Il paradiso di Cuno Amiet al Museo d’arte
La mostra di uno dei massimi rappresentati della scena artistica svizzera è prorogata fino al 4 febbraio
Cuno Amiet (Soletta, 1868; Oschwand, 1961) è tra le personalità più rappresentative dell’arte svizzera della prima metà del Novecento, probabilmente dopo Hodler la più conosciuta. Se Hodler impersona l’identità artistica svizzera dello scorso secolo in area germanofona, Amiet può essere indicato come la figura di riferimento in area francofona. Amiet e Hodler erano colleghi in stretto rapporto – per un certo periodo di tempo anche amici – e molto sensibili l’uno verso l’altro in termini artistici, con l’esempio trainante del più anziano tra i due, vale a dire il pittore svizzero-tedesco. Ricordiamo, ad esempio, che ai loro forti legami artistici, e vicendevoli prestiti, è stata dedicata un’intera, bella mostra al Kunstmuseum di Soletta nel 2011-12 (Ferdinand Hodler und Cuno Amiet. Eine Künstlerfreundschaft zwischen Jugendstil und Moderne).
Se da una parte, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento Hodler è portatore con il suo simbolismo di una secolare tradizione tedesca, Amiet può essere annoverato quale maggiore esponente svizzero di una tradizione francese impressionista e postimpressionista. Per un verso o per l’altro, entrambi sono da considerare i padri della pittura moderna svizzera.
La rassegna del Museo d’arte di Mendrisio, la prima in Ticino e in area italiana, composta da circa settanta dipinti e una sessantina di opere su carta, ricostruisce il lungo e ricchissimo percorso pittorico di Amiet. Capolavori provenienti dalla Fondazione Amiet di Oschwand e da svariati tra i maggiori istituti museali della Svizzera: primo fra tutti il Kunstmuseum di Soletta, il quale vanta nelle sue collezioni alcuni tra i più significativi dipinti del pittore, seguito dal Kirchner Museum di Davos, il Kunstmuseum di Berna, il Kunsthaus di Zurigo, il Musée d’art et d’histoire di Friborgo, la Collection Pictet di Ginevra, l’Aargauer Kunsthaus, il Kunstmuseum di Olten, tra gli altri.
Esposte opere magnifiche come Ragazza bretone sotto gli alberi (1893), le tre versioni di Paradiso (quella, celebre, del 1894-1895, l’olio del 1900-1901 e l’ultima del 1958), Doppio ritratto (1903), Natura morta floreale (1904), Studio per “le ragazze gialle” (1905), ammirato da Kirchner, La ragazza gialla (1907), La raccolta delle mele (1907), Nudo femminile sdraiato con fiori (1912), Autoritratto davanti a un dipinto del giardino (1919), Liette (1932).
A livello ticinese la mostra può contare sulla collaborazione di tutti i principali musei: MASI, Lugano; Pinacoteca Casa Rusca, Locarno; Museo comunale di Ascona; Fondazione Braglia, Lugano, i quali hanno acconsentito a prestare importanti capolavori delle loro collezioni anche a completamento della sezione dedicata ai confronti tra la produzione di Amiet e quella coeva internazionale.
La rassegna di Mendrisio, organizzata insieme alla Fondazione Amiet a Oschwand, si avvale della presenza nel Comitato Scientifico di Franz Müller, curatore del catalogo ragionato dell’opera di Cuno Amiet dagli esordi fino al 1960 per le edizioni ISEA/SIK, e di Aurora Scotti, tra i maggiori esperti di pittura italiana ed europea di fine secolo, entrambi anche autori di importanti contributi in catalogo. Questo sarà completato da un saggio di Simone Soldini, un testo sull’opera grafica a cura di Viola Radlach e dal consueto corpus di apparati a cura dei collaboratori scientifici del Museo d’arte Mendrisio.
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