Il mostro di Loch Ness e i nostri laghi

Le interviste dei sindaci di Lugano e Varese, Marco Borradori e Davide Galimberti aprono alcune riflessioni sulle relazioni e le opportunità di collaborazione tra i nostri territori e Milano

Lago Ceresio Como e Varese

Nel giro di pochi giorni i sindaci di Lugano e Varese sono apparsi sul nostro giornale e sul Corriere del Ticino. La cosa curiosa è che ci siamo incrociati senza aver concordato in alcun modo le due interviste. Marco Borradori e Davide Galimberti parlano della relazione tra i territori e del ruolo di questi rispetto a Milano.

Non sono argomenti nuovi. Venticinque anni fa, sotto la spinta delle prime amministrazioni della Lega, venne istituita la Regio Insubrica. Una bella intuizione per valorizzare le relazioni transfrontaliere. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e tante cose sono cambiate, ma quell’organismo è rimasto soprattutto un elemento di incontro istituzionale.

Il tema della cooperazione e delle opportunità reciproche non è affatto superato. Ci sono tante ragioni che richiederebbero maggiori progettualità e visioni allargate a tutta l’area Insubrica. Basterebbe pensare all’economia e al lavoro. Oggi il Canton Ticino è la più grande “azienda” per tutte le provincie confinanti. Ogni giorno oltre 70mila persone entrano a lavorare in quel territorio. Numeri imponenti e che sostengono le reciproche comunità e in parte economie. Argomento complesso e scomodo, come dice Borradori, ma non si può nascondere che la questione è molto delicata.

Guardando alle opportunità di una collaborazione si potrebbe partire da tre elementi: i treni, i laghi e le università. Ovvero le infrastrutture, l’ambiente con il paesaggio e il turismo e per finire la formazione e l’innovazione.

Tutto il comprensorio insubrico ha una condizione unica e in questi decenni le cose sono andate migliorando anno dopo anno. È un’area molto ricca con infrastrutture di buon livello, per quanto in tanti si lamentino e continuino a raccontare la realtà come fossimo 30 anni fa.

Varese, Como e Lugano sono collegate da una linea ferroviaria efficiente e comoda che raggiunge anche Malpensa. Dal nostro capoluogo in 40 minuti si raggiungono in treno le altre città. Oltre a queste, pensando al turismo si arriva anche a Laveno Mombello e a Porto Ceresio, dove la rete della navigazione permette di muoversi verso il Piemonte e altre località lacustri.

Ha molte ragioni il sindaco Borradori quando dice che dalla mobilità è sempre partita la scintilla del cambiamento. Oggi basterebbe guardare la mappa dei servizi di Trenord e del Tilo per capire cosa sia cambiato in questi anni. Tra due settimane verrà inaugurata la galleria del Ceneri che completa il progetto dell’Alp transit, ovvero l’alta velocità tra Lugano e Zurigo, un corridoio per l’Europa centrale. È vero che manca, ed è un rammarico, il tratto che prosegua verso sud, ma intanto dalla cittadina ticinese si arriverà nel maggior centro elvetico in poco più di due ore. Che significa che da Varese a Zurigo si impiegherà poco più di tre ore. Banale dire che varrà anche in direzione opposta.

I nostri territori sono uniti da paesaggi simili e importanti. I laghi, le prealpi e l’accenno di aree alpine sono scenari unici. Si pensi al Verbano, uno dei bacini più grandi che si divide tra due regioni, tre provincie e il Canton Ticino. Scenari incantevoli, più o meno come quelli che si possono scoprire nel Ceresio, tutto in Lombardia, con due province (Como e Varese) e sempre il Ticino. Per non dire del lago di Como con le sue montagne a strapiombo.

Questo solo guardando alla natura e al paesaggio. Se guardiamo alla cultura scopriremmo che queste terre sono state teatro ad altissimo livello ci ogni arte. Sempre Borradori nell’intervista parlava di una sua citazione: “Nessuno è un’isola”. Niente di più vero quando guardiamo ai nostri territori. E invece non ce ne rendiamo conto. È l’insieme che rende straordinaria questa area. Con le proprie tradizioni e particolarità, ma in un contesto che le accomuna.

Il turismo potrebbe attrarre una ben diversa ricchezza se ci fosse un reale sistema che supera i confini. E invece come funziona? Che dodici anni fa vennero fatti i mondiali di ciclismo a Varese e l’anno dopo a Mendrisio. Le due organizzazioni sapevano bene della straordinarietà di questa coincidenza, ma le istituzioni e i privati non fecero niente per fare un sistema. Ognuno andò per proprio conto perdendo una gigantesca occasione di promozione e valorizzazione reciproca.

Dobbiamo guardare avanti e in una possibile progettualità c’è un altro potente asso nelle maniche: le università e centri di formazione e ricerca. Non esiste un altro territorio così ricco. Mettendo al centro Varese, solo per l’equidistanza, e tirando un raggio di 30 chilometri, da nord abbiamo: l’Usi, la Supsi, la Franklin University, l’Accademia di Mendrisio, l’Insubria e la Liuc. Sei atenei, decine di corsi di laurea, oltre 24mila studenti iscritti, migliaia di docenti e una infinità di proposte educative e formative. A queste si aggiungono le tante proposte di Its e di centri di ricerca di grande eccellenza.

Un quadro formativo di livello internazionale che copre tantissimi campi, dal medicale all’informatica passando dall’economia, alle scienze, alla comunicazione, al turismo. Un tessuto economico incredibile che fa di questa area una delle più importanti in tutta Europa per il manifatturiero, ma anche specializzazioni in diversi settori.

Bene. Dovremmo essere orgogliosi, ma pensate esista un sistema? No. Non esiste. Non c’è un solo luogo dove possiate trovare informazioni condivise. Basterebbe una carta dei servizi condivisa dove un potenziale studente possa sapere che esiste uno spazio territoriale dove a 40 minuti uno dall’altro esistono opportunità diverse. Questo non lede l’autonomia degli atenei, tanto meno quella della didattica. Anzi… potrebbe accrescere i numeri e le esperienze.

Una carta dei servizi che permetta di conoscere dove vivere, quali spazi esistano per lo studio, quali attività extra scolastiche utili ci siano e tanto altro. Si potrebbe compilare un lungo elenco. Poi gli atenei potrebbero promuovere l’accesso condividendo strategie in cui ognuno poi se la giochi, ma in un quadro che tenga insieme tutti i pezzi.

Una strategia che parta anche solo da questi tre elementi permetterebbe di avere una diversa relazione con Milano. Perché il tema non è fare la conta degli abitanti, ma strutturare le opportunità. A quel punto l’area metropolitana e quella insubrica avrebbero solo vantaggi nello stringere una relazione paritetica. Senza quella condizione ognuno non sarà solo un’isola, ma rischierà di diventare “la periferia dell’impero”.

È il mondo dei sogni? Può darsi, ma noi non abbiamo bisogno del mostro di  Loch Ness per attirare le persone sui nostri territori. Il mondo cambia e se non si sviluppano nuove strategie diventerà sempre più difficile competere e valorizzare le tante e straordinarie belle e opportunità che abbiamo.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Agosto 2020
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