Federico, dalla Sardegna a Varese per un intervento ai polmoni

Bellissima la storia a lieto fine di questo bimbo, tre anni e una malformazione scoperta quando la mamma era al quinto mese di gravidanza. Il viaggio al Del Ponte ha cambiato le loro vite

Dalla Sardegna a Varese per un delicatissimo intervento ai polmoni

“La nostra vita è cambiata di colpo il 29 settembre 2016: mia moglie Laura, al quinto mese di gravidanza, si sottopone all’ecografia morfologica, che rileva nel feto una malformazione polmonare. E’ stato allora che, per la prima volta, abbiamo sentito parlare di sequestro polmonare“.

A raccontare è Fabio, un papà residente a Nuoro. Il protagonista della storia, però, è Federico, suo figlio, 3 anni appena compiuti e coraggio da vendere. 

Il sequestro polmonare è una rara malformazione che colpisce una parte del polmone, che si sviluppa in maniera isolata dal resto dell’organo e che, con il passare del tempo, può essere colpita da gravi infezioni o addirittura evolvere in una lesione tumorale. L’unica soluzione è l’asportazione chirurgica della parte colpita. Ma tutto questo, Fabio e Laura lo hanno scoperto gradualmente.

Il sospetto formulato durante la morfologica, infatti, è stato confermato dalle ecografie successive: il sequestro polmonare si presentava stabile, cioè non aumentava con il procedere della gravidanza, e soprattutto è apparso come extralobare, cioè non avrebbe compromesso in maniera incisiva la capacità respiratoria del neonato.

Federico ha così potuto nascere all’Ospedale di Nuoro e, dopo qualche giorno trascorso in Terapia Intensiva Neonatale in via prudenziale, è stato dimesso.

Il problema, però, c’era e Fabio e Laura si sono sentiti persi: “Le informazioni su come affrontare la situazione ci sono arrivate alla spicciolata, in maniera poco chiara. Ci avevano parlato di intervento, ma non ci è stata fornita un’informazione precisa sui tempi. Avevamo bisogno di trovare una struttura adatta, che meritasse la nostra fiducia, a cui affidare la vita di nostro figlio”.

E’ Laura a dirimere la questione. Cerca sul web, si informa, si lascia guidare dal suo istinto materno: trova il nome del dottor Valerio Gentilino, Direttore della Chirurgia Pediatrica varesina, approfondisce la sua formazione, ne resta colpita. Apprezza, in particolare, il fatto che lui operi con tecniche mininvasive: nessuno, fino a quel momento, le aveva proposto questa tecnica chirurgica per Federico.

Laura sente che è la strada da seguire e convince anche Fabio. La prima telefonata alla Chirurgia Pediatrica dell’Ospedale Del Ponte le suona già come una conferma: “Ci ha risposto la dottoressa Mogiatti, collaboratrice di Gentilino – ricordano i genitori di Federico – Sono stati 50 minuti di telefonata, durante la quale, per la prima volta, ci siamo sentiti ascoltati. Nel pomeriggio ci ha richiamati lo stesso Gentilino. Ci ha spiegato che non c’era tempo da perdere, che era necessario intervenire, ma al contempo ci ha rassicurato, spiegandoci che avrebbe operato con tecniche mini invasive e che l’intervento, per quanto delicato, avrebbe risolto il problema”.

Da quel giorno i contatti con Varese sono stati frequenti: bisognava organizzare gli esami e la visita del paziente per inquadrare nel dettaglio la situazione e quindi programmare l’intervento.

“La prima volta che siamo venuti a Varese, è stato per la TAC. Siamo rimasti subito favorevolmente colpiti dall’Ospedale e da tutto il personale: gli ambienti sono bellissimi, e i medici, gli infermieri e i volontari hanno fatto di tutto per farci sentire i benvenuti, con un’attenzione particolare per Federico. Abbiamo trovato grande competenza, ma anche umiltà, ed è questo che ci ha fatto fidare ancora di più: nessuno ci ha voluto illudere che la soluzione fosse facile, però abbiamo percepito la sicurezza dei professionisti, abbiamo capito che erano capaci di fare quello che ci stavano prospettando, e soprattutto abbiamo riscontrato una gran voglia di aiutare Federico, che è stato messo al centro di tutto, dai chirurghi pediatrici agli anestesisti, dai radiologi ai cardiologi, fino agli infermieri che hanno fatto i prelievi di sangue”.

La TAC rivela che Federico, oltre al sequestro polmonare, presenta anche un’anomalia vascolare: dalla sua aorta si stacca una ramificazione che non dovrebbe esserci e che va chiusa.

La macchina si organizza e l’intervento viene fissato per il 17 dicembre scorso. 

“Ovviamente l’attesa è stata durissima – concordano Laura e Fabio – e inevitabilmente, dentro di te, ti prepari al peggio. E’ una forma di autodifesa che scatta inconsciamente. Al tempo stesso, però, devi essere forte per tuo figlio, che per fortuna era distratto dalle belle decorazioni della stanza assegnatagli, quella dei pirati!”.

Gentilino aveva spiegato che i rischi di questo tipo di intervento, che consiste nell’asportazione del sequestro polmonare e nella legatura del vaso anomalo, sono altissimi in fase intraoperatoria, per poi scemare rapidamente. Un intervento delicatissimo, quindi, ma risolutivo.

“Alle 8.00 Federico è entrato in sala – spiega papà Fabio – Il dottor Luigi Ambrosoli, direttore dell’Anestesia e Rianimazione pediatrica, ci aveva spiegato però che, prima dell’inizio vero e proprio dell’intervento, ci sarebbe stata una fase preparatoria. Il dottor Gentilino, infatti, è passato ad avvisarci quando è entrato in sala. A quel punto è iniziata la vera attesa, che a noi è parsa infinita. Poi la porta del blocco operatorio si è aperta ed è comparso il dottor Gentilino con il suo secondo, il dottor Farris. Prima ancora che aprisse bocca, il suo viso mi ha detto tutto: sorrideva soddisfatto. L’abbiamo abbracciato, ci siamo abbracciati, ho sentito solo che diceva che avrebbe voluto che tutti i suoi interventi futuri andassero nello stesso modo. Siamo rinati!”.

Federico, infatti, è stato un vero supereroe: l’intervento si è svolto senza complicazioni e lui ha dimostrato tutta la sua forza.

“Poco dopo ci hanno portati da nostro figlio: si stava risvegliando in quel momento. Non è neppure andato in Terapia Intensiva, ma ha potuto tornare subito nella sua amata stanza dei pirati.

Questo è potuto avvenire grazie all’ottimo lavoro degli anestesisti, che hanno risvegliato il bambino in sala operatoria e hanno investito tutte le loro competenze per ridurre al minimo il dolore post-operatorio, ad esempio eseguendo dei blocchi analgesici periferici, e favorire così una ripresa rapida.

E la ripresa è stata così rapida che solo due giorni dopo Federico è stato dimesso. “Mi sono ritrovato a passeggiare con lui nei giardini pubblici di Varese con la sensazione di aver preso uno schiaffo – racconta ancora Fabio – tre giorni prima ero in preda all’angoscia mentre lui era in sala operatoria, e ora ero lì che passeggiavo con lui, sorridente e finalmente fuori pericolo. Non saremo mai abbastanza grati all’Ospedale Del Ponte di Varese!”.

“La doppia malformazione polmonare e vascolare di cui era affetto Federico è estremamente rara e non esistono centri con una casistica importante di questi interventi – spiega il dottor Valerio Gentilino – Ciononostante, le competenze acquisite nella gestione chirurgica mini invasiva delle malformazioni polmonari congenite trattate dalla mia équipe al Del Ponte ci hanno permesso di affrontare l’intervento  con la giusta consapevolezza dei rischi e delle nostre capacità. Sono interventi delicatissimi, che presuppongono un ottimo gioco di squadra: per la buona riuscita è indispensabile che le tante figure coinvolte siano perfettamente allineate. E a Varese questo succede. Se poi il paziente è un campione come Federico, allora è tutto più facile!”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Febbraio 2020
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