Faceva lavorare “in nero” i richiedenti asilo, denunciato

Denunciato il legale rappresentante di una cava nella quale, secondo le indagini dei carabinieri, da anni venivano fatti lavorare rifugiati come custodi notturni, senza alcuna tutela

carabinieri generiche

Faceva lavorare in nero, la notte, rifugiati o richiedenti asilo, come custodi della cava di materiali inerti, ma è stato scoperto e denunciato alla Procura.

Dovrà pagare multe e sanzioni per quasi 200mila euro. A scoprire la situazione sono stati i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Varese, Reparto Speciale dell’Arma dei Carabinieri funzionalmente dipendente dalla Direzione Territoriale del Lavoro. L’indagine andava avanti da diversi mesi, in seguito a una segnalazione “confidenziale” che avevano ricevuto gli investigatori.

Dall’Arma spiegano che «L’accertamento, iniziato nel febbraio 2016, ha preso spunto da alcune “fonti confidenziali” che riferivano informalmente che da anni (almeno dal 2012) presso una cava di lavorazioni di materiali inerti, sita in Vedano Olona, venivano impiegati al lavoro dei cittadini stranieri in qualità di “custodi”, senza alcun contratto e senza le previste tutele previdenziali, igienico-sanitarie e di sicurezza dei luoghi di lavoro. I soggetti, per poche centinaia di euro al mese (dai 300 ai 400), a turno dovevano effettuare ogni giorno un orario di lavoro continuativo dalle 18:30 alle 07:00 del mattino successivo».

È così scattata l’azione investigativa da parte dei Carabinieri, con una serie di appostamenti in orario notturno presso il sito produttivo. Azione che ha confermato tutto quanto segnalato. La notte dello scorso 17 marzo gli investigatori sono quindi entrati in azione trovando al lavoro una persona di sesso maschile, originaria della Costa D’Avorio, che era occupata “in nero” dal mese di ottobre 2015. «Quest’ultimo “era stato obbligato dal suo stato di necessità” ad effettuare l’attività di custode notturno all’interno di una sorta di container ad uso abitazione – spiegano i carabinieri -, che presentava gravi problemi di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, con particolare riferimento alle carenze dell’impianto elettrico e di allacciamento del gas per cucina. Al termine del sopralluogo è emerso che lo straniero era stato adibito al lavoro senza alcuna tutela in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, non aveva ricevuto la formazione ed informazione sui rischi connessi all’espletamento della mansione, non era mai stato sottoposto a visita medica per l’idoneità a lavoro».

Immediatamente è stata disposta la sospensione dell’attività imprenditoriale per l’impiego di personale non in regola. L’accertamento ispettivo ed investigativo è poi proseguito nei mesi successivi, anche con la collaborazione di alcuni testimoni. Sono emerse ulteriori posizioni di “lavoro sommerso”: «Due cittadini stranieri, originari della Costa d’Avorio, che si trovavano nella condizione giuridica di rifugiato o richiedente asilo, avevano lavorato per tre anni nelle medesime condizioni del primo (retribuzione di € 300 al mese, orario di lavoro dalle 18:30 alle 07:00 successive, 7 giorni alla settimana)».

Alla fine il legale rappresentante della Cava è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Varese per tre gravi violazioni in materia di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, per una ammenda dell’importo complessivo di 21mila euro. Emesse anche sanzioni amministrative pari a 62.150 euro e di una evasione contributiva pari ad un imponibile di  130mila euro.

Manuel Sgarella
manuel.sgarella@varesenews.it

 

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Pubblicato il 04 Luglio 2016
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