“Prima i nostri” non cambia (per ora) il mercato del lavoro
Per i sindacati ticinesi l'iniziativa Udc non è attuabile perché in contrasto con la normativa federale. Il voto però rappresenta un messaggio politico per il governo di Berna
«Il voto di ieri non ha alcuna implicazione immediata. Anzi, è assai probabile che non avrà mai applicazione del tutto». È questo a caldo, il commento del sindacalista Andrea Puglia, responsabile frontalieri per il sindacato Ocst.
«Il tema in votazione ieri – prosegue – era infatti di competenza federale e non cantonale. Di fatto l’unico effetto che produce è quello di dare al Governo di Berna un’indicazione su come muoversi in materia di libera circolazione delle persone. Ma per Berna quello che pensa il Ticino non è certo una novità. L’ipotesi di dare la precedenza ai residenti per le assunzioni è del tutto contraria all’Accordo sulla libera circolazione delle persone, il quale è stato approvato a livello federale dai cittadini svizzeri e riconfermato più e più volte in altrettante votazioni».
«Quindi, in sintesi – conclude Puglia – direi ai frontalieri di stare tranquilli. Ripeto, nessuna incidenza pratica dopo questa votazione. Tutto fumo, niente arrosto».
«Seppur votato, l’esito del referendum sarà di difficile applicazione e non cambierà l’orientamento del mercato del lavoro cantonale – ha dichiarato ai media svizzeri Sergio Aureli, responsabile frontalieri del sindacato svizzero Unia -. Il voto rappresenta la cartina al tornasole di una politica economica del Canton Ticino che non affronta in modo concreto le soluzioni ai problemi del mercato del lavoro. Solo col dialogo si risolvono i problemi»
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