Matteo Pizzolante in mostra alla KCC
È un lavoro di ricostruzione di un’immagine soggettiva che attinge alla sfera personale, rielaborata con un un software di modellazione 3D

L’opera di Matteo Pizzolante Silent Sun è un lavoro di ricostruzione di un’immagine soggettiva che attinge alla sfera personale, rielaborata con un un software di modellazione 3D con cui ha ricostruito i luoghi ed gli interni legati alla sua infanzia basandosi esclusivamente sul ricordo.
La ricostruzione digitale permette così di entrare con la memoria in una visione del passato evidenziandone dettagli e luoghi che appartengono al suo vissuto ma che hanno avuto importanza anche per altri, in un procedimento di analisi personale e allo stesso tempo collettivo.
L’aspetto tecnico è importante perché il dispositivo aiuta a modificare, reimpostare la realtà, che è quella dell’immagine di ciò che è stato, che Pizzolante associa al pensiero rammemorante e al ricordo. Silent Sun è così un apparato concettualizzante, una leggera struttura su cui è adagiata come un lenzuolo un’immagine trasparente che ci proietta nel passato.
È un lavoro sulle distanze, di tempo, di spazio, ed è una storia, parte della sua storia che si intreccia con lo spazio della cappella per suggestione di elementiarchitettonici, come l’idea del riparo e del rifugio, ma anche ambigua come un sogno ad occhi aperti. Presentata in negativo, è una scena in cui i rapporti tra le cose sono significativi più che le cose stesse.
È metafora di un lato nascosto della realtà che può sgretolarsi, rendersi impalpabile per somma di informazioni, così come la memoria che può perdersi o offuscarsi. In questo schermo l’io non c’è direttamente ma si percepisce nell’assenza.
KCC
KCC è un progetto dell’amministrazione comunale volto a far conoscere e valorizzare la storia il patrimonio culturale e sociale del paese, intrecciandoli con visioni e pensieri contemporanei.
KCC sta per Kunsthalle Castello Cabiaglio (il luogo dell’arte), è pensata come una finestra culturale, un luogo che vuole suggerire l’importanza della contingenza, dell’effimero, del momento unico e irripetibile, proponendo la precarietà e la leggerezza come valore.
Le opere non sono soltanto ospitate in questo spazio ma entrano a farne parte, diventando una presenza che – subendo la contingenza del tempo – si fa assenza e dimenticanza, o, tuttalpiù, memoria. Realizzate appositamente per questo progetto – che si configura come una sorta “stazione” sperimentale” – vivranno di un loro tempo specifico, più o meno dilatato.
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