Giro attorno alla Punta Paradiso
Un percorso tra i più amati di Teresio Colombo, studioso di botanica e profondo conoscitore dei sentieri delle nostre montagne
Il giorno 19 luglio ho approfittando del passaggio offertomi dal giovane Losseinì per recarmi con lui ad una uscita fra quelle che preferisco consistente nel giro indicato nel titolo.
Parcheggiata l’auto davanti al bar, ex pensione Irma, imbocchiamo il sentiero che ci porta direttamente all’incrocio con la strada che conduce, fra l’altro, all’osservatorio astronomico Schiapparelli, la prima fioritura che incontriamo è quella della Lattuga montana (Prenanthes purpurea) (01) questa composita è caratterizzata da un fusto con molti rami ciascuno dei quali termina con più di un fiore caratterizzato dai petali rosso violaceo e dagli stami che superano il calice di circa un centimetro; subito dopo troviamo un piccolo cespuglio di Garofanino di collina (Epilobium collinum) (02) questa onagracea comune in tutto il parco dove viene notata meno della sua presenza reale date le sue modeste dimensioni nonché per la durata di pochi giorni della sua fioritura; nel frattempo ho dimenticato di mostrare a Losseinì la scultura floreale lasciata su un sasso di questa salita dallo scultore Caravati che all’inizio del secolo scorso aveva lasciato nel parco assieme a molte altre opere; poco più avanti una piccola pianta di Morella rampicante (Solanum dulcamara) (03,04) solanacea abbastanza rara nel parco, la denominazione di dulcamara deriva dal sapore amaro delle varie parti della pianta che diventa successivamente dolce, la pianta ha una notevole capacità ornamentale sia per il colore dei fiori che per il rosso smagliante dei suoi frutti, tende ad appoggiarsi ai fusti di altre piante raggiungendo i 2 metri di altezza è stata usata come pianta officinale per depurare il sangue ma è opportuno ricordare che si tratta di un vegetale a grado medio alto di tossicità; si raggiunge così il belvedere dove la vista spazia sui laghi e sulla pianura, Losseinì mi chiede il perché della macchia più chiara vero sud gli rispondo che trattasi dell’aeroporto di Malpensa porgendogli un cannocchiale perché possa osservare meglio.
Dopo esserci goduti il panorama ci siamo incamminati per il sentiero N° 1 dove troviamo fiorita la Veccia delle siepi (Vicia sepium) (5) la leguminosa che ha costituito un elemento importante per i pascoli prealpini fornendo una sostanza che favoriva la produzione di latte; poco più avanti ci aspetta una Campanula romboidale (Campanula rhombodalis) (06) questa campanulacea che ci offre una infiorescenza molto appariscente e di relativamente di lunga durata era un tempo apprezzata per le foglie che fornivano una insalata gustosa; poco più avanti incontriamo un cespuglio con più esemplari di Scrofularia alata (Scrophularia umbrosa) (07,08), la pianta, abbastanza comune in tutto il parco ha avuto un certo rilievo nella cura delle malattie della pelle, oggi è ricercata per ornare l’abitazione con i suoi rami che completamente asciutti evidenziano i numerosi piccoli frutti rotondi; poco più avanti ritroviamo con i fiori aperti il Senecione di Fuchs (Senecio ovatus) (09) una composita in tutte le zone montuose.
Losseinì mi chiede il motivo dell’odore di carne in decomposizione rispondo che si tratta di un fungo che in Italia non si è usi a raccogliere pur essendo commestibile ed apprezzato da alcune popolazioni; intanto sono attratto da alcune piante di Trifoglio bruno (Trifolium badium) (10) stranamente nato su roccia parzialmente ricoperta da un sottile strato di terra e lo riprendo per l’ambiente di crescita e per la sua rarità; poco più avanti un bel cespuglio di Salvia vischiosa (Salvia glutinosa) (11) labiata comune in tutto il territorio nazionale è una delle varietà fra circa il migliaio delle conosciute perché alla Salvia domestica sono state nel tempo qualità di medicamento oltre le reali possibilità; ecco una pianta di Belladonna (Atropa belladonna) (12) con un solo fiore ma ricca di bacche nere, le mature e verdi quelle in maturazione la foto viene fatta anche per ricordare che tutte le parti della pianta sono tossiche e quindi impariamo dagli animali che pur alimentandosi di erbe non toccano la belladonna, il digitale o l’aconito pur non avendo frequentato corsi di botanica.
A questo punto svoltiamo per il sentiero che conduce all’avvallamento fra la Punta Paradiso e la Punta di Mezzo, subito all’inizio troviamo una macchia di Erba sega (Lycopus europaeus) (13) questa labiata è solo alla prima fioritura le altre si avranno sui cuscinetti che si formano alla congiuntura delle foglie, la fioritura arriverà fino ai primi geli; sull’altro lato del sentiero è spuntata una piantina di Erba maga comune (Circaea lutetiana) (14) una onagracea comune in tutto il parco il suo nome è legato ai minuscoli semi ricoperti di setole terminanti ad uncino che si attaccano agli animali che visitano queste piante per distaccarsi successivamente; più avanti troviamo alcuni esemplari di Erba di San Giovanni prostrata (Hypericum humyfusum) (15) uno dei tanti modi di essere di questo genere di pianta talmente considerata da essere denominata “scacciadiavoli”. Finalmente abbiamo terminata la salita ma prima di iniziare la discesa facciamo una puntatina al pratone della Punta di mezzo dove Losseinì ammira il paesaggio lacuale mentre io colgo l’occasione per fotografare il Caglio zolfino (Galium verum) (16) la pianta, appartenente alle rubiacee, nel tempo è stata utilizzata per favorire il caglio del latte, le radici erano utilizzate per la preparazione delle tinture rosse; visto l’infittirsi degli insetti decidiamo di scendere sentiero utilizzando il sentiero N° 7 che passa a nord della Punta Paradiso ed è proprio su questo sentiero che abbiamo la possibilità di vedere un esemplare di Cavolaccio alpino (Adenostyles alliariae) (17) questa composita, che Losseinì si offre per fotografarla trovandosi su un pendio particolarmente ripido, la presenza di questa pianta nella provincia di Varese è riconosciuta sia dal Macchi che dall’Aeschimann nei testi più volte citati ma nella varietà glabra; proseguendo nelle discesa, incontriamo numerosi esemplari di Aconito giallo (Aconitum vulparia) (18) la pianta appartenente alla famiglia delle ranuncolacee è tossica in tutte le sue parti, ci fermiamo al belvedere, una breve sosta che ci consente di ammirare l’alto varesotto e buona parte del sotto Ceneri svizzero da ultimo ritroviamo alcune piantine in fiore di Clinopodio dei boschi (Clinopodium vulgare)(19).
Teresio Colombo
P.S. è stato predisposto l’inventario delle foto relative alle uscite pubblicate nel mese di Luglio, come per i mesi precedenti può essere richiesto all’indirizzo colter@alice.it l’invio è gratuito.
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