Il rierùn è tornato a casa
Una processione festosa ha "accompagnato" la barca simbolo dei pescatori alla Piazza di Lago. Una grande "teca" ospiterà l'imbarcazione, l'accoglierà e la proteggerà dal passare del tempo
Il rierùn è tornato a casa. “Accompagnato” da una processione festosa, la barca simbolo dei pescatori è stata posata alla darsena, in quella che sarà una grossa teca che la proteggerà dal passare del tempo. Una cerimonia che ha visto la partecipazione del paese e dei bambini dell’oratorio che hanno quasi preso per mano la vecchia barca e l’hanno portata al lago di Piazza. Un gesto simbolico, quello dei ragazzi, una fatica vera quella dei 15 volontari di Cazzago Brabbia che hanno caricato la barca su una carrello e l’hanno trasportata dalla scuola elementare “Pascoli” fino al lago attraverso le strette e ripide vie del paese.
Il San Pietro, l’ultima barca per la pesca comunitaria con il realone (rierùn) rischiava di andare perduta per sempre, ma un sapiente restauro le ha restituito una nuova vita. Per due anni è stata ricoverata sotto i portici della scuola, in attesa che fosse pronta la costruzione che l’ospiterà alla darsena, dove si trova sede anche della Cooperativa pescatori del lago di Varese. Ad accogliere l’arrivo della barca anche l’architetto che ha progettato la struttura Antonio Pedretti: «Non è stato semplice trovare la soluzione migliore, che fosse funzionale e allo stesso tempo rispettasse la storia e la tradizione del luogo – ha spiegato Pedretti -. Ma crediamo di esserci riusciti anche se avremmo voluto fosse più in sintonia con la casa dei pescatori lì accanto. Quel che stiamo preparando però è un progetto più ampio che valorizzi la storia e la tradizione dei pescatori di Cazzago Brabbia. Sarà un percorso che comprende la casa dei pescatori, il locale dove venivano sistemate le reti ed ora la teca del rierun. Ci auguriamo che la darsena diventi luogo di visite per le scolaresche che potranno così conoscere la storia dei pescatori o per i turisti che verranno qui a visitare le ghiacciaie, il lavatoio e adesso anche il rierun».
La pesca con il realone (rierùn)
Come funzionava la pesca con il “realone”? Era una pesca collettiva praticata fino agli ’50 del secolo scorso che impegnava più di 20 pescatori che uscivano in pieno lago con due grandi barche (San Pietro, la barca restaurata, e San Paolo che invece è andata distrutta) che calavano in acqua i realoni (rierùn), due enormi reti lunghe 160 metri e alte 40 metri l’una in cui si riuscivano a imprigionare un’enorme quantità di pesci..
Proprio per trascinare e sollevare le reti colme di tinche e scardole era necessario un buon numero di pescatori e delle imbarcazioni più grandi rispetto ai classici barchetti.
Rierùn erano inizialmente queste tipiche reti a sacca di grandi dimensioni e solo in un secondo momento le imbarcazioni e la battuta di pesca furono ribattezzate con lo stesso nome.
Il restauro
Il barcone San Pietro giaceva da molti anni come una balena spiaggiata ai margini di un bosco in riva al lago in condizioni estremamente precarie. Nel maggio 2014 una scolaresca cazzaghese in visita sul lago chiese al sindaco di Cazzago Brabbia Emilio Magni di “salvarlo”.
L’amministrazione trasportò il barcone sotto il portico delle scuole dopo un gruppo di volontari cazzaghesi e non, formato da abili artigiani, riuscì nell’impresa non certo facile di riportare il rierùn all’antico splendore. I lavori di restauro sono durati un anno.
Ora finalmente il rierùn è tornato al lago di Piazza di Cazzago Brabbia, suo luogo naturale.
Domenica 14 luglio l’inaugurazione ufficiale con una grande festa di paese.
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