“Si fa presto a dire parco agricolo”

L'intervento dell'agronomo Valerio Montonati in merito alla presentazione, qualche giorno fa, del nuovo progetto di recupero di un'area verde nella castellanza di Giubiano

Un grande parco a Giubiano

E’ di ieri l’altro la notizia relativa alla formazione, presso la castellanza di Giubiano, di un nuovo giardino rionale arredato con giochi per i bambini, la creazione di un tracciato caratterizzato da una ottantina di alberi scelti tra le specie tipiche del territorio e completato da un percorso vita attrezzato per esercizi ginnici adatti anche a persone anziane o disabili.

L’amministrazione comunale, che ha curato questa pregevole iniziativa ha intitolato la nuova realtà “Parco Agricolo della Guaralda”, motivando l’acquisto dell’area (che attualmente, dalle foto riportate, sembra ospitare un prato stabile) e la sua trasformazione in giardino pubblico, come forma di tutela da possibili inurbamenti di cui si è sospettato l’avvio per la presenza di alcuni orti urbani e la messa a dimora di un paio di gelsi e pioppi provenienti da aiuole celebrative di expo 2015.

L’operazione è complessivamente da valutarsi positivamente, tuttavia, in qualità di agronomo, per di più proprio funzionario di un Parco Regionale Agricolo (Parco Agricolo Sud Milano), mi permetto di fare alcune osservazioni: il parco ove opero comprende una superficie di 47.000 ettari in gran parte impegnati da colture agricole (riso, mais, orzo, frumento, prati stabili, prati marcitoi, colture orticole, etc.) e dove operano un migliaio di aziende agricole tra aziende zootecniche (vacche da latte, bovini e suini da carne), aziende cerealicole / cerealicolo foraggere (che producono riso e/o altre granelle : mais, orzo, frumento, oppure mais da foraggio o foraggi essiccati come il fieno da prato stabile), aziende orticole e di altri comparti specializzati con una diffusa presenza di agriturismi che offrono servizi di vario genere, dai pasti ad attività del tempo libero al pernottamento. Non mi dilungo sulle presenze naturalistiche, storico architettoniche e gastronomiche (numerose sono le osterie e le trattorie di qualità) perché andrei fuori tema ma invito i lettori ad approfondire l’argomento entrando nel sito del parco (nel sito di Città metropolitana di Milano, elenco siti tematici sulla destra) e, perché no, trascorrendovi un bel fine settimana .

Il caso di Varese non può proprio assumere la denominazione di agricolo anche perché, la sua componente agricola principale, il prato stabile (ultimo di infiniti prati della Giubiano anni ’50) dove si realizzerà il giardino pubblico, verrà,appunto, sacrificato a discapito, probabilmente, di una qualche azienda agricola che, fino ad oggi lo avrà impiegato per produrre foraggio pur trovandosi ben distante da quell’area mentre la componente secondaria, gli orti urbani (di cui non si sa il destino), sono stati interpretati come una sorta di approccio all’inurbamento. Approfitto, quindi, per tirare delle conclusioni personali su un argomento, la presenza di un’agricoltura urbana a Varese che mi sta veramente a cuore.

Varese, fino alla fine degli anni ’50 era circondata da infiniti prati coronati da splendide selve castanili, frutteti, campagne coltivate ad orticole, ed è sempre stata dotata di una propria produzione agricola locale. Ne sono testimonianza la storica presenza di un macello estremamente organizzato ed architettonicamente interessante ma, ormai, in completo decadimento e del mercato coperto (quello addirittura demolito!!) che ospitava gli agricoltori che salivano da Casbeno, Bobbiate, Capolago, da calcinate degli Orrigoni e dalla Val Luna e da Bizzozero o scendevano da Casciago, Velate/Avigno, sant’Ambrogio, Fogliaro, Masnago, e dalla stessa Giubiano, e che vedeva, probabilmente, su alcuni banchi, i pescatori di Capolago, della Schiranna e di Calcinate del Pesce che vi portavano il ricco e pregiato pescato del nostro meraviglioso e produttivo lago.

Tante piccole o modeste stalle circondavano Varese e, con lo strame raccolto sotto i castagni e nei boschi, donavano i  concimi necessari per mantenere i fertili terreni dei nostri colli.

Oggi di tutto questo è rimasto ben poco e, tuttavia, esiste ancora un’agricoltura cittadina : orticolture e floricolture di Casbeno e Bobbiate, le colture di piccoli frutti di Bregazzana e perfino una a zootecnia cittadina, sebbene relegata, in base alle mie conoscenze, in pochi ambiti (val Luna e Capolago a Varese, Casarico in quel di Casciago). Ebbene, prima di proclamare il battesimo di parco agricolo cittadino, che sarebbe certamente salutato con entusiasmo da tutti i varesini, dobbiamo consolidare ed anzi ampliare la presenza agricola nella nostra realtà cittadina sicuro baluardo nella tutela e nella valorizzazione del territorio e del paesaggio.

Salutiamo e gioiamo, dunque, per il nuovo giardino pubblico di Giubiano ma non chiamiamolo proprio Parco Agricolo.

Valerio Montonati Agronomo

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Maggio 2016
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