Chapeau al vincitore, Nibali perde con onore. Desaparecido Quintana
I francesi fanno le cose per bene, lo Squalo e Aru fanno il loro dovere. Varesini poco sul pezzo, delude la stella colombiana. E la politica si fa notare in negativo
ALEXANDRE GENIEZ 9 – Sì, ci ha un po’ rovinato la festa – tutti speravamo nel successo di una superstar, magari proprio Nibali – però è un merito e non una colpa, naturalmente. Batte i mostri sacri al termine di una gara nodosa e senza respiro, dopo aver mandato avanti Latour e fatto pensare che Pozzovivo potesse essere l’uomo giusto. Sceglie il momento giusto per rientrare e il colpo di reni perfetto: chapeau.
VINCENZO NIBALI 8 – Lui a Varese ha già vinto, ma nonostante ciò è l’uomo che scatena la battaglia decidendo di partire sul terreno per lui migliore. Ci prova fino all’ultimo, è più generoso di Pinot e forse ha un solo torto: un’esitazione nel momento del ritorno di Geniez e Ulissi. La perde lì, non nella volata, che non è certo il suo pane. Voto alto anche alla Bahrain Merida: aveva i campioni e li ha sfruttati. Ha perso con onore.
THIBEAU PINOT 7,5 – Anche lui l’aveva fiutata: la FdJ non si è messa per caso davanti al gruppo quando è suonata la campana dell’ultimo giro. Perché un voto più basso che a Nibali? Perché se avesse collaborato di più, Geniez non sarebbe rientrato, e per come è finita la volata avrebbe vinto lui. Però bravo.
CARLOS VERONA 7 – Che carattere, il ragazzo madrileno. Anticipa le azioni degli uomini più attesi e sta davanti al gruppo per diversi chilometri, senza mollare neppure quando dietro cominciano ad accorciare i tempi. Il suo sogno termina sull’ultimo Montello, bella prova per un’Orica che ha perso all’ultimo Chaves e ha comunque vinto il trittico con Albasini.
CANNONDALE 6,5 – Rigoberto Uran era molto atteso e, secondo noi, al Lombardia sarà protagonista: buona gamba ma non sufficiente per l’ultimo assalto al quale ha invece partecipato Villella. Per lui un quinto posto, non memorabile ma neppure da disprezzare anche in ottica futura.
FABIO ARU 6,5 – Chiamato ancora a salvare l’onore dell’Astana, guidata dall’ammiraglia da Stefano Zanini, fa quel che può restando a lungo sornione nelle prime posizioni del plotone. Quando Nibali se ne va è tra i pochi a inseguire ma il suo tentativo viene respinto. Avesse avuto un pizzico di fortuna in più sarebbe partito con Geniez e Ulissi e a quel punto avrebbe potuto dire la sua in via Sacco.
SUNWEB 6 – Protagonista all’inizio, poco pronta alla fine. Ci si aspettava, magari, un Matthews competitivo fino all’ultimo – e su questo percorso avrebbe potuto dire la sua – e ciò non è accaduto. Si è visto Dumoulin che ha fatto corsa vera, ma quando Nibali se n’è andato non è riuscito a cambiare il passo.
I VARESINI 5,5 – Quattro al via, nessun vero acuto in gara. Togliamo dal gruppo il giovanissimo Covi (bravo a resistere in gara in più a lungo possibile, non si poteva chiedergli di più), ma dagli altri ci aspettavamo qualche sussulto in più. Santaromita e Ravasi sono arrivati nel gruppo dei migliori ma un po’ al traino, Alafaci ha vivacchiato per un po’ prima del ritiro. Neppure uno scattino da “visita parenti”… alla prossima.
TEAM SKY 5,5 – Ci resta la sensazione di quelli che, invitati a cena, si trovano di fronte un antipasto ricco e goloso e i piatti vuoti quando è il momento delle portate importanti. Lancia un campionissimo come Kwiatkowski per fare il lavoro duro, ma poi non raccoglie nulla, neppure con l’atteso Moscon, sempre in posizione di agguato ma mai davvero all’attacco.
NAIRO QUINTANA 4 – Magari ci smentisce e vince il Lombardia. Intanto la sua partecipazione alla Tre Valli ha ricalcato il resto della sua stagione, all’insegna del “vorrei ma non posso”. Era molto atteso, anche dalla stampa sudamericana che ne ha sottolineato con enfasi la presenza, non si è mai visto. Arriva a un minuto e mezzo dal primo, accanto al fratello scarso Dayer. Ma oggi sono sembrati dello stesso livello.
LA POLITICA 3 – Le corse ciclistiche, a Varese, sono le uniche in cui i politici prevaricano i corridori. A lorsignori – bipartisan – sono concessi i posti migliori, le tartine e il caffè gratis, la zona del podio, i microfoni della sala stampa. Dove Alexander Geniez, dopo oltre 4 ore di corsa, il sudore sulla schiena, i muscoli induriti, è costretto a sentire quattro o cinque discorsi (i soliti: “eccellenze”, “territorio”, “sinergie”…) prima di poter dare un’opinione sulla gara appena vinta. Sapete come è finita? Con l’antidoping che lo ha reclamato mentre ancora stava parlando.
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