Lavoro e dignità: il rispetto degli altri è un dovere di tutti

La morte di Moussa, giovane bracciante ucciso in un incidente al termine di una giornata nei campi, ha spinto Emanuela a riflettere sull'importanza della solidarietà

Varie Italia

Emanuela ha partecipato al presidio organizzato dal Coordinamento Migranti di Varese in Piazza Monte Grappa, organizzato a seguito dei recenti incidenti occorsi in Puglia. Pur non conoscendo il giovane che ha studiato al Cpia di Varese, è rimasta colpita dalla sua morte e vuole condividere alcune riflessioni sul tema del lavoro e della dignità.


Eravamo in tanti al Presidio organizzato dal Comitato Migranti di Varese sabato 11 agosto alle ore 17,00 in Piazza Monte Grappa a seguito dei tragici incidenti occorsi in Puglia in cui hanno perso la vita 16 braccianti, tutti migranti, che rientravano dal lavoro nei campi.

Un caldo sabato alla vigilia di Ferragosto non ha impedito a molte persone di trovarsi in centro a Varese per ricordare Moussa, Musa per gli amici, uno dei ragazzi morti lo scorso lunedì in Puglia, schiacciato in un camioncino che lo riportava a casa dopo una giornata trascorsa nei campi a raccogliere pomodori.

In piazza c’era una sola bandiera, quella che ormai è diventata per tutti il simbolo della pace, e poi, li accanto, appese ad un filo, c’erano alcune foto di Moussa.

Abbiamo potuto così conoscere questo ragazzo, fino ad oggi, per molti di noi, un invisibile. Ne abbiamo visto il sorriso, lo sguardo timido.

Un ragazzo di soli vent’anni che con altri giovani era andato a raccogliere pomodori mosso dal desiderio di guadagnare un po’ di soldi, alla conquista di una autosufficienza economica e di un possibile aiuto per la sua famiglia.

Ma il nostro incontro non è stato solo celebrazione di un ricordo, è stato anche un momento per ribadire un no fermo e deciso al caporalato e a tutte quelle forme di sfruttamento della persona che sono segno di degrado e inciviltà.

Ogni persona ha diritto ad avere un lavoro dignitoso e lo Stato deve farsi garante e custode di un diritto che è fondamentale per ogni essere umano.

Sappiamo bene che l’affermazione di diritti e principi talvolta è mera retorica. Ma non ci sfugge che, se lo Stato ha questo compito primario di garanzia e tutela, anche ciascuno di noi non può sottrarsi a questo impegno.

A Dio che gli chiedeva dove fosse Abele, Caino rispose: ”Non lo so. Sono forse io il guardiano di mio fratello?”.

Ebbene sì, siamo tutti chiamati a essere guardiani dei nostri fratelli.

In nome di quella umanità che ci rende tutti uomini in cammino, bisognosi dell’aiuto e della presenza di chi cammina accanto a noi.

Ecco, allora, che dal ricordo prima, dal richiamo di un diritto poi, non può che scaturire la riscoperta di un impegno concreto e fattivo volto a garantire e tutelare ogni persona che si trovi in situazioni di sfruttamento, di povertà e di degrado.

C’è tanto lavoro da fare perché tanti sono gli ambiti dove occorre intervenire e lavorare. 

Dagli anziani ai tanti giovani che non trovano lavoro, dai disoccupati ai tanti che vivono le incertezze di un lavoro sempre più precario, dalle vittime di soprusi e maltrattamenti alle persone diversamente abili che necessitano di cure e assistenza e spesso sono lasciate sole.

E potrei continuare…

Alle migliaia di giovani riuniti in questi giorni a Roma, Papa Francesco ha detto “E’ bene non fare il male, ma è male non fare il bene” e ha invitato i giovani, e noi tutti, a superare l’indifferenza, l’apatia e la tiepidezza che segna molte esistenze.

La memoria perché sia autentica si deve tradurre in impegno.

E allora credo che dall’incontro di ieri debba scaturire per ciascuno di noi la volontà di vivere autenticamente la propria esistenza riscoprendo la bellezza di sentirsi guardiani di ogni uomo che, vicino o lontano, cammina accanto a noi.

Grazie Musa, non ti ho conosciuto, ma sei stato per me e per molti occasione di riflessione e spero di un impegno rinnovato.

Emanuela Moretti

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Agosto 2018
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