“Il Covid esclude il gioco dalle pediatrie: dimenticate le esigenze dei bambini”

A causa dell'emergenza sanitaria, negli ospedali non si entra se non in caso di assoluta necessità. Nelle pediatrie, quindi, le sale gioco sono chiuse o funzionano in modo ridotto. Le richieste di Emanuela Crivellaro, presidente della Fondazione Il Ponte del Sorriso

Dieci anni di Ponte del sorriso

Gli ospedali sono di fatto chiusi al pubblico esterno dalla metà di aprile. Le criticità maggiori sono state superate ma, per questi presidi, restano dei vincoli rigidi che interessano sia i visitatori sia i volontari che svolgono attività di supporto al lavoro clinico. Tra questi, gli animatori che quotidianamente vivevano nella sala giochi delle pediatrie, a Varese, come a Busto Arsizio, Cittiglio, Tradate o Gallarate. Nessuno può entrare e per i bambini il momento di gioco dalla valenza terapeutica resta escluso. Nella sala giochi dell’ospedale Del Ponte sono contingentati gli ingressi mentre in quella di Tradate sono ormai vietati.

La riflessione di Emanuela Crivellaro che da oltre 25 anni sostiene  l’importanza del gioco per i bambini ricoverati: 

«La situazione sanitaria legata al COVID e le restrizioni alle quali bisogna sottostare per proteggersi ha creato e crea non pochi problemi di adeguamento sociale. A farne le spese soprattutto bambini e adolescenti che si vedono privati di momenti di vita importanti per la loro crescita e il loro sviluppo. E i bambini e gli adolescenti che necessitano di ricovero in ospedale sono ancora più penalizzati. 

Non è più possibile, infatti, realizzare le attività ludiche e di accoglienza come prima del COVID, le sale gioco hanno perso la loro funzione socializzante, addirittura nella Pediatria di Tradate per carenza di spazi legata ai nuovi percorsi, la sala giochi non c’è più.

Niente pet therapy, niente magia, spettacoli, musico-terapia, niente laboratori creativi di gruppo! Le famiglie devono rimanere in camera e non è affatto facile per i genitori gestire la situazione. Il bambino, oltre alla malattia, già difficile per lui da comprendere e accettare, deve far fronte anche al disagio di non poter contare sulla quotidianità, fatta di giochi e attività tipiche della sua età, che lo aiutino a ritrovare la necessaria ed indispensabile serenità per affrontare il ricovero. E’ di questi giorni la notizia che neanche la scuola in ospedale ripartirà, l’elemento che rappresenta il messaggio che vale la pena di investire sul futuro, nonostante la malattia. 

Vengono così a mancare i punti di riferimento che ogni bambino e adolescente dovrebbe trovare in reparto, tutto ciò che tanta letteratura e ricerca scientifica hanno dimostrato essere fondamentale per prevenire traumi profondi nei bambini, tutto ciò che porta con sè la speranza della guarigione. Tutto ciò per cui Il Ponte del Sorriso ha combattuto tanti anni con lo scopo di costruire reparti a misura di bambino.

Questo momento storico ha cambiato e modificato molte realtà. Il Ponte del Sorriso c’è ( attraverso le sei educatrici a cui è permesso entrare nelle pediatrie del territorio) e sicuramente non perde l’entusiasmo, cerca di trovare nuove idee, di riuscire ad organizzarsi al meglio per far vivere al bambino il ricovero ospedaliero il meno traumatico possibile, ma le esigenze dei bambini in ospedale rischiano di essere dimenticate».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Settembre 2020
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