Dentro le case di chi riceve aiuti alimentari: “Lo Stato non c’è ma ci sono questi ragazzi”

Due musicisti, una mamma disoccupata con due figli da sfamare, una famiglia di sei persone col papà disoccupato da dicembre. Tre storie tra le 42 realtà aiutate dai giovani di "Busto Arsizio Aiuta"

busto arsizio aiuta spesa emergenza coronavirus

Nella crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19, sono quarantadue le famiglie aiutate dai volontari di Busto Arsizio Aiuta e 200 le spese che sono state recapitate agli indirizzi di che ha bisogno. Si tratta di un pacco spesa settimanale che ha assicurato a queste persone un piatto caldo in tavola, ma anche serenità e nuovi volti amici. Sono nuclei in cui principalmente manca il mezzo per sopravvivere e non dover chiedere aiuti a nessuno: il lavoro. Alcuni hanno perso il posto a causa del Covid-19, altri prima ancora dell’emergenza, mentre altri ancora non possono lavorare per qualche infermità.

Abbiamo conosciuto più da vicino alcune di queste famiglie attraverso il racconto di donne, mamme, mogli in difficoltà e con la necessità di una mano per poter adempiere a tutti i pagamenti ordinari che ogni famiglia si trova a fronteggiare.

Sonia, mamma di due bambini, senza lavoro e senza alcun aiuto dallo Stato, riceve la spesa dai volontari di Busto Arsizio Aiuta ogni venerdì e ci racconta di essere felice quel giorno della settimana quando riceve la chiamata di Camilla o di Vanessa, volontarie BAA: «Tramite un prezioso contatto sono riuscita a ricevere questo aiuto e sono troppo contenta di vedere, ogni settimana, arrivare qualche nuovo ragazzo sotto casa per portarmi la spesa». E prosegue:«Tutti ti vogliono aiutare, ma poi sono loro che concretamente mi aiutano chiamandomi e portandomi quello che serve fuori dalla porta. Ora mi portano specialmente la frutta e la verdura perché col caldo è quello che mangiamo di più, mentre l’8 maggio, mi hanno portato una torta e i fiori così che ho potuto festeggiare la festa della mamma coi miei figli. Sono bravi ragazzi – conclude Sonia ricordando i loro nomi – Camilla, Carlotta, Vanessa, Francesco, Marco e tutti gli altri che di settimana in settimana sto conoscendo; sono i miei angeli».

Anche Alessia ha chiesto aiuto ai ragazzi del BAA. La sua famiglia è un nucleo di sei persone e per problemi di salute non può lavorare. Lei, suo marito e i quattro figli ricevono l’aiuto da circa un mese, ogni sabato: «È un piccolo aiuto per sei persone, ma è fatto col cuore e porta gioia. I volontari sono dei bravi ragazzi, per la festa della mamma mi hanno portato anche i fiori» ha ricordato Alessia. «Con una briciola si va avanti, con niente non si va da nessuna parte» ha concluso sottolineando la precarietà della sua situazione economica: «Mio marito ha perso il lavoro e non ha ricevuto alcun aiuto dallo Stato, perché non l’ha perso durante la pandemia, ma già a dicembre. Sarebbe disponibile come muratore, imbianchino, giardiniere e tuttofare purché si possa tornare ad essere indipendenti».

I giovani volontari del BAA bussano ogni settimana anche alla porta di Anna. Lei, insieme al compagno e alla suocera, riceve la spesa ogni martedì perché «l’unico reddito è quello di mia suocera che percepisce la pensione» ci ha raccontato. Sono musicisti: «Già precedentemente al Covid-19 la nostra arte non offriva certezze quindi ai concerti univamo lavoretti vari come il baby-sitting e così vivevamo in maniera dignitosa. Con la pandemia e l’impossibilità di lavorare, non avendo ricevuto aiuti dallo Stato in quanto siamo artisti, siamo passati dal condurre una vita tutto sommato serena a fronteggiare un’instabilità economica con soli 600 euro al mese» ha raccontato Anna che solo dopo una grande indecisione, insieme alla famiglia, ha deciso di chiedere aiuto a questi ragazzi: «L’indecisione veniva dal pensiero che “c’è qualcuno messo peggio di me” e quindi avevo il timore di togliere la spesa a qualcun altro, ma poi abbiamo scelto di essere un po’ egoisti e ammettere che anche noi abbiamo davvero bisogno di un aiuto».

«L’incontro con i ragazzi del BAA è stato molto bello perché nella situazione precaria comprendi di essere comunque parte di una comunità solidale e stai meglio a partire dal punto di vista psicologico. Non è solo l’aiuto materiale, ma è anche la cura che i volontari mettono nell’offrirti ciò che può servire davvero. Sono rimasta colpita in maniera positiva da questa esperienza, in tutta questa situazione di tragicità questa è una cosa bella da raccontare in un futuro. L’attività di questi giovani è ammirevole e confortante; dà la speranza di un futuro migliore» ha concluso Anna.

di
Pubblicato il 21 Maggio 2020
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.