La Quiete potrebbe riaprire per l’emergenza Covid

Sopralluogo da parte dei tecnici dell'azienda ospedaliera per verificare le condizioni delle due palazzine chiuse dal 2017. Il giudice fallimentare è d'accordo a un eventuale uso in questa fase critica

La casa di cura la Quiete potrebbe riaprire per l’esigenza sanitaria. Il Sindaco ha firmato un’istanza indirizzata al curatore fallimentare perché l’ex clinica possa tornare, temporaneamente, ad offrire assistenza di tipo medico.

La richiesta è stata accolta dal giudice e nei giorni scorsi, i tecnici dell’Asst Sette Laghi insieme ai rappresentanti della Protezione civile hanno visitato le due palazzine per rendersi conto delle condizioni e delle reali potenzialità di un luogo nel centro cittadino a poca distanza dal principale ospedale Covid del territorio.

Sono stati visitati i piani, controllate le sale e i locali della logistica per capire quali interventi siano necessari a ripristinare l’attività.

È stata fatta una valutazione per avviare un punto tamponi in modalità “drive trough” o pedonale che richiederebbe il coinvolgimento del piano terreno dell’ex casa di cura. Più complesso sembrerebbe riattivare i piani di degenza ma le valutazioni vanno di pari passo con l’evoluzione della crisi sanitaria in atto.
Le difficoltà principali sono collegate al ripristino delle condizioni di utilizzo a iniziare dalle utenze per riscaldare e illuminare tutti gli ambienti.

Secondo il Sindaco Davide Galimberti la struttura potrebbe giocare un ruolo fondamentale per accogliere chi non può isolarsi nella propria abitazione ( degenza di sorveglianza) o per chi è in convalescenza e non può rientrare al proprio domicilio.

I tecnici hanno analizzato tutti i dettagli, verificato la possibilità di separare i percorsi “sporco” e “pulito” .

Ora si attendono le valutazioni finali. Tra i problemi maggiori c’è anche il problema del personale a cui affidare la struttura. L’emergenza sanitaria ha tra i suoi punti più critici soprattutto la mancanza di figure sanitarie, medici e infermieri e operatori socio sanitari.

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Pubblicato il 31 Ottobre 2020
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