
La potenza della musica suonata dai mille del pratone di Cesena ha fatto il giro del mondo sull’onda delle 19 milioni di visualizzazioni su Youtube (nel momento in cui scriviamo).
L’impresa (riuscita) è ormai nota: un ragazzo, Fabio Zaffagnini, si è messo in testa insieme ad un gruppo di amici di suonare una canzone dei Foo Fighters in mille persone contemporaneamente per convincere Dave Grohl e compagni ad esibirsi a Cesena. Quel gruppo di amici è poi diventato un vero e proprio staff e, con una passione e un’organizzazione ammirevoli, sono davvero riusciti a coordinare 1000 musicisti, tra batteristi, chitarristi, bassisti e cantanti per l’esecuzione di “Learn to fly”. A stretto giro di posta l’impresa ha smosso il leader della band in persona che ha annunciato: “Cesena suoneremo per voi”.
Ma l’impresa, strepitosa soprattutto per le emozioni che ha saputo trasmettere agli amanti della musica e non solo, non è solo romagnola. Alla chiamata dei ragazzi del “Rockin 1000” hanno risposto un po’ da ogni angolo della penisola e anche il Varesotto ha dato il suo contributo. Sono almeno in dieci, secondo quelli che abbiamo contato, ad aver preso parte a quell’esperienza.
Tra i cantanti ci sono Cinthia Nasisi di Castiglione Olona, Manuel Virgilio di Samarate, Michele Ponti di Sesto Calende, Sonia Colella di Azzate; tra i chitarristi Luca Massari di Castiglione Olona, Gabriele Pertoni di Busto Arsizio, Loris Valente di Busto Arsizio; tra i assisti Manuel Bazzoni di Vergiate e tra i batteristi Francesco Gazzi e Giovani Caudullo di Sesto Calende, ai quali si aggiunge il comasco Paul Forni.
«Ho letto di questa iniziativa a dicembre 2014 e ho voluto aderire subito perché mi sembrava un’idea pazzesca – racconta Cinthia Nasisi, cantante, di Castiglione Olona -. Inizialmente ho inviato una mia esibizione video per partecipare ad una sorta di provino per selezionare i partecipanti, poi quando sono stata ammessa è stato molto bello notare come l’organizzazione ci tenesse al corrente di tutto: di come proseguiva il progetto e di come andava la raccolta fondi. Sono stati veramente molto bravi. Questo e l’amore per la musica ha legato mille persone tra loro sconosciute, persone meravigliose e piene di talento!». È stata proprio Cinthia ad averci contattato e ad aver raccolto i nomi di tutti i partecipanti del Varesotto per cercare di portare anche questa importante testimonianza.
«Ammetto che ero scettico – racconta Giovanni Caudullo, batterista, di Sesto Calende -. Facendo due parole con altri batteristi ci chiedevamo se ce l’avremmo fatta. Se le batterie non fossero andate a tempo, potevamo andare tutti a casa. Quel giorno poi alle due il maestro Sabiu ci chiama all’ordine e finalmente dopo ore è calato il silenzio sulla piana. Il caldo e l’afa erano insopportabili e non agevolavano una tensione palpabile. I volti erano seri e concentrati. Toccava a noi batteristi per primi e sapevamo che avevamo una grande responsabilità. La prima prova dopo dieci secondi e già finita con tutti fuori tempo. Ma la seconda ha funzionato. Il ritmo è unico, il suono è potente e i movimenti sincroni. Stavamo suonando e lo stavamo facendo perfettamente. Tutti sorridevano. In quel momento tutti avevano capito che si poteva fare, che alla fine un’idea pazzesca si sarebbe potuta realizzare. E così è stato. Quei sorrisi non sono più scomparsi fino a sera tardi e il giorno dopo e i giorni seguenti. Il sorriso di chi si è divertito facendo la cosa che ama, di chi ha vissuto un’esperienza che potrà raccontare con orgoglio, di chi ha scritto un pezzo di storia della musica. Quando abbiamo terminato c’è stato un urlo liberatorio, mani al cielo, applausi, abbracci. Eravamo mille sconosciuti e siamo diventati una band».
«Quella mattina mi ero alzato con qual che dubbio, e la prima cosa che hop pensato è stata “Ci vado?” – racconta Gabriele Pertoni, chitarrista, di Busto Arsizio -. Lo ammetto, ero spaventato. All’arrivo, dei ragazzi gentilissimi mi hanno chiesto se avevo bisogno di aiuto a scaricare gli strumenti. Primo impatto, ottimo e superato. Quando hanno iniziato i batteristi, per i primi secondi siamo rimasti muti, ci hanno lasciato impietriti! Subito dopo è entrata in circolo l’adrenalina ed abbiamo iniziato ad incitarli! Durante e dopo l’esecuzione era un’ovazione unica! Quest’esperienza è stata sconvolgente. Il primo Take è stato così forte che dopo il primo bicordo abbiamo iniziato ad urlare dalla spinta che dava il muro di suono. Non ho altre parole per descrivere l’emozione provata. Mi vengono le lacrime. Stavamo insieme per e con la musica nel cuore. Il finale con l’alzata degli strumenti è stato così naturale che avevamo capito di far parte di un gruppo veramente unico, è stata l’apoteosi di un riconoscimento, di rispetto e di amicizia l’uno con l’altro. Anche se non mi si vede nel video, sono fiero che sia venuto benissimo e che abbia riscosso tanto successo. Del resto io e mia moglie (batterista), abbiamo chiamato i nostri figli Angus e John per l’importanza che la musica ha nella nostra vita».
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