Per i rospi non è il momento del Paradiso
Moltissimi gli esemplari salvati in questi anni dal "progetto rospi". Il 5 febbraio un incontro per approfondire il tema e conoscere "Life Tib"
Quando si parla di migrazione nel mondo animale, l’immagine romantica dello stormo di oche in volo in formazione a V al tramonto balza vivida nella mente di ognuno. Gli uccelli sono di certo gli esseri viventi che del viaggiare hanno fatto un arte, con capacità di orientamento e resistenza che sfidano l’umana comprensione. Chi d’altronde può immaginare un volo ininterrotto di 11 giorni, 24h al giorno, dall’Alaska alla Nuova Zelanda? Lo fa la Pittima minore, piccolo limicolo che nidifica nella tundra boreale e sverna dall’altra parte del mondo. E che dire del Croccolone, mimetico abitante delle paludi, capace in due giorni di volare dalla Norvegia al Camerun? O ancora delle familiari rondini, che ogni anno, dopo il viaggio in Africa, ritrovano la strada al medesimo nido dal quale sono partite ad agosto?
Ma c’è una migrazione meno spettacolare nelle forme, quasi invisibile e di certo meno conosciuta, che si perpetua ogni anno nei nostri boschi. Parliamo della migrazione degli anfibi, come rospi, rane rosse e salamandre. A differenza delle più familiari rane verdi (Pelophylax kl. esculentus), che rimangono tutto l’anno nei pressi di stagni e fossi, questi vivono al riparo dello strame di foglie cadute in autunno, attivi soprattutto di notte. Qua, trovano anche il loro luogo di riposo invernale, una sorta di letargo, dal quale, sorprendentemente, si destano ancora in pieno inverno, a febbraio, per raggiungere le pozze d’acqua dei fondovalle dove riprodursi e deporre le uova, che poi lasceranno per tornare nuovamente nei boschi.
Tutto tranquillo per gli anfibi quindi? Per nulla. Il pericolo numero uno per queste specie è la rete viaria, che spesso si interpone tra i luoghi del letargo e le pozze di riproduzione. Non possedendo ali come gli uccelli, a migliaia ogni anno finiscono schiacciati dalle automobili nella sola provincia di Varese attraversando le strade nel tentativo di raggiungere l’acqua.
Uno dei punti più critici in Provincia è l’area di Lentate Verbano, in comune di Sesto Calende, in corrispondenza dell’area più settentrionale del Parco del Ticino, dove due pozze d’acqua si riempiono di migliaia di girini al termine dell’inverno.
Per fortuna di rospi comuni (Bufo bufo) e rane rosse (Rana dalmatina, Rana latastei), dal 1997 l’area è presidiata da un gruppo di volontari afferenti a vari gruppi (GEV Provincia di Varese, Volontari per la Biodiversità del Parco del Ticino) e un folto numero di semplici appassionati di natura. 600 m di barriere di protezione vengono poste sul lato a monte della provinciale che porta a Osmate bloccando il passaggio degli anfibi, che poi attraversano la strada al sicuro nei secchi dei volontari che li trovano addossati alle barriere. Questo, ogni sera, al tramonto per oltre un mese a cavallo tra gennaio e marzo.
L’inverno finora molto mite preannuncia un inizio anticipato della migrazione, finora tenuta “a riposo” dalla scarsità di precipitazioni, ovviamente molto gradite dagli anfibi.
La squadra di volontari, coordinati da Beppe Balzarini, ha già montato le barriere ed è pronta per la nuova stagione di campo. “Dopo 20 anni di installazione barriere, turni serali di lavoro, conteggi e statistiche, la passione per questa attività è ancora viva e, in questa data, come sempre, stiamo monitorando il meteo per capire in anticipo le mosse degli anfibi di questa colonia caratterizzata da una numerosità record di oltre 700 rane e 6.000 rospi.
Ma perchè tanto interesse e tanto lavoro, per gli anfibi? “Negli ultimi anni le popolazioni di rane, rospi e raganelle, per motivi diversi, alcuni noti ed alcuni meno noti, stanno drasticamente riducendosi in tutto il mondo” prosegue Balzarini. “Sulle oltre 6200 specie di anfibi note del mondo, 1 su 3 è a rischio di estinzione, senza contare il 25% di specie sulle quali non ci sono informazioni a sufficienza per valutarne lo status di conservazione. L’Italia non fa eccezione in tal senso. La degradazione e la frammentazione degli habitat sono il maggior pericolo e le infrastrutture viarie, come quella che sorvegliamo, possono in tal senso decimare intere popolazioni”.
Proprio la zona di Lentate Verbano è stata interessata da un progetto triennale di deframmentazione degli habitat provinciali recentemente concluso, finanziato dalla UE, il progetto LIFE TIB, coordinato da Provincia di Varese e LIPU. Sono infatti stati creati nell’area delle nuove pozze per la riproduzione degli anfibi, già peraltro colonizzate.
Per quanti fossero interessati al progetto di salvataggio degli anfibi di Lentate, l’appuntamento è per venerdì 5 febbraio alle 21.00 nella sala conferenze del municipio di Sesto Calende, dove verrà illustrato il progetto e verrà inoltre proiettato il documentario sul progetto LIFE di Marco Tessaro “Vive solo chi si muove”.
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